La rete occidentale Stay-Behind era composta dai 16 paesi della NATO più quattro paesi europei neutrali. Gli americani fin dai tempi dello sbarco in Sicilia si posero il problema del dopo, ben sapendo che si sarebbero dovuti fare i conti con la questione sovietica, comunista. Se sul campo di battaglia combatterono contro i nazifascisti, subito dopo la fine della guerra, molti nazifascisti vennero reclutati, furono un riferimento importante per gli "alleati" per debellare il comunismo. La rete stay-behind in Italia sarebbe nata ufficialmente nel 1956 con il nome di GLADIO e se ne parlò pubblicamente solo negli anni '90, anche se della anticipazioni vennero fatte indirettamente sull'esistenza di questa organizzazione da parte di Vinciguerra, reo confesso della strage di Peteano.
Eppure di questa organizzazione se ne parlava già pubblicamente sulla stampa nel 1978, ad esempio sul New York Times. Articolo dedicato alla vita delle spie e nel caso in questione si scriveva sul direttore della CIA William Colby, che dal 1973 al 1976 fu direttore della più importante organizzazione di intelligence americana. Nell'articolo in questione si legge che aveva organizzato negli anni '50 in Scandinavia per contrastare l'Unione Sovietica la rete stay-behind. E qualche anno dopo, in Italia, ha orchestrato invece il supporto della CIA per aiutare la DC a combattere l'avanzata dei comunisti in Italia ed evitare che potessero prendere il governo. D'altronde è risaputo che gli americani erano pronti a sostenere un colpo di Stato in Italia nel caso di vittoria dei comunisti alle elezioni. La cosa interessante di questo articolo tratto dall'archivio della CIA è che è una delle prime volte che si parla pubblicamente della rete stay behind e che si ponevano già degli indizi sulla possibile esistenza di questa rete anche in Italia, una decina d'anni prima della rivelazione della rete GLADIO.
mb
FONTE: http://xcolpevolex.blogspot.com/2023/03/in-un-articolo-del-new-york-times-del.html
https://www.agoravox.it/Dieci-anni-prima-della-rivelazione.html
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