Martedì 21 marzo l’esercito americano ha inaugurato la sua prima base permanente in Polonia. La struttura, ufficialmente chiamata Us Army Garrison Poland, è situata nella città di Poznan e fungerà da quartier generale del comando avanzato del V corpo d’armata dell’esercito americano. Per il momento il quartier generale Usa in Polonia vede la presenza di 13 militari e 140 civili, ma molto probabilmente il numero di soldati stanziati in modo permanente a Poznan aumenterà, e in prospettiva anche altrove, per tenere fede alla promessa del presidente Joe Biden fatta al vertice Nato di Madrid dello scorso giugno.
In quella occasione, infatti, Biden aveva affermato che “gli Stati Uniti rafforzeranno la loro posizione di forza in Europa per rispondere al cambiamento del contesto di sicurezza, oltre a rafforzare la sicurezza collettiva”. L’annuncio del presidente era giunto sulla scia dell’arrivo in Europa di 20 mila militari statunitensi che hanno portato il numero complessivo di truppe Usa presenti nel Vecchio Continente a più di 100 mila soldati, molti dei quali schierati lungo il fronte orientale dell’Alleanza Atlantica. In particolare, il presidente degli Stati Uniti aveva preannunciato che “in Polonia, stabiliremo un quartier generale permanente del V corpo d’armata degli Stati Uniti e rafforzeremo l’interoperabilità della Nato lungo l’intero fianco orientale”.
La base di Poznan dell’esercito statunitense sarà quindi posto di comando avanzato, un quartier generale della guarnigione, e avrà la struttura di un battaglione di supporto, con lo scopo di migliorare le capacità di comando e controllo, l’interoperabilità e la gestione delle attrezzature preposizionate.
Perché la Polonia
La Polonia è, da tempo, tra i più fedeli alleati degli Stati Uniti in Europa e la sua politica ha agevolato molte delle mosse dell’Alleanza. Gli Stati Uniti nel Paese manterranno anche la presenza di forze secondo un meccanismo rotazionale, tra cui un reparto di una brigata corazzata ed elementi dell’aviazione. In questo modo gli Usa avranno modo di schierare più rapidamente le proprie unità lungo tutto il fianco orientale.
I governi polacchi hanno spinto a lungo per avere una maggiore presenza statunitense nel Paese: durante l’amministrazione Trump, ad esempio, in occasione della crisi tra Stati Uniti e Germania che aveva portato la Casa Bianca a minacciare il ritiro di 12mila soldati dal suolo tedesco, Varsavia si era prontamente offerta per ospitarli e aveva avviato negoziati con Washington in tal senso. Allora l’accordo parlava del già citato comando di Poznan (che però avrebbe dovuto essere un quartier generale di divisione), e di un centro di addestramento a Drawsko Pomorskie, già sede di esercitazioni Nato multinazionali. Si parlava anche di un hub logistico dell’aeronautica militare, un quartier generale per una brigata (a rotazione) dell’aviazione, due strutture per operazioni speciali e un’altra base vicino al confine tedesco che avrebbe ospitato un reparto di una brigata corazzata.
Possiamo quindi vedere che, sostanzialmente, gran parte di quell’accordo risalente alla presidenza Trump è stato rispettato e messo in atto. Ancora prima, nel 2018, la Polonia aveva ventilato la possibilità di stanziare ben 2 miliardi di dollari per avere basi statunitensi permanenti sul proprio territorio anche al di fuori dell’ambito dell’Alleanza Atlantica, quindi via accordi strettamente bilaterali tra i due Paesi. Dopodiché, quell’accordo che avrebbe portato ad almeno una nuova base che avrebbe preso il nome di “Fort Trump”, è stato messo nel cassetto dagli Usa per questioni legate al posizionamento delle installazioni, che Washington voleva più a occidente rispetto alla proposta polacca.
Il messaggio alla Russia
Oggi quindi vediamo l’infrangersi definitivo di quel “accordo tra gentiluomini” tra Usa e Urss alla dissoluzione di quest’ultima che avrebbe stabilito il non posizionamento di basi statunitensi permanenti negli ex Paesi del Patto di Varsavia. Inoltre è stata infranta anche la base giuridica del Nato-Russia Act del 1997, un accordo inteso ad allentare le tensioni e rafforzare la cooperazione tra gli ex rivali della Guerra Fredda, che del resto si può considerare ormai carta straccia da quando Mosca ha deciso di invadere l’Ucraina.
Del resto il detto “pacta sunt servanda” è valido solo fintanto che una delle due parti dimostra di attenersi agli accordi presi, e il Cremlino attaccando l’Ucraina a febbraio del 2022 ha rotto definitivamente un equilibrio già messo in crisi dalla destabilizzazione del Donbass e dall’annessione della Crimea alla Federazione nel 2014.
Mosca ha sempre avuto la possibilità di scegliere il modo di risolvere certe controversie internazionali, anche in considerazione dell’avvicinamento, più o meno lecito, di Kiev nell’orbita occidentale precedente ai fatti in Crimea e Donbass.
Soprattutto Mosca non ha mai saputo offrire un’alternativa accattivante al passaggio al lato occidentale, avendo dimostrato precedentemente (in Georgia nel 2008, ad esempio) di preferire utilizzare la coercizione al soft power, che del resto – se escludiamo l’ambito energetico e quello degli armamenti – non è mai stato sviluppato in modo da avere capacità di attrattiva.
L’entusiasmo di Varsavia
Tornando alla base Usa di Poznan, il governo polacco festeggia: Mariusz Blaszczak, ministro della Difesa polacco, durante la cerimonia ufficiale di apertura ha affermato che “questo è un evento importante sia nella storia della Polonia che nella storia delle relazioni polacco-americane”. Gli ha fatto eco Mark Brzezinski, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Polonia, che ha affermato che la presenza dell’esercito americano in Polonia crea una sicurezza duratura per la Polonia. “È un segno che resteremo qui, che gli Stati Uniti sono impegnati con la Polonia e la Nato e che siamo uniti di fronte all’aggressione russa”, ha aggiunto Brzezinski.
Cosa aspettarsi ora? Mosca rafforzerà la sua presenza militare lungo i suoi confini occidentali – cosa che sta già iniziando a fare – e la sua propaganda, rivolta sia internamente sia esternamente verso l’opinione pubblica europea, che narra dell’accerchiamento da parte della Nato, avrà una freccia in più al suo arco. Dal punto di vista degli equilibri interni all’Alleanza, come già detto, la Polonia avrà più peso decisionale col rischio che i Paesi mediterranei (tra cui l’Italia) vedano essere essa in secondo piano l’esigenza di prestare maggiore attenzione al Fronte Sud della Nato, che risulta essere, secondo chi scrive, ben più minaccioso di quello orientale.
FONTE: https://it.insideover.com/difesa/gli-usa-inaugurano-la-loro-prima-base-permanente-in-polonia.html
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