Fumata bianca per la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita. Dopo un lungo e difficoltoso negoziato, portato avanti nell’ombra grazie alla silenziosa ma decisiva regia della Cina, i due Paesi hanno concordato di riavviare il dialogo e aprire le rispettive ambasciate entro due mesi.
Per Pechino, apparentemente sempre più a suo agio nella regione, si tratta di un grande successo diplomatico, il secondo dopo le intese, commerciali, energetiche e politiche, conseguite a livello bilaterale proprio con l’Arabia Saudita nell’ambito dell’incontro a Ryadh, avvenuto lo scorso dicembre, tra Xi Jinping e il principe saudita Mohammed bin Salman.
Secondo l’emittente Al Jazeera le basi del riavvicinamento sono state gettate dopo i colloqui tenuti nella capitale cinese, Pechino. Ricordiamo che Iran e Arabia Saudita non avevano rapporti diplomatici dall’inizio del 2016. A scatenare la crisi fu l’esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr, giustiziato nel regno del Golfo insieme ad altre 46 persone. In tutta risposta, l’ambasciata saudita a Teheran venne presa d’assalto da una flotta inferocita. Oggi quelle tensioni sembrano soltanto vecchie ruggini.
L’accordo fra Iran e Arabia Saudita
“A seguito dei colloqui, l’Iran e l’Arabia Saudita hanno concordato di riprendere le relazioni diplomatiche e riaprire le ambasciate (…) entro due mesi“, si legge sull’agenzia di stampa iraniana Irn.
Nel frattempo l’agenzia di stampa Nour News, collegata al Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell’Iran, ha pubblicato foto e video dell’incontro avvenuto in Cina: le immagini mostrano Ali Shamkhani, il segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell’Iran, insieme, tra gli altri, al massimo funzionario della diplomazia cinese, l’ex ministro degli Esteri Wang Yi.
“Dopo aver attuato la decisione, i ministri degli Esteri di entrambe le nazioni si incontreranno per preparare lo scambio degli ambasciatori”, riferisce da parte sua la tv di Stato iraniana.
L’agenzia di stampa ufficiale saudita Spa ha pubblicato una dichiarazione congiunta di Riad e Teheran, in cui si afferma che i due Paesi hanno concordato di rispettare la sovranità statale e di non interferire negli affari interni l’uno dell’altro. La dichiarazione, infine, afferma anche che entrambe le nazioni hanno concordato di attivare un accordo di cooperazione per la sicurezza firmato nel 2001.
L’Arabia Saudita ha inoltre sottolineato il ruolo del leader cinese Xi Jinping nell’ospitare e sponsorizzare i colloqui tra il Regno Saudita e l’Iran, un processo che Riyadh ha descritto decisivo per “realizzare il desiderio condiviso di risolvere i disaccordi tra le parti attraverso il dialogo e la diplomazia”.
Il ruolo della Cina
Il prossimo passo, si precisa nella dichiarazione congiunta diffusa, sarà una riunione dei ministri degli Esteri dei due Paesi, che dovranno adottare le disposizioni necessarie per lo scambio degli ambasciatori.
Sottolineando il rispetto per la sovranità reciproca e la non interferenza negli affari interni reciproci, i due Paesi hanno anche concordato di riprendere, come detto, l’attuazione dell’accordo di cooperazione in materia di sicurezza firmato il 1 aprile 2001 e dell’accordo di cooperazione generale firmato il 27 maggio 1998.
La Cina, che il mese scorso ha ospitato il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi, è uno dei principali acquirenti di petrolio saudita. Xi Jinping, che ha appena ottenuto un terzo mandato quinquennale come presidente del Paese, ha visitato Riyadh a dicembre per partecipare agli incontri con le nazioni arabe del Golfo, ricche di petrolio e cruciali per le forniture energetiche della Cina.
Non è chiaro, tuttavia, cosa questo significhi per gli Stati Uniti. Sebbene a lungo visti come garanzia della sicurezza energetica del Medio Oriente, ha sottolineato il Washington Post, i leader regionali mediorientali sono diventati sempre più diffidenti delle intenzioni di Washington dopo il suo caotico ritiro del 2021 dall’Afghanistan. In tutto questo, la Cina potrebbe riempire il vuoto lasciato dagli Usa.
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