“Non facciamo di Alfredo Cospito un nuovo caso Bobby Sands“. O anche: “Non facciamo diventare Cospito il Bobby Sands italiano”. In questi giorni, mentre le condizioni di salute dell’anarchico Alfredo Cospito diventano sempre più preoccupanti dopo più di 100 giorni di sciopero della fame, questo appello si è sentito da più parti. L’ultimo ad aver messo nero su bianco un appello per salvare la vita di Cospito è il medico e pischiatra Vito Totire, che da Bologna ha scritto una lettera al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi proprio invocando il paragone con l’irlandese Bobby Sands, che morì in carcere (nel 1981) proprio a causa di uno sciopero della fame. Ma chi era Bobby Sands? Perchè è morto? E come mai il suo nome viene accostato a quello di Cospito?
CHI ERA BOBBY SANDS
Partiamo dalla fine: Bobby Sands morì a 27 anni nel carcere di Maze il 5 maggio 1981. Il carcere di Maze era un carcere di massima sicurezza che si trovava a Long Kesh, alle porte di Belfast, nell’Irlanda del Nord: lì venivano rinchiusi i militanti dell’Ira, l’organizzazione militare che combatteva per l’indipendenza dell’Irlanda dal Regno Unito. Per la forma dell’edificio, questo carcere venne denominato ‘braccio H’. Bobby Sands era appunto un attivista e leader dell’Ira (lo era da quando aveva 17 anni) e morì mentre si trovava nel carcere di Maze il 5 maggio 1981: quel giorno sarebbe stato il 67esimo giorno di sciopero della fame, che stava portando avanti per protestare contro le dure condizioni detentive a cui era sottoposto. La sua protesta era cominciata a fronte della decisione di far decadere il regime di detenzione ‘speciale’ previsto dalla legge per i detenuti per cause politiche: un regime di carcere particolare, denominato ‘Scs’ ovvero ‘Special Category Status’ era stato introdotto nel 1972 per tutti coloro che venivano arrestati e poi detenuti per azioni e reati legati al movimento separatista dell’Irlanda del Nord. Nel 1976, però, Londra prese la decisione di abolirlo (al governo c’era Margaret Thatcher), proprio per criminalizzare ancora maggiormente il movimento separatista. E quindi, venendo meno questo status speciale, i detenuti politici venivano trattati alla stregua di tutti gli altri.
LA PROTESTA DEI DETENUTI POLITICI DEL 1981
Contro questa ‘novità’, nel 1981 alcuni detenuti ‘politici’ rinchiusi a Maze cominciarono una serie di digiuni per protestare. Cosa chiedevano? Il diritto di indossare i propri vestiti e non la divisa carceraria; il diritto di non svolgere il lavoro carcerario; il diritto alla libera associazione con gli altri detenuti durante le ore d’aria; il diritto di avere reintegrata la remissione di metà della pena, diritto che avevano perduto in conseguenza delle proteste; il diritto di ricevere pacchi settimanali, posta e di poter usufruire di attività ricreative. Bobby Sands fu il primo a iniziare lo sciopero della fame, il primo marzo 1981. A lui, nei giorni successivi, si aggiunsero altri detenuti in sciopero della fame.
LA MORTE DOPO 66 GIORNI E L’ICONA DI SANDS NEL MONDO
Il digiuno proseguì per 66 giorni (durante i quali rifiutò cibo e cure mediche) e alla fine, nel 67esimo giorno, Bobby Sands si spense. Nel carcere di Maze, oltre a lui, erano detenuti anche altri appartenenti al movimento separatista. La sua non fu nemmeno l’unica morte, ma fu la prima e la più eclatante. Ci furono proteste in tutte le piazze del mondo, a Belfast per il suo corteo funebre si riversarono più di centomila persone. Sands divenne un’icona della lotta di liberazione irlandese e un ‘martire’ agli occhi di mezzo mondo. La sua figura è stata mitizzata come simbolo della lotta ‘politica’. La protesta dei detenuti di Maze proseguì fino ad ottobre. Margaret Thatcher sminuì il valore della loro protesta, ma in realtà la causa dei separatisti acquistò molta forza e il partito legato all’Ira divenne ben presto il primo dell’Irlanda del Nord.
L’APPELLO DI VITO TOTIRE: “SOSPENDERE IL 41 BIS SAREBBE COERENTE CON LA COSTITUZIONE”
Nei giorni scorsi, da Bologna, il medico e psichiatra Vito Totire, attivista e portavoce del Circolo “Chico” Mendes (Rete europea per l’ecologia sociale), ha scritto questo in una lettera indirizzata al ministro Piantedosi, che lui conobbe nei tanti anni in cui Piantedosi è stato in servizio a Bologna. Il succo della lettera, di fatto, è che la sospensione del 41 bis per Alfredo Cospito “sarebbe un atto coerente con la Costituzione e alimenterebbe la nonviolenza, non il contrario”. E che alla maggior parte degli italiani non importa nulla del “braccio di ferro” con gli anarchici, vogliono solo evitare una morte che peserebbe su tutta la comunità.
Ecco la lettera di Totire: “Signor ministro, la mia percezione di lei come persona incline al dialogo mi induce a suggerirle che lei è in errore (e con lei altri esponenti del Governo) se dovesse ritenere che la ‘questione Cospito’ sia questione che riguarda soltanto Governo, Stato, Istituzioni e anarchici (o una parte dell’area anarchica); viceversa la ‘questione Cospito’ cioè, brutalmente, il fatto che Alfredo Cospito non diventi il ‘Bobby Sands italiano’, riguarda Governo, Stato, Istituzioni ma riguarda assolutamente tutti i cittadini italiani che scongiurano un epilogo mortifero della vicenda“. E siccome, prosegue, “la vera aspettativa della stragrande maggioranza dei cittadini è evitare un lutto che peserebbe su tutta la comunità”, la sospensione del 41 bis per Alfredo Cospito “sarebbe un atto coerente con la Costituzione e alimenterebbe la nonviolenza, non il contrario”.
“NON SERVONO TSO O ALIMENTAZIONE FORZATA, VA TOLTO IL 41 BIS”
Secondo Totire, che per anni si è occupato delle condizioni igienico-sanitarie in cui vivevano i detenuti nel carcere di Bologna, anche la scelta di trasferire Cospito a Milano Opera (proposto dal Garante nazionale= non è stata lungimirante: è una decisione “incongrua” perchè “nella condizioni cliniche note il temporeggiamento è sofferenza evitabile e ingiustificata”. Così si rischia solo, prosegue Totire, di ‘medicalizzare’ un conflitto che in verità non necessita di tso o alimentazione coatta, ma della sospensione del 41 bis e di una gestione della temporanea privazione della libertà”.
“IL BRACCIO DI FERRO CON GLI ANARCHICI AGLI ITALIANI NON INTERESSA”
Tra l’altro, aggiunge Totire, “pensare che le condotte messe in atto negli ultimi giorni da alcuni manifestanti siano state dirette da Alfredo Cospito è del tutto fuori dalla realtà; la deprivazione socio-sensoriale che egli subisce, piuttosto, sconfina palesemente nell’abuso di mezzi di correzione e nel trattamento disumano e degradante”. Cosa vogliono gli italiani? “La maggioranza dei cittadini italiani al braccio di ferro non ha mai partecipato e non intende parteciparvi in futuro“, la loro “vera aspettativa” è “evitare un lutto che peserebbe su tutta la comunità”, dice Totire. E cita appunto Bobby Sands.
(L’immagine del murale raffigurante Bobby Sands in copertina è tratta da Wikipedia)
FONTE: https://www.dire.it/01-02-2023/867603-alfredo-cospito-nuovo-caso-bobby-sands-chi-era/
TITOLO ORIGINALE: "Alfredo Cospito e il rischio di un nuovo caso Bobby Sands – Chi era il ‘martire’ irlandese"
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