Gli Stati Uniti stanno riunendo un gruppo di analisti ed esperti per monitorare le mosse della Cina, una potenza mondiale che i funzionari del Pentagono considerano la principale minaccia alla sicurezza nazionale del Paese.
John Kirchhofer, capo dello staff della Defense Intelligence Agency (DIA), ha spiegato che l’agenzia, incaricata di realizzare analisi d’intelligence militare, ha istituito un “gruppo di missione cinese”, un China Mission Group, che raggiungerà la piena capacità operativa all’inizio del prossimo anno. “È così semplice: abbiamo creato una scatola e l’abbiamo chiamata Cina. Se sei nella DIA e lavori in Cina, allora sei in quella scatola”, ha detto Kirchhofer durante un evento in diretta streaming.
Mentre la CIA si concentra sulla fornitura di informazioni di ogni tipo al presidente, la DIA è la principale fonte di informazioni straniere relative agli sforzi di combattimento. Il nuovo gruppo di missione diventerà così il deposito dell’agenzia per la conoscenza e il know-how della Cina. Detto altrimenti, significa che gli addetti ai lavori sapranno a chi rivolgersi per questioni inerenti alla competizione tra Usa e Repubblica Popolare Cinese.
La creazione di questo gruppo è l’ennesima dimostrazione che, dopo decenni di combattimenti in Medio Oriente e investimenti nell’antiterrorismo e nelle tecnologie relative a conflitti su scala ridotta, gli Stati Uniti si stanno ora concentrando sulla Cina e sull’Indo-Pacifico. Una regione che ospita alcuni dei più grandi eserciti, porti e popolazioni del mondo.
Monitorare la Cina
Non è un caso che l’annuale China Military Power Report inviato al Congresso questa settimana (analizzato qui ai raggi X) abbia rilevato che la Cina sia, ad oggi, l’unico Paese con la volontà e la capacità militare di sfidare “l’ordine mondiale” guidato dagli Stati Uniti. Negli ultimi decenni gran parte della comunità dell’intelligence si è fortemente concentrata in Europa, ma “non è necessariamente da lì che proviene una minaccia a lungo termine, anche con la Russia belligerante come lo è oggi”, ha detto Kirchhofer riferendosi indirettamente a Pechino.
Secondo quanto riferito da Defense News, la DIA prevedrebbe di spostare più risorse, tra cui persone, comunicazioni e tecnologia dell’informazione, nel teatro del Pacifico. I colloqui per estendere l’impronta dell’agenzia di intelligence militare sarebbero addirittura già in corso con le nazioni amiche. L’esercito, la marina e l’aeronautica starebbero prendendo una strada simile.
L’obiettivo Usa
Gli 007 americani faticano enormemente ad ottenere informazioni rilevanti sulle attività della Cina. Per quale motivo? Ci sono tre ragioni. La prima riguarda la solida leadership del Partito Comunista in carica, abile a non far trasparire indiscrezioni off limits. La seconda coincide con gli efficienti servizi militari cinesi, abilissimi nello sventare ogni possibile minaccia esterna (vedi il controspionaggio a Wuhan). La terza e ultima ragione chiama invece in causa lo sviluppo di tecnologie avanzate cinesi in grado di contrastare lo spionaggio di Paesi terzi. Risultato: la Repubblica Popolare è una sorta di fortezza inespugnabile, un buco nero a prova di intelligence nemica.
Un anno fa, nell’ambito della riorganizzazione interna della CIA, è stato creato il China Mission Center, formato appositamente “per affrontare la sfida globale posta dalla Repubblica popolare cinese che attraversa tutte le aree di missione dell’agenzia”. La CIA ha quindi iniziato ad utilizzare più agenti, linguisti e tecnici e più esperti in tutto il mondo per raccogliere informazioni e contrastare gli interessi della Cina. L’agenzia ha reclutato anche nuove persone che conoscono il Mandarino.
Ricordiamo che nel giugno 2021, Joe Biden ha presentato una task force “cinese” del Pentagono, guidata da Ely Ratner, assistente speciale del Segretario alla Difesa Lloyd J. Austin III, mentre ai tempi dell’amministrazione guidata da Donald Trump, gli Stati Uniti potevano contare su un’altra task force simile, annunciata dai membri del Congresso del Partito repubblicano alla Camera dei rappresentanti Usa. In entrambi i casi i risultati non furono strabilianti.
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