Un messaggio diretto rivolto alle quinte colonne di Mosca, in particolare a tutti i cittadini europei che, dall’Ucraina, abbiano deciso di contribuire, in qualsiasi forma, all’organizzazione del referendum annunciato dal Cremlino sull’annessione alla Federazione Russa delle regioni ucraine conquistate negli ultimi mesi. Ma anche un messaggio indiretto rivolto ai Paesi europei più inclini a voler trattare con Vladimir Putin o, quanto meno, ad ammorbidire la la loro posizione nei confronti della Russia (Ungheria e Serbia in primis).
L’Unione europea non ha alcuna intenzione di fare sconti alla Russia, e lo si capisce dalle parole rilasciate da un portavoce dell’esecutivo Ue. A quanto pare, la Commissione Europea considera “certamente un’opzione” imporre sanzioni individuali ai cittadini europei che si trovano nelle regioni ucraine dove sono in corso i referendum “come osservatori”.
La stessa fonte anonima ha quindi spiegato che in quelle regioni, al momento, “non ci siano solo europei”. “Ogni sostegno a questi referendum sarà considerato come illegale e ovviamente tutto dipenderà dal livello di partecipazione accordato. Certo, la responsabilità di capire se vanno adottate misure, caso per caso, è degli Stati membri“, ha aggiunto la voce.
Le linee rosse dell’Europa
L’agenzia russa Tass ha scritto che nelle regioni in cui si sta svolgendo il referendum sono presenti osservatori “stranieri” e “neutrali”. Tra questi, oltre a controllori provenienti da Togo, Sudafrica, Venezuela e Romania, ci sarebbero anche 13 italiani. Non ci sono, invece, testimoni Onu o di altre autorità riconosciute a livello globale.
In ogni caso, il voto non è e non sarà riconosciuto dalla comunità internazionale che l’ha più volte definito una “farsa”. Da questo punto di vista, l’ipotesi secondo la quale l’Ue starebbe pensando di sanzionare gli europei che abbiano in qualche modo partecipato al referendum, è emblematica della posizione di Brxuelles.
L’Alto Rappresentante Ue, Josep Borrell, è stato chiaro: “l’Ue condanna fermamente i referendum illegali programmati dai filorussi” precisando che “vanno contro le autorità ucraine legali e democraticamente elette, violano l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina e costituiscono una palese violazione del diritto internazionale”. La mossa di Brxuelles di sanzionare individualmente i singoli cittadini presumibilmente coinvolti nei referendum potrebbe essere soltanto la punta dell’iceberg.
I referendum della discordia
Mentre le autorità russe sostengono che i referendum si stanno svolgendo regolarmente e senza intoppi, nel resto d’Europa continuano a rincorrersi voci di costrizioni, persone obbligate a votare e brogli di ogni tipo. Nel frattempo, Kiev ha fatto sapere che gli ucraini che hanno attivamente aiutato nell’organizzazione e nella realizzazione dei suddetti referendum saranno processati come traditori.
“Ci sono persone di nazionalità ucraina che hanno attivamente contribuito a organizzare questa parodia dei referendum. Abbiamo elenchi con i nomi di persone che sono state coinvolte in un modo o nell’altro”, ha spiegato Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky, parlando al quotidiano svizzero Blick. Secondo il governo ucraino ci sono “centinaia di collaboratori che saranno processati per tradimento”, il che comporta una pena di “un minimo di cinque anni di carcere”. Al contrario, i cittadini ucraini che sono stati costretti a partecipare ai referendum non saranno puniti.
Intanto, l’intelligence britannica sostiene che Putin dovrebbe rivolgersi a entrambe le Camere del Parlamento russo venerdì 30 settembre, e che potrebbe usare il discorso per annunciare formalmente l’adesione dei territori russi occupati dell’Ucraina alla Russia.
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