La soldatessa statunitense di 20 anni che nella notte tra sabato e domenica scorsi ha investito e ucciso un quindicenne a Porcia (Pordenone) era ubriaca, con un tasso alcolemico pari a 2,09 grammi per litro e quindi 4 volte il limite consentito dalla legge. Se da un lato il quadro accusatorio si aggrava, dall’altro la Convenzione di Londra del 1951 sulla giurisdizione dei militari NATO in Europa assicura alla soldatessa l’ipotesi di essere giudicata negli Stati Uniti. Piuttosto che ipotesi, sarebbe più corretto utilizzare il termine prassi, dal momento in cui un processo a militari statunitensi in Italia rappresenta più un’eccezione che la regola. Il ricordo va, ad esempio, al 1998 e alla tragedia del Cermis, quando venti persone persero la vita a causa di un aereo militare statunitense che, volando a una quota inferiore a quanto concesso, tranciò il cavo della funivia del Cermis, facendo precipitare la cabina. I responsabili vennero giudicati negli USA e mai condannati per le accuse di omicidio colposo.
Era ubriaca la soldatessa statunitense di stanza alla base USAF di Aviano che lo scorso fine settimana, a bordo della sua Volkswagen Polo, ha travolto e ucciso il quindicenne Giovanni Zanier. La militare è stata raggiunta dal mandato di arresto del giudice di Pordenone per omicidio stradale e attualmente si trova ai domiciliari presso il suo alloggio nella base di Aviano. «Quella donna deve essere processata in Italia e scontare qui l’intera pena», ha dichiarato la madre del ragazzo, riaprendo il dibattito sull’adeguatezza della Convenzione di Londra, un accordo firmato nel 1951 che permette ai militari NATO in Europa di essere giudicati nei rispettivi Paesi, anche per le azioni ratione personae e quindi al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni. Spetta al ministro della Giustizia italiano, su spinta dei giudici interni o delle autorità (in questo caso) statunitensi, invocare il “difetto di giurisdizione” e consentire così all’indagato di essere giudicato nel proprio Paese. Il riconoscimento della giurisdizione alla giustizia militare straniera è stato applicato in passato diverse volte, come nel caso della tragedia del Cermis, quando un Grumman EA-6B Prowler statunitense – volando a una quota inferiore a quanto concesso – tranciò il cavo della funivia del Cermis, facendo precipitare la cabina e provocando la morte di venti persone. La prontezza dei magistrati trentini, che sequestrarono immediatamente l’aereo incriminato nella base di Aviano – a cui aveva fatto ritorno danneggiato all’ala e alla coda –, permise di chiarire le responsabilità, smentendo le autorità statunitensi che provarono a insinuare che la funivia fosse caduta da sola.
I pubblici ministeri italiani richiesero di processare l’equipaggio del Prowler in Italia ma il giudice per le indagini preliminari di Trento ritenne che, sulla base della Convenzione di Londra del 19 giugno 1951, la giurisdizione sul caso dovesse essere riconosciuta alla giustizia militare statunitense. Inizialmente tutti e quattro i marines furono indagati, ma solo il pilota Richard Ashby e il suo navigatore Joseph Schweitzer comparirono effettivamente davanti al tribunale militare statunitense per rispondere dell’accusa di omicidio colposo. La Corte accertò gli errori dell’equipaggio, tra cui il volo a bassa quota (304,8 m), ma la giuria assolse i due soldati e le accuse di omicidio colposo non ebbero seguito. A risarcire i familiari delle vittime della tragedia furono la Provincia Autonoma di Trento e lo Stato italiano, rimborsati soltanto al 75% dal governo statunitense.
Al 2002 risale il caso di un aviere della base di Aviano accusato, con tre albanesi, di violenza sessuale su una quattordicenne. Anche in quell’occasione, il ministro della Giustizia firmò la rinuncia al processo in Italia salvo poi, in seguito alle proteste del legale della ragazza, tornare sui propri passi. Nel 2012, un’auto con a bordo Dax Xavier Board, Kyle Michael Rascon e Jahgary Indiana Ruiz, investì tre pedoni a Vicenza. I tre militari furono accusati di omissione di soccorso, fuga e lesioni personali. L’anno dopo il ministero della Giustizia italiana rinunciò al diritto di giurisdizione. Nel febbraio 2014, dopo ben otto anni di tentennamenti, il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri cedette alle richieste Usa, non esercitando la giurisdizione italiana nei confronti dei militari Louis Carrasquillo e David Michael Simon, che la sera del 2 dicembre del 2006 si erano messi a gareggiare per le strade del centro mettendo in pericolo gli automobilisti. Al trasferimento della giurisdizione, si aggiungono poi i diversi casi di archiviazione al termine delle indagini preliminari svolte in Italia. L’unione di questi fenomeni provoca danni materiali e morali alla popolazione europea, all’interno di un quadro giuridico – la Convenzione di Londra del 1951 – che andrebbe quantomeno rivisto, dal momento in cui non ripara integralmente il pregiudizio (l’insieme dei danni), condizione invece fondamentale in materia di illeciti internazionali, e non rende dunque piena giustizia alle vittime e ai loro familiari.
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