Con un’operazione denominata “Silver Axe VII”, Europol e Interpol – organizzazioni che coordinano e gestiscono indagini di polizia congiunte negli stati UE – hanno smantellato un enorme traffico di pesticidi illegali in Europa, tutti quei prodotti cioè impiegati in una certa maniera per proteggere e conservare i vegetali o agire sui loro processi vitali. Per questo motivo è necessario che tali materiali chimici siano utilizzati in un modo ben preciso e contengano, soprattutto, elementi studiati, riconosciuti e approvati. La maxi operazione, ramificata in 31 paesi (di cui 25 Ue, compresa l’Italia, e 6 extra Ue) e condotta tra gennaio e aprile, ha portato le forze di polizia ad arrestare dieci persone e a sequestrare 1150 tonnellate di fitofarmaci illegali.
Le indagini si sono concentrate soprattutto nei porti e negli aeroporti, ma in generale hanno riguardato tutti i punti e gli spazi fisici e non – come i negozi online – di cui è possibile usufruire per introdurre merci di qualsiasi tipo. In particolare le autorità si sono accorte di un aumento del traffico illegale nella zona sud dell’Europa e nell’area del Mar Nero, il cui commercio è dominato principalmente dalla Turchia. Ma, a conti fatti, quella della Cina resta un primato imbattibile: il paese rimane infatti il maggior fornitore di fitofarmaci illeciti, contenenti cioè sostanze vietate.
Ci sono diversi modi attraverso cui questi prodotti finiscono in commercio in Europa. La polizia si è accorta che la “strada” più utilizzata segue alcune tappe ben precise: lavorare il più possibile il fitofarmaco all’estero per poi farlo arrivare – quasi completato – in contenitori simili a quelli di marchi famosi. Insomma, dopo qualche accortezza e un’etichettatura nuova, il prodotto è pronto per essere immesso nel mercato nero.
Esistono tuttavia altre modalità di “trasporto”. Una fra queste prevede l’importazione delle sue componenti (o ingredienti), anziché del prodotto fatto e finito: questo riduce di molto le possibilità di rilevamento da parte delle autorità. E c’è ancora un altro metodo, che questa volta sfrutta il “commercio parallelo” dei farmaci, spiegato dall’AIFA – agenzia italiana del farmaco – così: «I medicinali di importazione parallela sono farmaci, registrati e regolarmente in commercio in uno Stato dell’Unione Europea o dello Spazio economico Europeo, per i quali l’AIFA, su richiesta dell’importatore, qualora esista un medicinale analogo sul mercato italiano, autorizza l’importazione nel nostro Paese».
In altre parole, un prodotto fitosanitario che è stato autorizzato in uno Stato membro (che è quello di origine) può, con specifiche concessioni, essere introdotto e utilizzato in un altro Stato membro. I criminali sfruttano grandemente questo tipo di commercio, introducendo in nuovi mercati (di altri paesi) prodotti fitosanitari illegalmente prodotti nel proprio stato membro (d’origine), sostenendo che questi abbiano già avuto le autorizzazioni necessarie.
Il prezzo da pagare per un mercato che negli anni sta diventando sempre più ampio (per via soprattutto del basso costo di tali prodotti) è veramente alto.
«Nonostante il loro prezzo basso, i fitofarmaci non autorizzati hanno un costo molto alto sia per l’ambiente che per la salute pubblica, ma anche per il settore agricolo. I pesticidi falsi e illegali possono danneggiare gli agricoltori e i loro mezzi di sostentamento e danneggiare il mantenimento delle colonie di api», ha detto Catherine De Bolle, direttrice esecutiva di Europol.
Inoltre la presenza di pesticidi illegali danneggia la capacità dell’Europa di raggiungere molti dei suoi obiettivi, tra cui quelli di un’agricoltura sostenibile. «Dobbiamo continuare a comunicare su questi prodotti in modo che sia gli agricoltori che le aziende legittime riconoscano e rifiutino le offerte criminali che mettono a repentaglio la produzione sostenibile di cibo», ha riferito Olivier de Matos, direttore generale di CropLife Europe. Non ci sono molte altre soluzioni.
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