È noto che dall’avvento del digitale l’informazione non se la passi troppo bene economicamente. Alcuni dati sulla diffusione dei giornali italiani stanno però mettendo in luce che un quotidiano in particolare ha subìto un calo di vendite senza precedenti: La Repubblica. Recentemente la società Accertamenti Diffusione Stampa (ADS) ha divulgato l’andamento delle vendite di quotidiani, mensili e settimanali, relativi al mese di maggio 2022. ADS riceve informazioni direttamente dalle maggiori testate italiane (tranne qualche eccezione come Il Foglio) mese dopo mese, le verifica a campione e poi le pubblica in forma di report, offrendo non solo un quadro alle variazioni fra un mese e l’altro, ma anche un confronto con quanto è avvenuto negli anni passati.
Rispetto ad aprile 2022 è stimato che La Repubblica abbia registrato un 5% in meno di copie vendute, fra cartacee e digitali (142.000 contro 134.000). Nessun quotidiano italiano risulta aver fatto peggio. I dati mostrano che subito dietro vi sarebbe La Verità, con una perdita di quasi il 3%, ma è un numero relativo che va contestualizzato, poiché in realtà il giornale di Maurizio Bel Pietro è l’unico che continua a crescere linearmente, e non di poco. Gli altri importanti quotidiani, da Il Sole 24 Ore a Il Giornale, oscillerebbero invece fra un +1,70% e un -1,90%. E’ proprio contestualizzando il calo stimato per il mese di maggio che si comprende appieno quanto il tonfo del quotidiano diretto da Maurizio Molinari si stia facendo forte. Non è un caso isolato quello riportato da ADS, da un po’ i numeri non segnano un significativo più, come ci si aspetterebbe per una realtà grande come la Repubblica. Limitandosi ai mesi precedenti si vede che marzo 2022 aveva registrato perdite simili, con un -4% di vendite rispetto a febbraio (141.000 contro 148.000), mentre ad aprile era invece spuntato uno +0,25%, modestissimo numero positivo che però veniva subito ridimensionato se confrontato con altri dati del giornale.
Per La Repubblica quello di maggio 2022 è stato il quarto mese consecutivo ad aver registrato un calo di vendite rispetto al precedente. In pratica è dall’inizio del 2022 che la tendenza va avanti, senza dare cenni di arresto, e ancora non sono noti i dati degli ultimi due mesi: giugno e luglio. Ma i numeri si fanno ancora più impressionanti se si volge lo sguardo al secondo servizio offerto da ADS: il confronto con quanto era avvenuto l’anno prima. Considerando la vendita sia di copie cartacee che digitali, a maggio 2022 la Repubblica ha subìto un calo di vendite di ben il 17% in meno rispetto allo stesso mese del 2021 (134.000 contro 163.000).
C’è da dire che nella quantificazione ADS considera diversi parametri. Oltre lo stampato e l’online, troviamo conteggiate le copie vendute a prezzo pieno, quelle scontate, ed anche quelle gratuite o in omaggio. Troviamo sommate quelle acquistate come copia singola e quelle vendute in forma di abbonamento. E viene studiato anche il tipo di lettore acquirente: se si tratta di un individuo singolo oppure di “terzi”: un’azienda, un’organizzazione o anche un’istituzione. Dopo di ché viene stimato quale di questi soggetti ne acquista in proporzione e misura maggiore. Questa breve parentesi è importante perché ADS nella sua analisi cerca di andare anche più a fondo.
L’ultimo scorcio offerto dalla società e quello sulla stima delle vendite individuali cartacee, cioè in sostanza il dato che veramente conta poiché racchiude informazioni su quanti siano davvero i lettori interessati, che si attivano spontaneamente e che seguono di frequente il giornale di Molinari. Ebbene, sottraendo alle stime precedenti le quantità relative alle copie scontate o gratuite ed ai soggetti “terzi”, è stato rilevato che fra maggio 2022 e maggio 2021 il calo nella vendita si aggirerebbe addirittura attorno al 25% (81.000 contro 108.000).
Non è ancora chiaro di preciso quali siano le ragioni di un simile trend negativo. Certo è che negli ultimi tempi la Repubblica ha apportato consistenti cambiamenti alla propria linea editoriale, su decisione della famiglia Agnelli-Elkann, dal 2020 nuova proprietaria del giornale. Questi cambiamenti, lo si ricorderà, avevano subito provocato delle reazioni, fra le più vistose il “cambio di casacca” di un’importante firma come Gad Lerner, passato a Il Fatto Quotidiano. Lerner dichiarò esplicitamente di non riconoscere più il quotidiano, che i nuovi proprietari avevano solo accennato a quali sarebbe stato il progetto giornalistico industriale, e che ciò nonostante dopo appena qualche settimana La Repubblica era già inesorabilmente cambiata. Un cambiamento che evidentemente ha definitivamente allontanato i suoi lettori, in maniera più marcato di quanto stia accadendo a tutti i giornali mainstream.
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