Sono trascorsi quindici anni da quel 12 luglio 2007, quando l’esercito statunitense ha sferrato un attacco aereo nei pressi della città irachena Baghdad, uccidendo diciotto civili, fra cui due giornalisti di Reuters, e ferendo gravemente due bambini. La strage è stata resa nota da WikiLeaks il 5 aprile 2010, grazie alla fuga di dati top secret, portata avanti dall’ex soldato statunitense Chelsea Manning. Da allora, poco sembra essere cambiato.
Dopo un breve periodo di scandalo, l’opinione pubblica ha presto dimenticato l’orribile crimine di guerra, i cui responsabili non sono mai stati chiamati in giudizio. Chelsea Manning ha trascorso circa sette anni in un carcere, mentre il fondatore di WikiLeaks è ora a un passo dall’estradizione verso gli Stati Uniti, dopo aver trascorso gli ultimi quattro anni di vita tra le mura del carcere di massima sicurezza Belmarsh, sito a Londra.
Tra conflitti d’interesse e piani di assassinio
Tra rimbalzi giudiziari e conflitti d’interesse dei decisori politici, l’estradizione di Julian Assange sembra purtroppo una formalità dopo il via libera del segretario di Stato britannico per gli Affari Interni, Priti Patel. Una volta in territorio Usa, Assange verrebbe processato secondo le leggi statunitensi, rischiando una pena che arriva sino a 175 anni di detenzione.
Nel 2017, quando Assange aveva trovato rifugio nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, i servizi segreti statunitensi hanno pianificato il rapimento e l’uccisione dell’attivista australiano. Il complotto omicida orchestrato dalla CIA era stato svelato a settembre del 2021 in un’inchiesta portata avanti da Yahoo news.
Gli eroi hanno nome e volto: Assange, Manning, Snowden
Il video della strage avvenuta a New Baghdad e denominato “Collateral murder” ha presto fatto finire WikiLeaks nelle prime pagine delle maggiori testate internazionali. Una volta terminato il momento d’interesse pubblico e i conseguenti “click”, le stesse testate hanno progressivamente abbandonato i veri eroi dell’informazione. I Chelsea Manning, gli Edward Snowden e i Julian Assange, i quali hanno messo in conto di sacrificare la loro vita per fare luce sulle malefatte dei più influenti Governi mondiali.
Mentre Edward Snowden ha trovato una libertà circoscritta al territorio russo, Chelsea Manning era stata condannata a 35 anni di reclusione, la pena più severe mai inflitta negli Stati Uniti per una fuga di notizie. L’attivista transgender ha scontato quasi sette anni, nei quali ha tentato due volte di togliersi la vita. A gennaio del 2017, poco prima dell’approdo di Donald Trump alla Casa Bianca, l’allora presidente Usa Barack Obama ha commutato la pena a quattro mesi. Proprio l’amministrazione Obama aveva subito un grande danno d’immagine per via delle scomode verità pubblicate da WikILeaks.
Roger Waters ricorda Collateral Murder: “Assange Libero”
E mentre il mondo dell’informazione sembra essersi scordato del caso Assange, c’è chi continua a lottare per la liberazione del cinquantunenne. Nel corso del suo tour “This is not a drill”, ovvero “Questa non è un’esercitazione”, lo storico cantante e bassista dei Pink Floyd Roger Waters ha mostrato sul palco il video di Collateral Murder. Waters ha criticato il silenzio mediatico e giudiziario della strage statunitense, richiedendo la liberazione immediata di Assange. La questione del giornalista più temuto del West sottolinea il basso livello di libertà di stampa che vige anche in quei Paesi occidentali che si professano liberi e democratici.
FONTE:https://www.byoblu.com/2022/07/12/roger-waters-julian-assange-strage-usa-iraq/
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