Metà Settembre 2021, seduto a un tavolino ai Cantieri Culturali alla Zisa, il rapper Picciotto si ritrova con amici musicisti a discutere di come fare sintesi e tesoro delle loro diverse esperienze in campo musicale. Alcuni di loro venivano da una comune delusione discografica, altri si sono conosciuti attraverso contest e laboratori online durante il lockdown, talenti scoperti tramite Palermo Suona e poi testati sul palco grazie al Beat Full Festival.
Picciotto viene dai collettivi dei centri sociali, per quindici anni ha gestito gruppi di adolescenti in territori molto difficili di Palermo attraverso la musica, cercando sempre la sintesi di protagonismi individuali che completano un gruppo. E anche in loro ha visto questo, un gruppo complementare e pregno di talento. Dopo aver ricevuto una telefonata in cui l'Associazione CLAC gli chiede di gestire un bene confiscato alla mafia, Picciotto capisce di doversi mettere alla prova e creare un precedente virtuoso per la sua città, perché non è possibile che a Palermo un ventenne non possa pensare di vivere di musica pur avendo nella voce, nelle mani, nella testa, un talento da far crescere e salvaguardare. Così, insieme ad altri giovani artisti, inizia a pulire ogni centimetro di quel posto, arredarlo, portare strumenti e creare un piccolo laboratorio dove scrivono, registrano provini, e discutono collettivamente ogni step da intraprendere. Così nasce “Lo Stato Dell'Arte”, un nome che trasmette un senso d'indipendenza e di continuo movimento, una costante sperimentazione in work in progress. “Lo stato dell'arte” è una label indipendente sì, ma anche una sorta di “scuola” di produzione e autoformazione in cui si alternano momenti tecnici a momenti formativi, condividendo ascolti e punti di vista su varie tematiche per declinare in musica ogni aspetto della storia, non per mostrare “mosche bianche” palermitane ma un insieme di musicisti che vuole farsi ascoltare dappertutto a partire dalla propria città, ultima per indotto musicale. |
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