Interconnessione Psichica: qualcuno ci ricordi cos’è, e se esiste…
Analogie segrete legano assieme le più remote parti della Natura,
come l’atmosfera di un mattino d’estate è pervasa di innumerevoli sottilissimi fili,
che vanno in ogni direzione, svelati dai raggi del sole nascente. (Ralph Waldo Emerson)
Di Emanuele Casale
Interconnessione psichica. È un termine molto inflazionato soprattutto oggi nel sempre più maleodorante mondo “New Age”, quel mondo che sembra trattare argomenti di tutto rispetto per l’ambito vitale e scientifico ma in maniera assolutamente inflazionata, semplicistica.
Ad ogni modo non tutti sanno che in letteratura scientifica sono presenti centinaia e centinaia di studi (tutti passati alla peer review) che trattano questo tema, ovvero di come il cervello (o la psiche) possa influenzare – consapevolmente o meno – altri sistemi, organici o inorganici, a distanze considerevoli.
Famoso è l’esperimento dei due cervelli interconnessi del neurofisiologo Zylberbaum (1987, Messico), che dimostrò come due individui, inizialmente messi insieme in una stanza l’uno di fronte all’altro, e successivamente separati e collegati entrambi ad una macchina di lettura delle informazioni cerebrali (PET – Tomografia ad emissione di positroni), potevano stabilire una connessione cerebrale a distanza e in simultanea.
Il neurofisiologo Jacobo Grinberg-Zylberbaum della National Autonomy University of Mexico, Città del Messico, ha studiato questo argomento usando un protocollo classico applicato a tutte le interazioni mentali dirette con i sistemi viventi – in altre parole, la capacità del pensiero umano di influenzare il mondo vivente intorno a sé.
Nel suo studio, due persone collegate a un tipo di unità di monitoraggio fisiologico, quali i macchinari per EEG (elettroencefalogramma), furono isolate una dall’altra in stanze diverse. Una sarebbe stata stimolata con qualcosa – una foto, un leggero impulso elettrico. Successivamente i ricercatori avrebbero esaminato i due EEG per stabilire se le onde cerebrali del ricevente rispecchiassero quelle del mittente stimolato.
Grinberg–Zylberbaum usò dei lampi di luce per ingrandire gli effetti del mittente e massimizzare la risposta nel ricevente.
I lampi di luce scatenano negli spettatori delle prevedibili onde cerebrali elettriche ad alta ampiezza. In questo caso i particolari modelli neuronali nel cervello del mittente provocati dalla luce risultarono nel cervello del ricevente seduto in una stanza schermata elettricamente distante 14,50 metri. A ogni modo, Grinberg–Zylberbaum scoprì che fu una condizione importante a determinare il buon esito: la sincronia si verificò solo tra coppie di partecipanti che si erano incontrati precedentemente e avevano stabilito un rapporto passando 20 minuti insieme in un silenzio meditativo.
Grinberg–Zylberbaum riteneva che un “potenziale trasferito”, come aveva definito questa forma di trasporto, si verificava solo tra coloro che si erano sottoposti a un certo regime meditativo, e successivamente solo dopo che il mittente e il ricevente avevano stabilito un certo tipo di rapporto psichico.
Tuttavia, in uno studio simile effettuato in Germania, molte coppie non si erano mai incontrate in precedenza e non avevano avuto la possibilità di stabilire un legame. I ricercatori tedeschi conclusero che “l’associazione di idee” e la preparazione mentale possono avere un ruolo ma non erano decisive.
Un eccezionale studio conclusivo studiò l’effetto di un forte coinvolgimento emotivo sull’influenza a distanza. I ricercatori dell’Università di Edimburgo studiarono e confrontarono gli EEG di coppie unite da un legame, coppie assortite di estranei, e molti individui che in realtà non avevano alcun partner, ma pensavano di essere accoppiati e che le loro onde cerebrali fossero confrontate.
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