Lei si chiama Marianna Vyscemyrska e da qualche il giorno il suo nome è in balia di una guerra mediatica tra Russia e Ucraina destinata a durare ancora a lungo. La ragazza è diventata suo malgrado famosa per essere stata ritratta mentre scendeva le scale dell’ospedale pediatrico di Mariupol appena bombardato. Era lo scorso 9 marzo e lei, ferita e provata anche per le preoccupazioni di una gravidanza giunta al nono mese, è diventata simbolo di quel raid. Per i russi però la donna era stata pagata e quanto rilanciato dai media ucraini ha rappresentato solo una propaganda per puntare il dito contro Mosca.
Marianna è riapparsa domenica in un video trasmesso dai media russi. Adesso è senza il pancione, ha partorito la bimba che portava in grembo e ha fornito indicazioni nella sua intervista più vicine alla linea mediatica di Mosca. Ora sono gli ucraini a dire che la ragazza è parte di una fake news e che sia stata assoldata dai russi con il ricatto o con un vero rapimento. Difficile capire la verità, quel che è certo è che la guerra mediatica appare solo all’inizio.
Il video comparso sui media russi
Marianna Vyscemyrska sembra stare piuttosto bene. Nel video apparso nelle scorse ore non ha più segni di ferite, anche se nello sguardo si legge ancora molta inquietudine. Mentre parla al suo intervistatore è seduta su un divano, l’inquadratura è molto stretta su di lei e dunque non si capisce bene qual è l’ambiente in cui si sta riprendendo il video. Potrebbe essere un ospedale, ma potrebbe trattarsi del salotto di una casa comune. Afferma di aver partorito e la bimba venuta alla luce sta bene. L’unica cosa certa è che Marianna si trova adesso in un territorio controllato dai russi. Non è dato sapere se all’interno della federazione russa, se invece ancora in Ucraina in una zona occupata dalle truppe di Mosca, oppure ancora se in una località controllata dai separatisti filorussi di Donetsk. Lei parla comunque di “ritorno a casa”, in quanto avrebbe vissuto per anni nell’area di Donetsk. Da qui la scelta, apparentemente spontanea, di andare verso un territorio in mano ai russi una volta accertata l’avanzata delle forze filo Mosca a Mariupol.
Nella città dove è rimasta ferita dal raid sull’ospedale i russi, coadiuvati dai separatisti e dai ceceni, stanno avanzando e controllano oramai diversi quartieri. Possibile quindi che Marianna Vyscemyrska abbia trovato strada spianata per dirigersi verso Donetsk. Tornando al bombardamento del 9 marzo, la ragazza ha riportato due dettagli significativi agli occhi di Mosca. In primis, ha detto di non ricordare di aver sentito aerei prima delle esplosioni. Dunque rafforzerebbe l’idea di un raid effettuato con colpi di artiglieria e questo aprirebbe la strada a due ipotesi: un bombardamento partito dalle postazioni filorusse oppure invece da quelle ucraine e, in particolare, del battaglione Azov. C’è poi un altro dettaglio: Marianna ha sostenuto che pochi giorni prima dei fatti, alcuni soldati ucraini erano entrati nell’ospedale e avevano detto ai pazienti di cercare un’altra struttura. Questo combacerebbe con la ricostruzione di Mosca, visto che dal Cremlino si è sempre affermato che l’edificio era diventato un obiettivo militare.
Tuttavia su una cosa non secondaria il racconto della ragazza è sembrato non combaciare con quello russo. E cioè che lei fosse una blogger pagata e istruita per diventare il simbolo dell’assedio di Mariupol. Marianna Vyscemyrska è effettivamente rimasta ferita, mentre una donna che era con lei è morta assieme al bambino che aspettava. Lo ha dichiarato lei stessa, ma basta osservare il suo sguardo rivolto verso la telecamera per capire che si è di fronte a una ragazza consapevole di essere viva (assieme alla sua bimba) per miracolo.
La guerra di propaganda
Se per Mosca quelle di Marianna Vyscemyrska sono parole che danno manforte alla propria versione, da parte ucraina invece la ragazza sarebbe stata rapita e avrebbe reso dichiarazioni contro la sua volontà. La parola rapimento era già uscita prima della pubblicazione dell’intervista. Sabato il quotidiano ucraino Obozrevatel aveva riportato in un articolo il timore che tra le persone costrette ad andare verso le posizioni russe da Mariupol ci fosse anche la ragazza incinta ritratta tra le macerie dell’ospedale. Era stato riportato anche un appello di alcuni suoi parenti affinché Marianna potesse vivere assieme alla sua bambina lontana da Mariupol ma in un territorio in mano ucraina. La pubblicazione del video ha quindi ulteriormente rafforzato tra gli ucraini, così come sottolineato da alcune fonti mediatiche vicine a Kiev, la convinzione che la donna fosse caduta in mano russa e non invece allontanata di sua spontanea volontà verso Donetsk.
Quanto alle parole pronunciate però, alcuni giornalisti ucraini hanno sottolineato come paradossalmente la versione resa dalla ragazza andrebbe a smentire uno dei capisaldi della ricostruzione russa. E cioè che Marianna fosse un’attrice pagata per far emergere la strage. Lo ha sottolineato Olga Tokariuk, tra le prime in Ucraina a riportare il video di domenica su Twitter. La volontà russa però probabilmente era più quella di addossare le responsabilità degli orrori di Mariupol al Battaglione Azov che descrivere una messa in scena. A Mosca, in poche parole, è bastato sapere e far sapere che l’ospedale pediatrico era stato adibito dagli ucraini come vera e propria caserma.
FONTE: https://it.insideover.com/guerra/la-guerra-mediatica-sulla-pelle-di-marianna-vyscemyrska.html
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