Ecco tutti i misteri del figlio di Biden

mar 28, 2022 0 comments


Di Roberto Vivaldelli

Hunter Biden, secondogenito del Presidente Usa, Joe Biden, è di nuovo al centro del dibattito politico americano. Ancora una volta, a far discutere, è il suo controverso rapporto con l’Ucraina. Come riportato dall’agenzia Ansa, la Russia afferma che Hunter potrebbe essere coinvolto nella gestione di laboratori per lo sviluppo di armi biologiche nel Paese ex sovietico. Rispondendo alla domanda di un giornalista nel suo briefing quotidiano, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato: “Naturalmente chiederemo delle spiegazioni (sul possibile coinvolgimento)”. Ma cosa c’è di vero in quest’accusa del Cremlino? La prima ipotesi è che si tratti di una teoria del complotto diffusa dalla Federazione russa allo scopo di gettare fango sull’amministrazione Biden, strumentalmente cavalcata dalla stampa conservatrice americana. È la conclusione a cui è giunta la maggior parte della stampa americana. La seconda ipotesi, al momento difficilmente verificabile, vede altresì il figlio del Presidente Usa al centro di uno scandalo che avrebbe gravi conseguenze su Joe Biden e sulla sua amministrazione.

L’accusa: Hunter Biden coinvolto nella gestione dei laboratori ucraini

Ne ha parlato giovedì sera, generando non poche polemiche, il celebre anchorman di Fox NewsTucker Carlson, riprendendo un’inchiesta del sito conservatore National Pulse. La tesi della testata americana di destra è che una società di investimento diretta da Hunter Biden è stata uno dei principali finanziatori di una “società di monitoraggio e risposta alla pandemia” che ha collaborato all’identificazione e all’isolamento di agenti patogeni mortali nei laboratori ucraini, ricevendo nel frattempo fondi dal Dipartimento della Difesa.Rosemont Seneca Technology Partners (RSTP), una sussidiaria della Rosemont Capital fondata da Christopher Heinz, contava infatti sia Hunter Biden che Heinz come amministratori delegati. Heinz è il figliastro dell’ex Segretario di Stato americano, John Kerry. Tra le realtà che quest’ultima finanziava c’è Metabiota, una società con sede a San Francisco ha come mission quello di rilevare, tracciare e analizzare le “malattie infettive emergenti”. I rapporti finanziari rivelano che RSTP  ha finanziato per la prima volta Metabiota nel 2015, con un contributo di circa 30 milioni di dollari.

L’ex amministratore delegato e co-fondatore di RSTP, Neil Callahan, peraltro siede nel Board of Advisors di Metabiota insieme all’ex funzionario di Hillary Clinton, Rob Walker. Una storia – da confermare – ricca di quesiti, come ha sottolineato anche Tucker Carlson durante la sua trasmissione. “Quali sono i contorni di quella storia? Non siamo sicuri. Ma sappiamo che è legittimo chiedersi cosa significhi. Perché non dovrebbe essere? Non sei un “agente russo” se chiedi. Sei un buon cittadino”, ha detto il conduttore di Fox News. 

Altro che “disinformazione russa”: la verità sul laptop di Hunter Biden

Non sappiamo, al momento, se vi siano legami fra Hunter Biden e i laboratori ucraini e se le prove fornite da National Pulse siano sufficienti. Ciò che è sicuramente vero è che, per mesi, la stampa liberal ha bollato come “disinformazione russa” una notizia che si è poi dimostrata autentica. Dopo mesi di smentite, infatti, è stato il New York Times a confermare l’esistenza del famigerato laptop di Hunter Biden. Come ricorda il Premio Putlizer Glenn Greenwald, infatti, il 14 ottobre 2020, meno di tre settimane prima che gli americani votassero, il quotidiano più antico della nazione, il New York Post , ha iniziato a pubblicare una serie di rapporti sui rapporti d’affari del leader democratico Joe Biden e su suo figlio, Hunter, in paesi in cui Biden, in qualità di vicepresidente, esercitava una notevole influenza, tra cui Ucraina e Cina. Risultato? Chiunque abbia diffuso notizie su questa storia, è stato brutalmente censurato dai social media della Silicon Valley.

A un anno di distanza, nel silenzio generale, è stato il giornalista di Politico Ben Schreckinger, a scoprire che gli scoop del New York Post erano veri: prove che ha pubblicato in un libro intitolato The Bidens: Inside the First Family’s Fifty-Year Rise to Power. Schreckinger ha trascorso mesi a indagare sui documenti chiave pubblicati dal New York Post e ha trovato la prova definitiva che queste e-mail e i relativi documenti sono indiscutibilmente autentici. Schreckinger ha parlato con più persone vicine ad Hunter Biden, confermando l’autenticità delle mail pubblicate dal New York Post e buona parte del materiale contenuto nel laptop e divulgato. “Una persona che aveva accesso indipendente alle e-mail di Hunter mi ha confermato che le e-mail pubblicate dal New York Post relative a Burisma e all’impresa CEFC corrispondevano alla sostanza delle e-mail che Hunter aveva effettivamente ricevuto” sottolinea il giornalista in uno dei passaggi chiave del suo lavoro, menzionato anche da Politico nella sua newsletter. A un anno di distanza, un netto cambio di narrativa. Conferma ulteriore, come accennato poc’anzi, è arrivata dalla notizia pubblicata dal New York Times nei giorni scorsi circa l’ampia indagine penale in corso dell’Fbi sulle attività internazionali di Hunter Biden.

L’indagine dell’Fbi sul figlio del Presidente Usa

A proposito del laptop, occorre fare un passo indietro. Il 14 ottobre 2020 il New York Post pubblicava un’inchiesta bomba: secondo le e-mail ottenute dal giornale conservatore, infatti, Hunter Biden presentò suo padre, all’epoca vicepresidente, un alto dirigente di Burisma meno di un anno prima che Joe Biden facesse pressioni sui funzionari del governo di Kiev affinché licenziassero un procuratore che stava indagando sulla stessa società nel quale il figlio era un membro del cda. L’incontro è menzionato in un messaggio di apprezzamento che Vadym Pozharskyi, un membro del cda di Burisma, avrebbe inviato Hunter Biden il 17 aprile 2015, circa un anno dopo che il figlio dell’ex vicepresidente si era unito al consiglio di Burisma con uno stipendio di 50.000 dollari al mese. L’e-mail proviene proprio dal laptop di Hunter Biden, lasciato in un negozio del Delaware. Uno scandalo volutamente taciuto da buona parte dell’opinione pubblica, che ora torna a galla con nuove conferme.

Come già evidenziato in tempi non sospetti da InsideOver, per comprendere il ruolo di Joe Biden e del figlio Hunter occorre tornare al 2014. Come ricorda il giornalista investigativo Max Blumenthal su Grayzone, l’allora vicepresidente di Obama fece la sua prima visita a Kiev nell’aprile 2014, proprio quando il governo post-Maidan stava lanciando la sua operazione militare contro i separatisti russi nel Donbass. Rivolgendosi al parlamento di Kiev, Biden dichiarò che “la corruzione non potrà più avere spazio nella nuova Ucraina”, sottolineando che gli Stati Uniti “sono la forza trainante dietro il Fmi” e stavano lavorando per assicurare a Kiev “un pacchetto multimiliardario per aiutare” il governo. Nello stesso periodo, Hunter Biden venne nominato nel consiglio di amministrazione di Burisma. Nel maggio del 2016, Joe Biden in qualità di uomo di punta designato da Barack Obama per l’Ucraina, volò a Kiev per informare Poroshenko che la garanzia di un prestito ammontante a ben un miliardo di dollari americani era stata approvata per permettere a Kiev di fronteggiare i debiti. Si trattava, tuttavia, di un aiuto “condizionato”. Se Poroshenko non avesse licenziato il procuratore capo nello stretto giro di sei ore, Biden sarebbe tornato negli Usa e l’Ucraina non avrebbe più avuto alcuna garanzia di prestito. L’Ucraina, in quell’occasione, capitolò senza alcuna resistenza. Il procuratore stava indagando proprio sugli affari della Burisma Holdings, compagnia che aveva collocato nel proprio board operativo il figlio del vicepresidente. Lo stesso Biden si vantò di aver minacciato nel marzo 2016 l’allora presidente ucraino Poroshenko di ritirare un miliardo di dollari in prestiti se quest’ultimo non avesse licenziato il procuratore generale Viktor Shokin che stava indagando proprio su suo figlio Hunter.

FONTE: https://it.insideover.com/politica/ecco-tutti-i-misteri-del-figlio-di-biden.html

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