“La liberazione di Abdullah Ocalan sarebbe utile anche al processo di democratizzazione di quel quadrante del mondo, una stabilità che sappiamo quanto sia importante anche per la nostra stabilità. D’altronde il Pkk ha contribuito a difendere i siriani dall’Isis”. Ne è convinto Zerocalcare, alias di Michele Rech, il disegnatore romano che nelle sue opere ha raccontato la questione curda e che a giugno è stato a Sinjar, nel nord dell’Iraq, per conoscere la comunità degli Yazidi e quanto hanno sofferto a causa dell’Isis.
Il fumettista interviene a Roma alla conferenza stampa ‘Libertà per Abdullah Ocalan – Cancellazione del Pkk dalla lista delle organizzazioni terroriste’, a pochi giorni dal 15 febbraio, la data in cui ricorrono i 23 anni dall’arresto del leader del Pkk curdo.
A margine dell’incontro, con l’agenzia Dire condivide ricordi e impressioni: “L’ultima volta che sono stato nel Kurdistan siriano era guerra aperta, quindi la situazione era dura sia a causa del conflitto che per l’embargo imposto da tutti i Paesi vicini. Tra il 2014 e il 2016 nel Rojava tutto era rivolto allo sforzo bellico”. Qualche mese fa, continua Zerocalcare, “sono stato invece a Shengal, nel territorio degli Yazidi, nel nord dell’Iraq, una popolazione che ha scelto di aderire al modello del confederalismo democratico”, del Rojava. Una scelta, evidenzia l’artista, avvenuta “dopo uno dei massacri peggiori, quello compiuto dall’Isis nel 2014, che ha visto morire migliaia di persone, altre migliaia di donne e rapite e vendute come schiave sessuali. Da quelle persone ho percepito un grande trauma collettivo, anche perché sebbene negli anni gli Yazidi abbiano subito diversi massacri, quello del 2014 fu tra i più ‘infami’ perché le forze di difesa irachene e i peshmerga di Barzani li avevano convinti che li avrebbero difesi, facendosi consegnare le armi dalla popolazione, ma non appena l’Isis arrivò, loro scapparono lasciandoli al massacro”.
Zerocalcare nota che allora, tra la popolazione, “chi riuscì a fuggire morì nel deserto, mentre molti di quelli che si salvarono furono aiutati dal Pkk, che aprì un corridoio per permettere alle persone di fuggire”.
Nel corso del suo viaggio insieme a una delegazione di giornalisti e videomaker, “ciò che abbiamo percepito- sottolinea il disegnatore- è la determinazione delle persone a non finire più in una condizione del genere, di diventare vittime”. Una convinzione, continua ZeroCalcare, che ha prodotto “la determinazione a mantenere l’autonomia” della popolazione di Shengal, che ora è minacciata sia dalla Turchia che dal governo centrale di Baghdad, è proprio relativa al fatto che troppe volte si sono fidati e tale fiducia è stata tradita e che ora intendono difendersi da soli. Questi sono i temi che più spesso tornano nei discorsi delle persone”.
Esperienze che, una volta vissute, “hanno influito tanto” anche sul lavoro finale del disegnatore, chiamato a riportarle nelle sue tavole. “Ho dovuto ripensare dei codici” dice Zerocalcare. “Essendo abituato a disegnare cose che conosco molto bene, che fanno parte del patrimonio collettivo dei miei lettori e che posso trattare anche con ironia, in questo caso si tratta di capire come restituire ciò che sta succedendo a persone che spesso non ne sanno nulla – ci sono ragazzini che non hanno mai sentito parlare di Medio Oriente – mantenendo da un lato la continuità del mio linguaggio, quindi un registro divertente ed ironico – senza però togliere nulla alla drammaticità e alla dignità delle persone che ho incontrato, e che si sono fidate di affidarmi un messaggio o un’esperienza di vita”.
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