Il post che segue si riferisce ad argomenti del dibattito che spero preceda il 25° Congresso Mondiale di Filosofia che si terrà nell’ormai vicina estate 2024, a Roma.
Erede del pensiero socratico anche nella forma dialogica, Platone espresse nei dieci libri della Repubblica il sogno politico di una società giusta in quanto governata dai filosofi che conoscono la Giustizia in sé. Tre volte cercò di realizzare il suo ideale a Siracusa, ma per tre volte venne cacciato dal tiranno Dionisio, mettendo anche a rischio la propria vita.
Platone
Sfaccendati e dissipatori trasformano la democrazia in tirannide
«Ecco qui dunque, amico mio, l’inizio bello e attraente, donde germoglia la tirannide, come pare a me.» «Attraente certo» disse, «ma che avviene dopo?»
«Lo stesso male» risposi, «che, nato nell’oligarchia, la manda in rovina, questo stesso, divenendo più grave e virulento in questa forma di governo, col favore della soverchia libertà, finisce per ridurre in servitù la democrazia. Ché infatti qualunque eccesso provoca di solito una violenta reazione, nelle stagioni, nelle piante, nei corpi, e così non meno nelle costituzioni politiche.»
«Naturalmente» disse.
«E difatti la troppa libertà pare che non riesca ad altro, se non ad un eccesso di servitù, così nell’individuo come nello Stato.»
«Naturalmente.»
«Naturalmente dunque» soggiunsi, «non da altra forma di governo nasce la tirannide, se non dalla democrazia, cioè, a parer mio, dalla estrema libertà nasce la servitù più completa e più atroce.»
«È logico» disse.
«Senonché» ripresi, «non era questo, credo, ciò che tu mi chiedevi, ma quale fosse il male che, nascendo così nella oligarchia, come nella democrazia, conduce questa alla servitù.»
«È verissimo» disse.
«Ebbene, io volevo accennare a quella razza di sfaccendati e dissipatori di cui alcuni, i più animosi, si mettono a capo d’altri più timidi, e costoro son quelli che paragonavamo a fuchi, gli uni forniti e gli altri sforniti di pungiglioni.»
«E giustamente» disse.
«Queste due classi» ripresi, «scompigliano qualunque governo nel quale nascano, come un corpo nel quale si producano il catarro e la bile. E questi, il buon medico, come il buon legislatore di una città e l’accorto apicultore, deve tenerli lontano, facendo anzi in modo che possibilmente non vi nascano e, se pure vi nascano, siano sterminati con tutti i favi.»
«Sì, per Zeus» diss’egli, «e completamente.»
«E perciò» diss’io, «per vedere più nettamente ciò che cerchiamo, guardiamo la cosa a questo modo…»
«E come?»
«Distinguiamo col discorso tre categorie di persone in una città retta a democrazia, come difatti ci sono; di cui la prima, favorita dalla licenza, vi si sviluppa in maniera così larga come in una città oligarchica.»
«È vero.»
«Senonché nella città democratica è ben più pericolosa che in quella oligarchica.»
«E perché?»
«Perché nell’oligarchia dove non è tenuta in onore, ma esclusa dalle cariche pubbliche, rimane inoperosa e priva di forza: ma in una democrazia, fatte, secondo me, poche eccezioni, essa spadroneggia, e sono i più violenti che parlano ed agiscono; mentre il resto, circondando la tribuna, strepita, e non tollera che altri parli in senso diverso; cosicché in questo governo democratico tutti gli affari, ad eccezione di pochi, sono nelle mani di codesti maneggioni.»
«Certamente» disse.
«Ma nella moltitudine si distingue pure quest’altra classe di persone…»
«E quale?»
«Dove tutti, credo, mirano a far danaro, i più ordinati di loro natura diventano di solito i più ricchi.»
«È naturale.»
«E così, penso, i fuchi si trovano d’avere a loro disposizione moltissimo miele e ne succhiano a sazietà.» «Difatti» osservò, «come si potrebbe succhiarne da quelli che ne hanno ben poco?»
«E questi ricchi, secondo me, sono perciò chiamati erba da fuchi.»
«Così è» disse.
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