Anche perché
in assenza di una costante presenza di politica estera le tensioni si
aggravano. Lo testimonia la Libia che, seppur con la totale militarizzazione
del Paese, rappresenta la sistematica disintegrazione e il disfacimento
politico - istituzionale. Ricomporre le fazioni, da parte di chi la crisi l’ha
originata con una inutile e grave avventura militare, ha prodotto una guerra
civile che di fatto oggi vede due presidenti contendersi la leadership e tre
aeree di interesse geopolitico (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan) che dividono
quel Paese con inevitabili tensioni. La medesima catastrofica situazione si
ripete in Mali, ove di fatto le operazioni belliche guidate prima dalla Francia
ed ora dall’Italia, non hanno prodotto significativi risultati nella lotta al
terrorismo ma hanno messo in discussione gli storici rapporti con la Francia,
la cui storia colonizzatrice non viene più tollerata dalla popolazione locale.
La
credibilità della politica estera UE passa attraverso una minuziosa attenzione
alla guida delle missioni militari. E, a tal proposito, nel 2020 in sede di presentazione
del programma delle missioni militari in parlamento in qualità di relatore,
avanzai delle perplessità circa l’invio dei nostri militari nel Sahel. Oggi,
alla luce delle notizie che ci arrivano dal Mali, mi sembra doveroso chiedere
al Ministro della Difesa ed al Ministro degli Esteri di rivedere la nostra
presenza in quell’area, visto il mutato assetto politico e il nuovo assetto
organico del Paese africano con la Russia e, ribadisco, soprattutto per il
fallimento nella lotta al terrorismo, motivo per il quale si autorizzò la
missione. Acclarati i rapporti ostili delle forze occidentali con la
popolazione locale, sarebbe opportuno da parte del Governo rivedere la missione
stessa o indicare, qualora ci fossero, le ragioni della permanenza.
Sen. Marinella Pacifico, componente Esteri
Segretario Comitato Parlamentare Schengen, Europol e
Migrazione.
13 febbraio 2022
Ufficio Stampa:Vanessa Tomassini
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