Sospensione dalle lezioni fino a cinque giorni: questo il provvedimento adottato contro 67 studenti del liceo artistico Brera di Milano, i quali a dicembre avevano deciso di allontanarsi dalle aulee per protestare contro le temperature insostenibili dovute alla rottura dei caloriferi. In risposta alle disposizioni della preside, che in quell’occasione aveva richiesto anche l’intervento dei Carabinieri, gli studenti hanno organizzato nella giornata di ieri 13 dicembre una mobilitazione all’interno del cortile del liceo, per protestare contro le misure adottate nei loro confronti e rivendicare i propri diritti.
Sono 67 gli studenti del liceo artistico Brera di Milano che sono stati raggiunti da provvedimento disciplinare per aver protestato contro le temperature insostenibili all’interno delle aulee. A causa di un malfunzionamento nell’impianto di riscaldamento, infatti, nelle classi si è registrata una temperatura di 14 gradi, ben al di sotto dei 18 previsti dalla legge. Dopo che le richieste di intervento rivolte alla preside e ai pompieri sono cadute nel vuoto, gli studenti hanno deciso di allontanarsi dalle classi formando un corteo di protesta spontaneo e pacifico all’interno della scuola. La reazione della preside non si è fatta attendere: ad intervenire sono state infati le Forze dell’Ordine, che hanno riaccompagnato gli studenti nelle aulee. Cinque di loro sono stati identificati dai Carabinieri e successivamente sospesi dalle lezioni per un periodo di cinque giorni, con accuse di atteggiamenti aggressivi nei confronti delle Forze dell’Ordine, comportamenti che secondo gli studenti non sono mai avvenuti. Provvedimenti di sospensione della durata di un giorno hanno colpito più di 60 altri studenti, motivati dall’accusa di manifestazione non autorizzata. Per tutti rimane in vigore l’obbligo di frequenza.
La preside ha fornito una versione leggermente diversa da quella dei ragazzi. Tuttavia, il problema delle carenze edilizie nella scuola è ormai di lunga data e gli effetti che ne conseguono ricadono inevitabilmente sulla salute e sulla sicurezza degli studenti, che l’istituzione scolastica dovrebbe occuparsi di tutelare. La risposta alle rivendicazioni, in questo come in altri casi, è invece purtroppo sempre la stessa: la repressione tramite l’intervento delle Forze dell’Ordine come misura preferenziale rispetto al confronto tra le parti. Gli studenti sono anche stati accusati di aver violato le norme sul distanziamento causando un assembramento, frasi che riecheggiano ironicamente le accuse mosse ai lavoratori cosentini in corteo: sebbene si tratti di due contesti alquanto diversi, non può non saltare all’occhio una tendenza sempre più frequente ad utilizzare il pretesto della sicurezza sanitaria quando non si hanno risposte adeguate da fornire a chi manifesta scontento.
Come tuttavia dimostrato dal moltiplicarsi delle proteste, tra gli studenti come tra i lavoratori ed altri settori, l’approccio repressivo e l’impiego della forza non inducono al silenzio e all’accettazione. Semmai, la voce dei soggetti contro le ingiustizie si alza ancora più forte.
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