La paura di trovarsi dispersi da soli nelle onde della vita e delle svariate situazioni che questa ci pone di fronte quotidianamente, facendoci scegliere se bianco o nero e in base a questa scelta forgiare il nostro destino. L'album "Non lasciarmi più" sottolinea questa continua successione di scelte, offrendo tredici brani che vedono altrettanti protagonisti cimentarsi in prove di vita più o meno impegnative: storie di amori, amicizia, fratellanza, solitudine, opportunità e decisioni estreme, ma anche futili o addirittura solo immaginarie.
Spiega Carlo Audino a proposito dell’album: «Ecco il mio primo album, finalmente. Dopo un lungo anno passato dietro a mixer e microfoni si concretizza il risultato di tanta fatica artistica. Tredici brani che raccontano alcune sfaccettature del mio carattere e alcuni episodi della mia vita».
Racconta chi sei a chi sente parlare di te per la prima volta.
Bene: mi chiamo Carlo e fin da bambino non ho mai conosciuto la mia "erre"! Inoltre sono stato un bambino e adolescente molto timido. Mi sono sempre sentito parte della massa ma senza arte né parte. Con la chitarra e poi col canto, ho cominciato a rendermi più originale ed a mettermi in risalto, cosa che si contrapponeva alla mia giovanile timidezza, fino a sconfiggerla. E così adesso sono come un pittore che disegna quadri musicali di emozioni, soprattutto personali. Cerco di esprimermi il più apertamente possibile utilizzando la musica, sia nella creazione dei giusti giri armonici che nella cura degli arrangiamenti, e scegliendo le giuste parole che possano aiutare a descrivere la situazione e rappresentare esattamente i sentimenti provati. Certo che mi piacerebbe raggiungere l'apice osservando un mio ascoltatore che si commuove o gioisce solo indossando un paio di cuffie con dentro una mia canzone: questo sarebbe magnifico e significherebbe che si è riusciti a ricreare, con gli elementi messi a propria disposizione, uno strumento per veicolare le proprie emozioni. Per quanto riguarda le tematiche che preferisco trattare e quindi trasmettere nei contenuti, sono molto ampie. Mi piace ovviamente parlare dell'amore in tutte le salse (vedi "Lady Laura", "Il tuo seno", "Canzoni d'amore" e "Tela di ragno"), ma anche tematiche ambientali (ad esempio "Acqua e cenere" che uscirà a Gennaio 2022), sociali (droga, violenza, guerra, emancipazione, razzismo) e, perchè no, fantasiose, magari con lievi riferimenti a persone che sono esistite realmente vicino a me (vedi "Mago Merlino" e "Canto di Strega"). A volte mi piace indossare un costume di fantasia e raccontare una certa situazione indossando le vesti di un animale o di un oggetto (come la giovane vitellina ribelle in "Carolina" oppure un grazioso "pelosetto" che smarrisce il proprio padrone in "Non lasciarmi più"). In altre inseguo un donatore di sangue (vedi "L'uomo del sangue") oppure valorizzo l'amicizia ("La voce della radio").
Come è nata l’idea per il tuo album “Non lasciarmi più” e qual è il filo conduttore che unisce i brani?
La paura di trovarsi dispersi da soli tra le onde della vita e delle svariate situazioni che questa ci pone di fronte quotidianamente facendoci scegliere se bianco o nero e in base a questa scelta forgiare il nostro destino. L'album "Non lasciarmi più" sottolinea questa continua successione di scelte offrendo 13 brani che vedono altrettanti protagonisti cimentarsi in prove di vita più o meno impegnative: storie di amori, amicizia, fratellanza, solitudine, opportunità e decisioni estreme, ma anche futili o addirittura solo immaginarie. E così si tocca l'affettuoso disagio del "pelosetto" che si è smarrito ("Non lasciarmi più"), la fortissima connessione di due amanti ("Il tuo seno"), il ricordo di una storia nata e ormai sepolta nonostante impedimenti altrui ("Lady Laura"), un amore terminato drasticamente per un facile tradimento ("Adesso no"), due innamorati uniti per l'eternità sotto i colpi dei cecchini ("Bosko e Admira"), la triste solitudine di un ragazzo timido che non riesce ad esternare il proprio amore ("Tela di ragno"), l'affettuoso abbraccio delle onde in modulazione di frequenza di un'amica speaker ("La voce della radio"), il tentativo rude e consolatorio del flaccido Merlino ("Mago Merlino"), la crisi sentimentale della malvagia Strega Bugia ("Canto di strega"), il generazionale comportamento rivoluzionario contro i genitori ("Carolina"), il malinconico ricordo di serate passate a cantare in spiaggia con amici svaniti nel tempo ("Canzoni d'amore"), l'aiutare a tutti i costi persone sconosciute che lottano per la vita ("L'uomo del sangue") e, infine, il distacco tra fantasia e realtà nel dramma farneticante di un politraumatizzato su letto d'ospedale ("Autostop"). Tutti i brani sono vere e proprie fotografie di emozioni provate in particolari momenti della mia vita.
Invece, come è nata in te l’idea di fare musica? Cosa ti ha spinto a cominciare il tuo progetto musicale?
Nella mia famiglia si è sempre fatta molta musica: ricordo che ogni compleanno o festa comandata era la perfetta occasione per stare tutti insieme a mangiare, giocare e cantare! Mio zio suonava la fisarmonica e mio padre la chitarra. Era quindi inevitabile che noi, figli e nipotame vario, venissimo contaggiati dalla vena artistica. Nel 1979, ragazzo quindicenne, decisi di imbracciare la chitarra di mio padre che era appesa per la cinghia su due chiodi in sala da pranzo e, grazie ai primi rudimenti forniti proprio dal mio "boss", ho cominciato a suonarla e si è così aperta un'autostrada di possibilità ed occasioni che mi hanno aiutato sia nell'adolescenza da timido che nella vita successiva fino ad arrivare ai giorni nostri. In particolare dall'oratorio negli anni '80 sono nate due band ed io ero il chitarrista-cantante in entrambe. Mentre con una abbiamo fatto molta strada a livello locale, l'altra ha avuto problemi legati alla droga (negli anni 80 molto diffusa) e così ho perso due elementi per overdose e un terzo si è successivamente disintossicato. Io non ci sono cascato (per pura fortuna) ed ho proseguito il mio percorso artistico, oltre che di vita. La prima esibizione con un mio brano è stata proprio in occasione della "festa del donatore di sangue" dove presentai per la prima volta il brano "L'uomo del sangue". Sempre in quel periodo feci un provino alla RCA con "Lady Laura". Qualche anno più tardi partecipai ad una marea di concorsi tra cui Castrocaro (arrivai purtroppo afono alle semifinali!), l'Accademia della canzone di Sanremo (insieme allo sconosciuto Tiziano Ferro venimmo scartati alle semifinali per due anni consecutivi) e altri festivals (uno vinto con "Mago Merlino" e altri arrivando spesso in finale). Nel frattempo mi sono sposato, ho avuto un figlio, poi divorziato ed ho costantemente scritto canzoni che eseguivano una istantanea della mia vita in quel momento. Ho sempre continuato a suonare pianobar sia da solo che con la band del momento. Nel 2012 per un incidente motociclistico che mi ha quasi ucciso, ho dovuto reinventarmi come chitarrista, essendomi trasferito nel frattempo in Regno Unito (nel Kent). Li ho suonato in locali di Londra e della periferia a sud e infine, nel 2019, sono rientrato in Italia a causa della pandemìa. Da Febbraio di quest'anno ho deciso di pubblicare tutti i miei brani, sia vecchi che nuovi, arrangiandoli presso LR Studio di Lariano (RM) insieme al mio amico di vecchia data Riccardo Taddei (piano, tastiere e fisa) e col resto della mia nuova band, Simone Ceracchi (basso) e Luca Fareri (batteria).
Ci sono degli artisti in particolare che ti hanno ispirato?
Subito, appena imbracciata per la prima volta la chitarra di mio padre, mi sono costruito, come autodidatta, prendendo come riferimenti quelli che avevo a disposizione: mio fratello più grande (allora 25enne) come molti dei giovani dell'epoca, ascoltavano su musicassetta le canzoni, tra i tanti, di Fabrizio De Andre', Lucio Battisti, Francesco De Gregori e, soprattutto, Ivan Graziani. Infatti è quest'ultimo che, nonostante le influenze negli anni successivi di molti altri artisti, ha lasciato in me la sua impronta nel modo di comporre canzoni, suonare la chitarra e anche nel canto. Questo a tal punto che negli anni novanta ho cercato di staccarmi totalmente dal modello Ivan, visto che molti che ascoltavano le mie canzoni, non credevano neanche che le avessi scritte io! E così ho iniziato ad allargare gli orizzonti ed ho cominciato ad ascoltare musica di tutti i tipi e di tutto il mondo. Dopo la morte di Ivan i miei modelli, e quindi i miei influencers personali, divennero tutti i cantautori (in particolare Mango, Britti e Fossati) e molti artisti e band internazionali (Police, Queen, Richie, John, Nirvana, System of a down, ....).
Quali sono i tuoi buoni propositi per l’anno nuovo?
Il nuovo anno inizierà con una canzone dedicata all'ambiente ed al problema dell'inquinamento dal titolo "Acqua e cenere" ed a Febbraio, con "Micina", si descriveranno i maliziosi passi felpati di una gattina. A Marzo, con "Bisogno di lei", si affronterà il tema della violenza psicologica sulle donne. Mi piacerebbe anche organizzare un live. E poi chi vivrà vedrà .
* Realizzata in collaborazione con lo staff della Red&Blue Music Relations
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