Blockchain e Cryptovalute; bitcoin, ethereum, dogecoin, zetacash, iota, ripple, solana, polygon, cardano… E chi piú ne ha, piú ne metta! Si tratta solo di alcune delle cryptovalute legate alle relative blockchain.
Sentiamo sempre piú spesso parlare di queste, ma sempre piú spesso (e quindi sempre piú coerentemente) in relazione a blockchain.
Molti paragonano il potere distruttivo di questa complessa tecnologia all’impatto che ebbe internet nel lontano 2000. Essa è dotata di un altissimo contenuto tecnico, ovvero di una complessità tecnica significativa, ma i suoi ambiti di applicazione e gli impatti applicativi sono il focus che ci interessa approfondire in questa sede.
Nel pensare la presente rubrica sono stati privilegiati questi ultimi aspetti applicativi: i numerosi ambiti di applicazione e l’entità attesa degli impatti sono tali da non poter più ignorare il diffondersi della blockchain, ma soprattutto da rendere non funzionale una mancata conoscenza degli ambiti applicativi e delle sue caratteristiche di base.
Nonostante il focus di questo spazio, risulta evidente che una definizione minima non potrà essere evitata: la blockchain (banalmente, catena di blocchi) è un registro di informazioni cronologicamente ordinato e distribuito, oltre che immutabile, su piú nodi. Per eventuali approfondimenti si consigliano queste semplici letture.
Questa definizione può sembrare fuorviante o banale, ma a ben vedere le applicazioni sono dirompenti ed anche potenzialmente utopiche (od, ahimè, distopiche, al solito).
Il risvolto pratico di questa rubrica è determinato anche dal coinvolgimento delle aziende sul territorio attive sul tema, infatti, grazie alla loro collaborazione, sarà possibile approfondire il loro posizionamento al riguardo, le loro attese e i loro progetti attivi, dando direttamente loro la parola, con alcune interviste.
Ritornando alla definizione, gli aspetti rivoluzionari della tecnologia sono la decentralizzazione e l’immutabilità.
Con decentralizzazione si fa riferimento alla distribuzione del processo decisionale e di calcolo, proprio delle tecnologie informatiche, su più nodi, uscendo dalla dialettica server-client. Questo potenzialmente determina una distribuzione del processo decisionale nei sistemi complessi (sociali o tecnologici che siano, con i dovuti strumenti) data la possibile elusione, in vista delle declinazioni della tecnologia da un punto di vista tecnico, del suo accentramento. In altre parole: non è possibile, rispettate alcune determinate condizioni matematiche, viziare un processo di calcolo che è distribuito, in quanto non sito in un unico server ed in quanto, ad ora, non si possiederebbero (oppure si potrebbe possedere ad un costo inaccessibile) le risorse informatiche sufficienti.
La distribuzione riguarda anche la detenzione del registro delle transazioni effettuate: esso è infatti di proprietà di ogni nodo.
L’immutabilità del dato invece è il secondo aspetto fondamentale: il dato immesso non può essere variato, sempre a determinate condizioni matematiche. Ciò implica che essa possa essere verificato da terze parti e confrontato con la realtà osservata per una validazione, e dal momento in cui esso è distribuito in più nodi, ognuno di essi sarà libero di farlo in qualsiasi momento, senza restrizioni dettate dal suo accentramento.
Un processo più ‘democratico’, volendo.
In effetti, il presunto creatore del paper di riferimento della tecnologia, ormai l’inflazionatissimo Satoshi Nakamoto si rifà alla cultura Cypherpunk ed alla libertà rispetto a processi decisionali estremamente importanti oramai nella nostra vita ed anche estremamente accentrati nelle mani di poche, enormi, organizzazioni, come ad esempio le Bigtech od enormi intermediari del credito, piuttosto che holding finanziarie o gruppi multinazionali.
Questi due aspetti rendono estremamente interessanti le indefinite applicazioni della tecnologia:
infatti, decentralizzando (o distribuendo) sarà possibile ‘democraticizzare’ il potere legato all’accentramento di informazioni, o più in generale di asset, mentre rendendo immutabile si lega l’informazione ad un valore estremamente significativo: non sarà possibile variare ciò che si è ivi inscritto. È chiaro che sarà possibile inserire anche un’informazione errata o fraudolenta, facendo tanto da manifestare un errore umano, ma esistono sistemi di incentivi e disincentivi che portano ad identificare un equilibrio comportamentale ben preciso. Si pensi ad una realtà che decida di tracciare la propria filiera od il proprio distretto con la tecnologia e che fondi la sua ragion d’essere sulla correttezza dell’informazione veicolata verso la società in cui opera (ad esempio si veda un marchio di posizionamento elevato, operante secondo principi di elevata qualità e sostenibilità): con un corretto sistema di controlli a campione, qualora fosse inserito un dato errato, sarebbe possibile annichilire il vantaggio competitivo dell’organizzazione ‘disonesta’ nel momento in cui fosse soggetta al controllo. Tutta la rete, il mercato e gli stakeholder, acquisirebbero immediatamente l’informazione legata al risultato del controllo effettuato ed assocerebbero un immagine contrapposta a quella costruita dall’azienda, che si presenta invece come rispettosa di elevati standard. La credibilità dell’azienda verrebbe abbattuta data la violazione della correttezza dell’informazione e la sua associazione al marchio.
Ciò determina scenari sia positivi, utopici volendo, ma anche distopici.
Pensiamo ad un ambiente in cui gli operatori socio-economici riescano ad auto-organizzarsi distribuendo fra di essi stessi il potere decisionale su questioni legate alla capacità di spesa di un organo centrale e potendo, con le adeguate soluzioni organizzative, controllare il processo di voto in maniera anonima, distribuita e trasparente, eludendo il problema di eventuali brogli.
Od ancora, si immagini una società che riesca ad autofinanziarsi per progetti ad alto valore sociale con l’emissione di valuta in maniera decentralizzata, quindi slegata da momenti istituzionali distanti dalle reali necessità sociali (in questo caso sarebbe necessaria la proprietà della società di una adeguata struttura produttiva, ma potremo affrontare il discorso, più tecnico-economico, durante lo svolgimento della rubrica).
Altro caso: la veridicità di un’informazione che racconta la storia ed il valore di un marchio locale, operante secondo principi di qualità, sostenibilità ambientale e sociale contro gli ahimè molto diffusi plagi (cfr fenomeno dell’Italian Sounding). La tecnologia rappresenterebbe un fortissimo disincentivo a dette pratiche.
Infine, in questo brevissimo e non esaustivo elenco, potremmo enumerare la riforma del notariato italiano, od anche del catasto italiano, con evidenti benefici in termini di costi pubblici e privati nelle transazioni che necessitano di queste due istituzioni (e nel conseguente ricollocamento di risorse pubbliche e private verso processi virtuosi).
Chiaramente uno strumento potente deve essere usato in maniera saggia.
Si pensi ad un mondo in cui le macchine hanno forte centralità nelle relazioni umane ed in cui le informazioni personali e sensibili possano diventare indelebili fra tutti i nodi.
Od anche, un mondo eternamente connesso in cui alcuni nodi sono rappresentati da macchine che permettono o meno l’accesso della persona a servizi di vario genere, anch’essa un nodo, grazie a
determinati requisiti squisitamente quantitativi, senza deroghe. Si rischierebbe la ‘disumanizzazione’ di molte realtà.
In questa introduzione, estremamente qualitativa e superficiale, si è voluto dare un’indicazione circa la portata della tecnologia.
La nostra intenzione è di proseguire verso il coinvolgimento di alcune realtà attive sul tema, in quanto sono sempre di più e il loro tasso di crescita aumenta. La rivoluzione tecnologica, nuovamente, è molto più vicina di quanto si possa pensare ed interesse di tutti comprendere bene ed utilizzare anche meglio questo strumento potentissimo.
Con il coinvolgimento attivo di queste realtà che si sono rese disponibili a raccontarsi ed a raccontare i loro progetti al riguardo potremo capire più profondamente lo stato dell’arte.
Esse provengono da più settori e svolgono la loro attività in maniera molto differente: sarà divertente comprendere dove e come applicare la tecnologia blockchain.
E dove il nostro caotico mondo ci stia portando.
FONTE: http://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/il-futuro-della-blockchain/
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