L’obiettivo di quell’impegno è stato raggiunto nel 2018, quando il governo di Lima ha istituito il Parco nazionale di Yaguas, nella regione nord-orientale di Loreto. L’area protetta, si legge sul sito del Golden Prize, è considerata un esempio di “megadiversità” biologica, essendo la casa di oltre 3mila specie di piante, 500 specie di uccelli, 550 di pesci e di svariati mammiferi. Chicaje si è distinta anche per la capacità di fare rete, osservano i promotori del premio, avendo messo insieme gli sforzi di funzionari governativi, attivisti ambientali locali e internazionali e scienziati. Premiato anche il fatto di aver permesso un consenso sulla creazione del parco in 23 delle 29 comunità native che vivono ai margini dell’area, tra le quali ci sono anche i bora.
Nel 2017 la vincitrice del Prize, che ha iniziato a difendere la foresta quando aveva solo 16 anni, prese parte anche alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cop23, che si tenne in Germania, come parte della delegazione peruviana. Chicaje ha detto all’emittente britannica Bbc che l’attuale Yaguas è “un luogo sacro” per i nativi, che quindi non potevano sopportare di “vederlo distrutto”. Questa parte di foresta è stata anche teatro, negli anni a cavallo tra il 19esimo e il 20esimo secolo, della morte o dello sfollamento di decine di migliaia di nativi, fino a 100mila secondo alcune stime. Gli abitanti della zona tentarono infatti a sottrarsi alla schiavitù che gli venne imposta dai produttori della gomma. Un’economia questa, all’epoca in grande espansione. Chicaje era stata nominata al premio, che viene consegnato a sei attivisti di altrettante diverse regioni del mondo, insieme al leader della comunità huitoto Benjamin Rodriguez, deceduto a causa di complicazioni legate al Covid-19 l’anno scorso.
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