Negli ultimi anni l’idrogeno è diventato uno dei vettori energetici su cui maggiormente le analisi, le aspettative e le strategie riguardanti la transizione ecologica si stanno focalizzando.
L’idrogeno appare in prospettiva come un volano importante per promuovere a livello sistemico le politiche di transizione ecologica. Esso può rappresentare un vettore di energia di grande importanza e aiutare a conseguire una decarbonizzazione dei sistemi produttivi in tempi accelerati, sfruttando la natura dual use di alcune infrastrutture come quelle oggi utilizzate per il trasporto e lo stoccaggio del gas. Infatti, l’utilizzo di idrogeno è particolarmente importante nei settori “hard to abate”, ossia quelli la cui riduzione delle emissioni ad effetto serra è difficilmente conseguibile, quali, ad esempio, la produzione di ammoniaca, fertilizzanti e altri prodotti chimici, cemento, acciaio e trasporti pesanti.
L’idrogeno, sottolinea Industria Italiana, “non genera nei suoi vari utilizzi emissioni climalteranti e inquinanti e può essere trasportato e stoccato utilizzando le infrastrutture già esistenti”. L’associazione Hydrogen Council, tra le principali ad essere attive nella ricerca sulle tecnologie e i metodi di produzione della filiera di questo importante vettore energetico, ha stimato che nei prossimi anni il valore complessivo dell’economia dell’idrogeno è destinato ad aumentare esponenzialmente, passando dai circa 100 miliardi di dollari l’anno di oggi a 2.500 miliardi di dollari nel 2050. Stime di Snam del 2019 segnalano che esso potrebbe arrivare quasi un quarto (23%) della domanda nazionale di energia entro il 2050 in uno scenario di decarbonizzazione al 95%.
La diffusione dell’idrogeno può produrre dirompenti effetti sulla decarbonizzazione
Dalla mobilità sostenibile all’alimentazione di filiere complesse di matrice industriale come quella dell’acciaio, la generazione di idrogeno “verde”, ossia prodotto da fonti rinnovabili, può essere il fondamentale acceleratore per consentire un’espansione della transizione ecologica e, soprattutto, una sua diretta applicabilità sul mercato. Come sempre, però, anche in questo ambito è necessario adottare le opportune azioni volte all’evoluzione tecnologica. L’efficienza appare, una volta di più, il driver su cui misurare il connubio tra tecnologia ed energie rinnovabili: se infatti l’idrogeno può aiutare la decarbonizzazione, aumentare l’efficienza sul fronte della sua generazione e del suo stoccaggio può contribuire a generare un circolo virtuoso.
CESI, azienda milanese attiva nella consulenza alle imprese e alle utilities del settore energetico che assiste i clienti nella ricerca di processi ottimali di innovazione e trasformazione tecnologica, da tempo ha colto la necessità di considerare la questione a livello di filiera. CESI, già da anni, realizza studi che sulla base di scenari paneuropei al 2030 e 2040 simulano il comportamento orario del sistema elettrico interconnesso rappresentando i vari modelli di mercato e considerando le più avanzate tecnologie di monitoraggio (smart grids). Ciò al fine di mettere in evidenza gli investimenti ottimi dei sistemi energetici.
Matteo Codazzi – CEO di CESI – sul numero di febbraio di Nuova Energia ha analizzato il ruolo capitale attribuito dalla sua azienda alla filiera dell’idrogeno. Codazzi sottolinea che una sfida decisiva per la transizione sarà quella di evitare di trovarsi “nella condizione di avere una quota rilevante di energia prodotta da rinnovabili che rischia di non essere sfruttata appieno” per mismatch tra domanda e offerta o picchi di generazione cui non corrisponda una domanda di energia. In questo contesto, un modo per utilizzare l’energia rinnovabile nei momenti in cui questa risulta in eccesso rispetto alla richiesta del sistema elettrico può essere quello che prevede la produzione flessibile di idrogeno da stoccare per usi futuri. Per Codazzi, premessa fondamentale a quest’azione volta alla flessibilizzazione del sistema energetico è però la disponibilità di elettrolizzatori, che presentino alti livelli di efficienza..
CESI ha anche fornito sostegni concreti a progetti quali quello definito dall’Ecole polytechnique fédérale de Lausanne (EPFL), in Svizzera, che ha implementato un impianto di generazione e produzione dell’idrogeno in forma efficiente utilizzando l’energia solare.
Come ogni rivoluzione e cambio di paradigma, anche l’ingresso massiccio dell’idrogeno verde nel tessuto produttivo e nel mondo che sta plasmando la transizione energetica dovrà essere supportato da un ampio e massiccio programma di ingegnerizzazione e efficientamento tecnologico. La chiave di lettura del realismo e del pragmatismo deve guidare ogni azienda nell’implementare l’applicazione della rivoluzione tecnologica al settore energetico. E la guida a livello di filiera che aziende come CESI possono garantire rappresenta la necessaria cinghia di trasmissione per far sì che i cambiamenti diventino presto realtà.
FONTE: https://it.insideover.com/energia/la-rivoluzione-dellidrogeno-e-la-sfida-dellefficienza.html
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