Dagli Stati Uniti al Canada, dall’America alla Cina. Ricerche accademiche, informazioni riservate e report altamente sensibili potrebbero essere transitati, con estrema facilità e in maniera teoricamente legale, da un lato all’altro del pianeta. È così che, nel corso degli anni, i laboratori cinesi avrebbero incrementato a dismisura il loro know-how negli ambiti più disparati della ricerca scientifica, compresa quella inerente alla trasmissibilità dei virus. Sia chiaro: non sappiamo se il Sars-CoV-2 sia fuoriuscito dal Wuhan Institute of Virology (WIV). Ma, se così fosse, è plausibile immaginare che l’eventuale incidente possa essere stato indirettamente favorito dalla “pericolosa” connessione esistente tra le strutture americane e i centri cinesi.
In ogni caso, al netto della vicenda Covid, è quasi certo che molteplici contenuti classificati siano passati da un laboratorio all’altro. Per quale motivo? Semplice. Basta seguire il filo rosso che lega Washington a Ottawa, e che dal Canada si dirama fino a Pechino. Stati Uniti e Canada, in virtù dell’accordo di condivisione della difesa nordamericano, condividono tra loro le cosiddette informazioni classificate. Con questo termine indichiamo documenti di qualsiasi forma – cartacei, digitali, audio o video – ai quali hanno accesso un ristrettissimo numero di persone a causa dell’importanza dei loro contenuti.
Informazioni classificate: dagli Usa alla Cina via Canada?
Come ha sottolineato Asia Times, esiste una forte possibilità che alcune informazioni americane classificate siano arrivate in Canada, e da qui alla Cina. La connessione che ci interessa analizzare non riguarda tanto i legami che uniscono i governi di Paesi citati, quanto le relazioni tra i laboratori nazionali. A quanto pare, qualche anno fa, lo US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases (USAMRIID) di Fort Detrick, nel Maryland, era solito lavorare di sponda con altri laboratori americani e stranieri, tra cui, probabilmente, anche alcune strutture cinesi. Sappiamo che Fort Detrick era collegato al National Microbiology Lab canadese di Winnipeg, un centro di ricerca a sua volta – pare – “penetrato” completamente dai cinesi, incluso un membro della China’s biowarfare community.
È utile leggere quanto riportato dal quotidiano canadese Globe and Mail: “Uno dei ricercatori cinesi, Feihu Yan, dell’Accademia di scienze mediche militari dell’Esercito di liberazione del popolo (PLA), ha lavorato per un periodo di tempo presso il laboratorio di Winnipeg, una struttura di livello 4 attrezzata per gestire alcune delle malattie più mortali del mondo”. Non è finita qui, perché nel laboratorio pare ci fossero almeno sette scienziati cinesi. Due di loro, Xiangguo Qiu e suo marito, il biologo Keding Cheng, sono stati licenziati nel gennaio 2021, complice l’intervento del Canadian Security Intelligence Service, per non meglio specificati “motivi di sicurezza nazionale”. L’ipotesi più allettante? La coppia potrebbe aver inviato campioni di virus mortali al laboratorio di Wuhan.
Falle americane e canadesi
Detto altrimenti, i laboratori americani e canadesi avrebbero indirettamente collaborato con il WIV in Cina per creare un coronavirus più letale e trasmissibile così da ideare una cura per scongiurare eventuali pandemie globali. Se così fosse, oltre alla struttura di Wuhan, anche i centri americani, tra cui Fort Detrick, il CDC e il National Institutes of Health (NIH) avrebbero bisogno di ulteriori indagini. È infatti possibile che le eventuali ricerche effettuate oltre la Muraglia possano essere identiche a quelle effettuate al di là dell’Oceano.
In particolare, i riflettori sono puntati sugli studi gain-of-function, attuati negli Stati Uniti e, forse, anche in Cina. È proprio a causa di studi del genere che Washington sarebbe stata costretta a chiudere momentaneamente alcuni laboratori. Il CDC è emblematico: “Le due violazioni (avvenute a Fort Detrick) segnalate dall’USAMRIID al CDC hanno dimostrato un fallimento del laboratorio dell’esercito nell’implementare e mantenere procedure di contenimento sufficienti a contenere agenti o tossine selezionate che sono state effettuate da operazioni nel livello di biosicurezza 3 e 4“. Insomma, nonostante il più alto livello di sicurezza, alcuni errori avrebbero creato problemi tali da costringere le autorità americane a interrompere gli studi.
Il WIV cinese, per la cronaca, è un laboratorio di livello 4 ma, a quanto pare, non tutta la struttura avrebbe seguito standard adeguati. Dulcis in fundo, c’è un altro aspetto da considerare. Nel 2017 e nel 2018 gli Stati Uniti hanno effettuato almeno due ispezioni al laboratorio di Wuhan. Perché mai un team di ispezione statunitense è riuscito a entrare più volte in un laboratorio cinese? Pare che gli americani fossero in possesso di uno status speciale a causa della cooperazione di alto livello e top secret perpetuato tra gli Stati Uniti, la Cina e altri partner, tra cui il Canada.
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