Nata nel 1942 nell’allora Indocina francese, Trần Tố Nga si è distinta sin da giovanissima per la sua determinazione nella lotta contro i colonizzatori. A soli tredici anni, la sua attività politica aveva indispettito le autorità francesi a tal punto che, per evitare un arresto, dovette trasferirsi da Sài Gòn, ancora sotto il giogo coloniale, ad Hà Nội, capitale del nuovo Vietnam indipendente proclamato dieci anni prima da Hồ Chí Minh. Dopo aver ottenuto la laurea ed essere diventata una giornalista, la ventiduenne Nga viaggiò a piedi per quattro mesi al fine di tornare nel suo sud, dove si unì alla guerriglia dei Việt Cộng, questa volta contro gli occupanti statunitensi.
Nel 1966, mentre si trovava presso Củ Chi, Nga rimase vittima dell’agente arancio, come narra nella sua autobiografia, pubblicata in Francia nel 2016 con il titolo di “Ma Terre empoisonnée” (“La mia Terra avvelenata”): “Una pioggia viscida mi scese sulle spalle e mi coprì la pelle. Venni colta da un attacco di tosse”. Nga riuscì ad evitare un esito peggiore lavandosi immediatamente, ma non sapeva cosa fosse quella strana sostanza che gli imperialisti statunitensi stavano spargendo per tutta la foresta vietnamita.
Nel 1968, ancora in piena guerra, Nga diede alla luce la sua primogenita, Việt Hải: solo allora toccò con mano la crudeltà del nemico. La bambina, infatti, nacque con una grave deformazione al cuore, la tetralogia di Fallot, e morÌ a soli diciassette mesi nella giungla. Anche le altre figlia di Nga, nate nel 1971 e nel 1974, soffrono di gravi problemi congeniti alle ossa e al cuore, mentre la stessa Nga ha successivamente sviluppato un cancro al seno ed una grave malattia del sangue nota come alfa talassemia, oltre ad una forma rara di allergia all’insulina, che le impedisce di curare adeguatamente il suo diabete. Secondo Nga, tutte queste patologie sono ascrivibili alle conseguenze dell’utilizzo dell’agente arancio da parte dell’esercito statunitense: analizzando i documenti rilasciati dallo stesso esercito nordamericano, ha infatti potuto constatare che tutte le patologie di cui soffrono i membri della sua famiglia fanno parte di un elenco di 17 malattie che sono state rilevate anche negli stessi soldati statunitensi che hanno fatto uso di queste sostanze chimiche.
Nel frattempo, Nga finì anche in carcere, imprigionata tra il 1974 ed il 1975, anno della fine della guerra, da parte delle autorità filostatunitensi del Vietnam del Sud. Dopo la riunificazione nazionale, Nga insegnò presso diverse scuole superiori ed università di Sài Gòn, ora ribattezzata Hồ Chí Minh City. Nel 1993 si trasferì in Francia, occupandosi di attività di beneficenza, e ricevendo anche la Legion d’Onore, il più alto ordine al merito francese. Dal 2008 si occupa in particolare delle vittime dell’agente arancio in Vietnam e in Francia, dove esiste una numerosa comunità vietnamita: “Un giorno ho visitato una famiglia e ho incontrato una persona il cui intero corpo è deformato, con braccia e gambe storte, e gobbe sia nella parte anteriore che posteriore del corpo. Sono scoppiata immediatamente in lacrime”, ha ricordato. “In quel momento ho capito che qualunque miseria avessi vissuto nella mia vita non avrebbe mai potuto essere paragonata alla sofferenza di queste persone. Per giorni dopo quella visita, non sono riuscita a dormire bene. Se non faccio niente, allora chi lo farà?”.
Nel 2014, dunque, Nga ha deciso di fare causa presso la corte di Évry, un sobborgo di Parigi, contro 14 multinazionali che hanno prodotto le sostanze chimiche utilizzate nel corso della guerra, compreso il colosso Monsanto, ora di proprietà della tedesca Bayer, ma anche Dow Chemical, Harcros Chemicals, Uniroyal Chemical e Thompson-Hayward Chemical. Incredibilmente, infatti, ad oggi i veterani statunitensi, sudcoreani ed australiani che hanno utilizzato l’agente arancio contro la popolazione vietnamita hanno ottenuto un risarcimento per le conseguenze subite, mentre nessuna compensazione è stata riconosciuta ai civili vietnamiti vittime di questo orrore. “Vorrei invitare tutti voi, tutti gli americani, tutti gli avvocati, a venire in Vietnam con me e vedere di persona le conseguenze dell’agente arancio; e sono sicura che non avrete mai più il coraggio di difendere coloro che hanno causato tali conseguenze”, ha dichiarato alla corte di Évry.
Secondo i dati oggi disponibili, almeno cinque milioni di persone sarebbero state vittima dell’agente arancio, prevalentemente in Vietnam, ma anche in Laos e Cambogia. Tra il 1961 ed il 1970, l’esercito statunitense ha cosparso questi territori di 76 milioni di litri di questo diserbante, considerato come tredici volte più tossico del glifosato. Oltre alle conseguenze sugli esseri umani, l’agente arancio ha arrecato gravi danni agli ecosistemi, distruggendo piante, inquinando il suolo ed avvelenando gli animali. Ancora oggi, ogni anno, circa 6.000 bambini nati in Vietnam vengono diagnosticati con malformazioni congenite ascrivibili all’agente arancio.
“Non sto combattendo per me stessa, ma per le mie figlie e per i milioni di vittime“, ha detto Nga quando ha dato il via al procedimento giudiziario. “Questo non è solo il mio processo, non è solo il mio combattimento. Ormai, il nome Trần Tố Nga dovrebbe essere solo un simbolo. Questa è una lotta per il popolo, per la verità”. Per questo, Nga ha ottenuto il pieno sostegno di numerose ONG e del governo vietnamita. Lê Thị Thu Hằng, portavoce del ministero degli Esteri, ha ricordato che il Vietnam “sostiene le vittime dell’agente arancio che rivendicano la responsabilità legale dalle aziende chimiche statunitensi che hanno prodotto e commerciato l’agente arancio durante la guerra in Vietnam”.
La linea di difesa della Monsanto e delle altre multinazionali coinvolte afferma che l’agente arancio è stato creato “sotto la sola gestione del governo degli Stati Uniti per scopi esclusivamente militari“. L’avvocato della Monsanto, Jean-Daniel Bretzner, ha detto alla corte che le società “hanno agito su ordine di un governo e per suo conto” e, poiché non ci si può aspettare che il governo degli Stati Uniti risponda a un tribunale straniero per le sue azioni di guerra, le società dovrebbero a loro volta essere immuni da procedimenti giudiziari. Bertrand Repolt, legale dell’accusa, ha risposto che ci sono abbastanza elementi per verificare che la Monsanto fosse a conoscenza della pericolosità della sostanza, ed ha sottoposto all’attenzione della corte “scambi di corrispondenza interna degli anni ’60, a dimostrazione di questa perfetta conoscenza della sua pericolosità”. “Se non riusciamo a stabilire la responsabilità legale, davanti a un tribunale francese o un altro tribunale straniero, l’unico modo ragionevole ed efficace che avremo a disposizione sarà il canale diplomatico, vale a dire un impegno degli Stati Uniti a beneficio del Vietnam per riparare i danni causati dalla guerra, in particolare dell’agente arancio”, ha aggiunto l’avvocato Repolt.
Lo scorso 10 maggio, la corte di Évry ha in effetti stabilito di non avere la giurisdizione per giudicare un caso che coinvolge le azioni in tempo di guerra del governo degli Stati Uniti. Il tribunale francese ha affermato che le società stavano agendo “su ordine” del governo degli Stati Uniti, che era impegnato in un “atto sovrano“. Tuttavia, Nga ha immediatamente palesato l’intenzione di fare ricorso contro questa decisione: “Sono delusa, ma non triste. Arrivare alla decisione del 10 maggio è già una vittoria. Voglio ringraziare tutti coloro che mi supportano. Continueremo la lotta”, ha affermato.
Bertrand Repolt e gli altri due avvocati dell’accusa, William Bourdon e Amélie Lefebvre, hanno rilasciato un documento nel quale ricordano come le aziende abbiano partecipato di propria iniziativa al bando di gara lanciato da Washington per la produzione dell’agente arancio, affermando inoltre che “le raccomandazioni formulate dall’amministrazione americana non richiedevano la fabbricazione di un prodotto contenente un livello di diossina alto come quello dell’agente arancio. Ciò è stato solo il risultato di una libera iniziativa delle società interessate“.
https://www.lacittafutura.it/esteri/una-donna-vietnamita-sfida-monsanto-e-l%e2%80%99imperialismo-usa
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione