Continuano circolare rapporti affidabili che il presidente Biden intenda convocare un “summit delle democrazie” per quest’estate, anche se le preoccupazioni che un raduno del genere possa diventare un evento di super-diffusione del coronavirus, potrebbero far ritardare questo incontro. L’obiettivo implicito è quello di creare un blocco politico e diplomatico (e forse anche militare) di paesi “democratici” con lo scopo di contenere il potere e l’influenza dei due principali stati “autoritari”, Russia e Cina, e per contrastare la presunta crescita dell’autoritarismo a livello globale. Si tratta di un concetto profondamente viziato sia concettualmente che in termini di esecuzione. Infatti, il perseguimento di questa perniciosa chimera ha il potenziale di colpire le già fragili relazioni dell’America con diversi paesi importanti e di aumentare i rischi per la sicurezza e il benessere del popolo americano.
Biden e i suoi consiglieri chiave avevano espresso il proprio desiderio di creare una lega di democrazie (naturalmente sotto la benevola guida di Washington) anche prima che l’amministrazione entrasse in carica. Lo stesso presidente Biden aveva dato notevole risalto a questa proposta durante la campagna elettorale del 2020. Lui e altri funzionari avevano anche esortato gli attuali partner dell’alleanza democratica di Washington a creare un fronte comune contro Mosca e Pechino.
Nei commenti rilasciati il 28 dicembre, l’odierno presidente americano ha dichiarato che “poiché competiamo con la Cina e riteniamo il governo di Pechino responsabile di suoi abusi nel campo del commercio, della tecnologia, dei diritti umani e su altri fronti, la nostra posizione sarà molto più forte quando stabiliremo coalizioni con partner e alleati che la pensano come noi per fare causa comune in difesa dei nostri interessi e valori condivisi”. Biden ha aggiunto che “per quanto riguarda qualsiasi questione importante per le relazioni tra Stati Uniti e Cina, noi siamo più forti ed efficaci quando siamo affiancati da nazioni che condividono la nostra visione per il futuro del nostro mondo”.
Il discorso del presidente alla conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco nel febbraio 2021 ha trasmesso ancora più enfaticamente la sua convinzione sia nella solidarietà democratica che in una presunta minaccia autoritaria globale. “Siamo nel mezzo di un fondamentale dibattito sul futuro e sulla direzione del nostro mondo. Siamo ad un punto di flessione tra coloro che ritengono che, date tutte le sfide che abbiamo davanti… l’autocrazia sia il modo migliore per andare avanti e coloro che comprendono che la democrazia è essenziale, essenziale per affrontare queste sfide”. Una più intensa cooperazione tra le democrazie del mondo è imperativa, ha sottolineato. “Spero che le vostre democrazie si uniranno a noi in questo impegno di vitale importanza”.
Biden non ha lasciato dubbi sui due principali paesi che rappresentano una “minaccia” ai valori democratici. “Dobbiamo prepararci insieme per una competizione strategica a lungo termine con la Cina. Il modo in cui gli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia lavorano insieme per assicurare la pace e difendere i nostri valori condivisi e far progredire la nostra prosperità in tutto il Pacifico sarà tra gli sforzi più importantiche intraprenderemo“. La sua animosità nei confronti di a Pechino era chiara, ma la sua ostilità verso Mosca sembrava ancora più pronunciata. Biden ha sostenuto che la solidarietà democratica “è anche il modo in cui saremo in grado di affrontare la minaccia della Russia. Il Cremlino attacca le nostre democrazie e supporta la corruzione per cercare di minare il nostro sistema di governo”. Le sfide con la Russia “possono essere diverse da quelle con la Cina, ma sono altrettanto reali”.
Il mese successivo, il segretario di Stato Antony Blinken ha anche esortato le democrazie europee a “contrastare” sia la Russia che la Cina. Per tutta la retorica sui valori democratici condivisi, nelle varie esortazioni dell’amministrazione Biden c’era il tono inconfondibile di un desiderio sottostante di un’alleanza anti-Russia e anti-Cina basata su calcoli geostrategici e geopolitici a sangue freddo.
Parlando di un summit delle democrazie e, ancor meno, di una creazione di una lega organizzata delle democrazie, sorgono molteplici problemi. Ci sono già speculazioni su quali paesi saranno o non saranno inclusi nell’elenco degli invitati al conclave. A quanto sembra, sarà Washington a decidere quali paesi hanno i requisiti necessari per qualificarsi come “democratici”. Alcuni degli alleati della NATO potrebbero scoprire che i loro inviti si sono persi nella posta – a meno che l’amministrazione Biden non voglia praticare un’ipocrisia di alto livello. Nessuna persona seria può sostenere che il regime di Recey Tayyip Erdogan in Turchia sia ancora una vera democrazia – non con migliaia di oppositori politici che languono in prigione e con i media indipendenti che vengono trasferiti con la forza ai compari di Erdogan.
Altri membri della NATO, in particolare l’Ungheria e la Polonia, non sono lontani dalla Turchia nella scala dell’autocrazia. Ma gli Stati Uniti snobberanno ostentatamente alcuni dei loro stessi partner dell’Alleanza? O i funzionari degli Stati Uniti sorvoleranno convenientemente su tali difetti, anche se così facendo si indebolirebbe la causa morale contro una Russia autocratica? Washington affronta un problema simile con alcuni dei suoi altri regimi preferiti in Europa orientale, in particolare quelli in Kosovo e Ucraina. La tensione tra le richieste statunitensi di purezza democratica e le considerazioni strategiche può diventare ancora più acuta rispetto al governo sempre più autoritario del primo ministro Narendra Modi in India.
Anche se i funzionari dell’amministrazione Biden sembrano credere che stabilire una lega di democrazie e creare un’alleanza strategica contro la Russia e la Cina siano obiettivi pienamente compatibili, in realtà non lo sono. Alcuni paesi genuinamente democratici, come il Giappone e la Corea del Sud, sono cauti nell’unirsi a una crociata guidata dagli Stati Uniti contro i loro potenti vicini. Altri paesi che potrebbero essere interessati a far parte di un fronte comune contro una o entrambe queste potenze non sono in grado di gabellarsi come stati democratici.
Data la sua storia di ipocrisia sulla questione della democrazia, l’amministrazione Biden potrebbe optare per una flagrante ipocrisia. Dopo tutto, i funzionari statunitensi durante la Guerra Fredda non hanno avuto problemi a presentare alcuni dei regimi più criminali del pianeta come membri del “Mondo Libero” – purché seguissero la guida di Washington e si opponessero all’Unione Sovietica. Anche durante l’era post-Guerra Fredda, le amministrazioni statunitensi hanno mantenuto buone relazioni con nazioni come l’Arabia Saudita e l’Egitto.
La probabile ipocrisia che avvolgerà i piani per una lega delle democrazie è abbastanza brutta, ma la nozione di una crociata democratica contro la Russia e la Cina è potenzialmente molto pericolosa. Le dure politiche di Washington stanno già creando tensioni allarmanti sia con Mosca che con Pechino, e queste politiche stanno spingendo i due paesi insieme per difendere i loro interessi fondamentali. L’amministrazione Biden deve cercare modi per ridurre, non esacerbare, queste tensioni. Invece, i funzionari statunitensi sembrano intenzionati a perseguire una serie di misure che potrebbero provocare una crisi con una conseguente alleanza russo-cinese. Il vertice delle democrazie proposto da Biden e il suo piano più ampio per un’alleanza democratica globale è un’ulteriore copertura retorica per una doppia politica di contenimento che potrebbe facilmente esplodere in faccia a Washington. Prima questo schema viene abbandonato, meglio è.
Traduzione di Francesco Paparella per ComeDonChisciotte
https://comedonchisciotte.org/lo-schema-fraudolento-della-lega-delle-democrazie/
TITOLO ORIGINALE: "Lo schema fraudolento della “lega delle democrazie”"
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