Il 25 maggio, con una sentenza di enorme importante, la Gran Camera della Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che il sistema di sorveglianza di massa del Regno Unito ha violato il diritto alla riservatezza e alla libertà d’espressione, in quanto non prevede adeguate ed efficaci garanzie end-to-end per evitare abusi e arbitrarietà”.
Ad adire l’organo di giustizia del Consiglio d’Europa erano state una serie di Ong, tra cui Amnesty International, l’Iniziativa egiziana per i diritti della persona, l’Unione Americana delle Libertà Civili e Privacy International, dopo che nel 2013 Edward Snowden aveva rivelato che i servizi d’intelligence del Regno Unito stavano intercettando e utilizzando quotidianamente comunicazioni private di milioni di persone, attraverso il cosiddetto “programma Tempora”.
I servizi di Londra avevano anche spiato del tutto illegalmente le comunicazioni di Amnesty International e dell’Ong sudafricana Legal Resource Centre.
* Portavoce di Amnesty International Italia, di cui fa parte dal 1980. Autore e coautore di numerose pubblicazioni sui diritti umani, l'ultima delle quali è "Srebrenica. La giustizia negata" (con Luca Leone, Infinito Edizioni 2015). Blogger per il Corriere della Sera, il Fatto quotidiano, Articolo 21 e collaboratore di Pressenza.
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