Analizzare la base ideologica propria dell’America Latina ci permette di intravedere elementi che contribuiscono alla discussione sulla Multipolarità.
L’erosione dell’attuale ordine globale
Come numerosi accademici [1], pensatori [2] e liders [3] hanno sostenuto, ci troviamo dinnanzi ad un momento cardine: è lampante la crisi globale del sistema liberale e occidentale [4].
Mano a mano che gli schemi dell’ordine mondiale occidentale del ’45 e del ’91 si indeboliscono, nuove tensioni appaiono: geopolitiche, così come sociali ed economiche. Alle leadership latinoamericane il compito di affrontare gli abbozzi del nuovo ordine globale post Covid-19.
Globalizzazione – Nuovo Ordine Mondiale e Multipolarità: una visione dal Sud
Analizzare la base ideologica propria dell’America Latina, e del Cono Sur nel caso particolare di Argentina e Brasile, ci permette di intravedere elementi che contribuiscono alla discussione sulla Multipolarità.
Decenni prima della discussione circa la possibilità della Multipolarità, nel secolo XXI nel pensiero del leader argentino Juan Domingo Perón l’evoluzione naturale dell’umanità avrebbe portato alla tappa dell’Universalismo (termine che potremmo estrapolare da quello di Globalizzazione) che avrebbe implicato la rottura di tutti i limiti spaziali e temporali riferiti all’attività e al legame umano [5].
In questo nuovo ordine, Perón sosteneva che soltanto per mezzo del Continentalismo [6] – ovvero la conformazione coesiva in grandi blocchi geopolitici – i popoli, i grandi gruppi umani referenziati in identità, i poli culturali-civilizzatori, le affinità geografiche – storiche in comune avrebbero potuto “avere una voce” dentro il concerto degli assunti globali ed essere “soggetti” e non “oggetti” delle altre forze vive del Sistema-Mondo [7].
Pertanto, da questa analisi, il blocco continentale sudamericano e latinoamericano si sarebbe basato sulla concezione e la prassi (l’azione in direzione) individuata nella costruzione della Patria Grande.
Questi concetti proprio del peronismo argentino non perdono di validità in un momento in cui si si osservano abbozzi di un ordine mondiale con una conformazione più multipolare.
Diversi attori geopolitici attualmente realizzano azioni in favore di un ordine mondiale meno Unipolare; l’America Latina ha l’opportunità di conformarsi come polo in questo nuovo schema, nonostante le diffidenze e gli stratagemmi messi in atto dal Paese che è ancora egemone a livello mondiale (Stati Uniti). Questo dipenderà in larga parte dall’auto-coscienza, dalla determinazione e dall’abilità strategica delle classi dirigenti della Regione.
L’attuale panorama internazionale presenta grosse sfide, ma al contempo altrettante opportunità. Soffiano nuovi venti, a livello globale e regionale.
Una nuova mappa politica regionale
Durante questo 2021 l’America Latina vivrà un intenso anno elettorale che potrebbe riconfigurare la mappa politica regionale in un senso che segnerebbe gli anni futuri.
In questo contesto, ed in ragione delle mobilizzazioni sociali e delle vittorie elettorali degli ultimi due anni [9] – ed ancora, dopo il recente trionfo di Andrés Arauz in Ecuador, il processo costituente in Cile e la riabilitazione giudiziaria nei confronti di Luis Ignacio Lula da Silva in Brasile – emerge un disegno decisamente favorevole per i governi progressisti e nazional-popolari [10].
Governi che, nonostante tutti i loro difetti, si caratterizzano per l’intento di contrastare il peso dell’influenza statunitense nella Regione, incoraggiano l’integrazione regionale (e qui ritorna la Patria Grande) e la ricerca di nuovi partner per dar vita ad un mondo multipolare.
Dal 2014 (più precisamente, dalla destituzione di Dilma Rousseff in Brasile), l’attività del Brasile all’interno dei BRICs . che aveva rappresentato fino a quel momento il vettore principale della multipolarità nella Regione – subisce un violento freno. A tal proposito, qualche analista politico parlò di RICs, sottolineando la scelta del Brasile di non voler perseguire per quella via e intravedeva addirittura la fuoriuscita del Paese dall’organizzazione [11]. A seguito di quella che può essere definita una “restaurazione conservatrice”, che ha avuto inizio nel 2012, l’oscillazione politica della Regione ha assunto una connotazione neoliberista e neoconservatrice che sembrava essere irreversibile [12]. Oggi, al contrario, questa tendenza appare significativamente invertita, giacché i governi che rappresentano questo orientamento sono in fase di profonda regressione.
La pandemia Covid-19 non ha fatto altro che accelerare il declino e la caduta dei governi neoliberisti e conservatori nella Regione.
Sebbene ancora nulla sia definitivo e la storia si presenta come un campo di battaglia tra “forze vive”, oggi il terreno è di certo più favorevole rispetto a qualche anno fa per quelle forze politiche popolari, progressiste e latinoamericaniste portatrici anche una di una visione di un mondo multipolare. L’affermarsi di questa visione dipenderà dalla determinazione e dalla abilità strategica delle classi dirigenti della Regione, che dovranno essere in grado di approfittare del “clima dell’epoca” attuale.
Per ritornare all’Argentina, l’attuale presidente Alberto Fernández nei vari incontri con altri capi di Stato della Regione (si pensi al più recente col suo omologo messicano, il presidente Andrés Manuel López Obrador) ha più volte ribadito la necessità che i Paesi latinoamericani – dunque non solo quelli strettamente legati al Cono Sur – si impegnino per un rafforzamento delle entità politiche regionali con indirizzo internazionale quali il Mercosur, la Celac, l’Unasur che in questi ultimi anni hanno progressivamente diminuito la loro capacità di incidenza e influenza in politica interna così come in politica estera. Fernández guarda a potenze come la Cina e la Russia come ad attori di un contesto multipolare in cui le istituzioni del multilateralismo si assicurino che “il forte non maltratti il debole” [13], ove ognuno abbia il suo posto e una Regione come quella del Sud America possa, finalmente, riproporsi come credibile attore internazionale.
Nel grande vuoto causato dallo spostamento del Brasile su un asse atlantista ed essendo Bolsonaro ancora al potere, l’Argentina potrebbe diventare il Paese-guida nella ricollocazione politica ed economica della Regione, iniziando un percorso che possa essere seguito dagli altri Paesi con indirizzo progressista.
Nel contesto di un Ordine mondiale in costante mutamento e movimento, che guarda a una mappa nuova in chiave di geopolitica regionale, sarà compito delle leadership della Regione ridare nuova linfa agli spazi di agibilità politica verso l’obiettivo della multipolarità, rafforzando le organizzazioni di integrazione, risolvendo le questioni in sospeso che chiamano a gran voce un intervento serio e non di parte delle istituzioni internazionali multilaterali (come nel caso del bloqueo cotro Cuba) ricucendo le relazioni con gli altri Paesi della Regione non ancora integrati e riuscendo ad inserirsi negli assetti polito-economici mondiali come attore internazionale imprescindibile per gli equilibri di una fetta consistente di mondo.
Note
[1] Bound to Fail: The Rise and Fall of the Liberal International Order John J. Mearsheimer
https://www.belfercenter.org/publication/bound-fail-rise-and-fall-liberal-international-orde
“La crisis del orden liberal mundial” John Ikenberry https://www.cidob.org/ca/articulos/anuario_internacional_cidob/2017/la_crisis_del_orden_l iberal_mundial
[2] “El nuevo orden mundial tras el coronavirus” Patrick Wintour https://www.eldiario.es/internacional/theguardian/orden-mundial-virus-ganadoresperdedores_1_2258733.html
“El orden mundial liberal ya no existe y no va a volver” John Gray https://www.elmundo.es/papel/lideres/2020/05/17/5ebd7f9921efa052788b45e9.html
[3] Macron annuncia la “fine dell’egemonia occidentale” en el mundo: https://mundo.sputniknews.com/20190827/macron-anuncia-el-fin-de-la-hegemoniaoccidental-en-el-mundo-1088506344.html
Macron desidera che la Francia sia una “potenza di equilibrio” nel nuovo ordine mondiale:
https://www.france24.com/es/20190827-macron-francia-potencia-equilibrio-embajadores
[4] “Por qué esta crisis es un punto de inflexión en la historia” John Gray https://elpais.com/ideas/2020-04-11/adios-globalizacion-empieza-un-mundo-nuevo.html
[5] Si noti la somiglianza col concetto cinese di “Comunità dal destino condiviso” menzionato nel discorso di Xi Jinping durante l’ultimo Forum di Davos: http://spanish.peopledaily.com.cn/n3/2021/0126/c31621- 9812757.html
[6] Per ampliare: “Perón y el peronismo en el sistema – mundo del siglo XXI” por Miguel Ángel Barrios. 2008. Editorial Biblos.
[7] Seguendo il concetto secondo cui: “lo Stato-Nazione è divenuto troppo piccolo per i grandi problemi della vita, e troppo grande per i piccoli problemi”, individuato da Bells.
[8] In America Latina vi saranno elezioni presidenziali in: Ecuador (ballottaggio in aprile); Perù (aprile); Haiti (settembre); Honduras (novembre); Santa Lucia (settembre); Nicaragua (novembre); Cile (novembre). Si realizzeranno elezioni legislative in: El Salvador (febbraio-marzo); Messico (giugno); Argentina (ottobre).
Il possibile scenario di un trionfo di Arauz nel ballottaggio in Ecuador di aprile segnerebbe una svolta decisiva nella mappa geopolitica della Regione, rafforzandosi il blocco progressista regionale: un triangolo sudamericano con l’Argentina di Fernández, la Bolivia di Arce e appunto l’Ecuador e un quadrilatero latinoamericano in sintonia con il Messico di López Obrador. La tendenza sarebbe quella di un “effetto di trascinamento”. Si devono inoltre ricordare gli eventi decisivi dell’anno passato (2020): le ampie vittorie del MAS in Bolivia; la riforma della costituzione neoliberista in Cile; il duro golpo al Bolsonarismo durante le elezioni regionali di novembre in Brasile; il malcontento generalizzato nella classe politica in Perù, che lascia presagire uno scenario propizio per l’ascesa di “nuove forze”.
[9] La regressione dei governi neoliberalisti e neoconservatori della Regione pare essere stata accelerata dalla loro gestione incompetente generalizzata (e in qualche caso di totale negligenza) rispetto alla pandemia causata dal Covid-19. Le ragioni dello scoppio di proteste e rivolte in molti Paesi dell’America Latina (Cile, Colombia, Perù, Ecuador, Brasile) così come la sconfitta elettorale di Macri nelle elezioni argentine del 2019 non sono state uguali ma vi sono degli elementi in comune. La maggioranza di questi Paesi seguivano politiche economiche neoliberaliste che hanno provocato recessioni e, per quel che concerne l’aspetto più estrinsecamente geopolitico, sono Paesi che hanno seguito un allineamento incondizionato agli Stati Uniti.
[10] Nazional-popolare nella concezione latino-sud americana non deve essere confuso con la concezione europea di nazionalismo, giacché negli ultimi tempi tanto gli accademici come gli analisti politici hanno qualificato come “populisti” governi nazionalisti europei e nel caso statunitense – ovvero il governo dell’ex presidente Trump – con la supposta volontà di compararli con governi “popolari” e “nazionali” dell’America Latina.
Questa nozione rappresenta una mistificazione e necessita una decostruzione. I governi popolari e nazionalisti in America Latina di caratterizzarono per il loro essere socialmente inclusivi nei riguardi dei vari gruppi (immigrati, indigeni, afro-discendenti) e classi sociali (alleanze fra le classi), favorevoli all’integrazione regionale e all’idea della Patria Grande (perché la Patria Grande è la prima nazione e nell’escatologia geopolitica deve riuscire a essere la nazione finale a cui aspira l’intera Regione). Tutti questi elementi pongono le esperienze latino e sud americane in aperto contrasto con le rivendicazioni xenofobe, razziste, contro i lavoratori e scioviniste dei nazionalismi europei e nordamericani.
[11] Si rimanda a proposito all’intervento di Jair Bolsonaro al meeting dei BRICs del passato novembre 2020 in cui attacca le organizzazioni internazionali multilaterali definendole alleati politiche del Partito Comunista Cinese e assumendo nei confronti della Cina le medesime posizioni di Trump.
[12] Sono passati praticamente 12 anni dai colpi di Stato contro Manuel Zelaya (Honduras), le successive destituzioni illegittime di Fernando Lugo (Paraguay) nel 2008. Nel 2014 si è consumato un altro golpe-destituzione di questo tipo col quale si rimosse la presidente del Brasile Dilma Rousseff: in questo caso, oltre a destituire un legittimo presidente si procedette verso il cambio dell’inclinazione politica, che fino a quel momento era stato il principale stato-vettore dell’integrazione regionale e delle azioni a favore della multipolarità. Questi fenomeni politici diedero una svolta definitiva in senso neoconservatore e neoliberista, fino alle elezioni presidenziali in Messico nel 2018 e in Argentina nel 2019. Nell’attualità, le elezioni in Bolivia (2020) e in Ecuador (2021) potrebbero invece segnare, come già scritto sopra, la svolta geopolitica della Regione.
[13] Intervento del presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping al World Economic Forum Virtual Event di Davos del 25 gennaio 2021.
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