Come nasce il brano Pineta?
Un flusso di coscienza a cavallo tra due giornate una da dimenticare, una da conservare gelosamente nella propria memoria. Un flusso di coscienza, scandito da parole semplici ed accordi aperti, il tutto suonato una sera al pianoforte, nel buio della stanza.
Studi ancora pianoforte? Domanda provocatoria: serve davvero saper suonare uno strumento per fare della musica propria?
Sì, lo studio ancora e continuerò a farlo. L'utilità dello studiare è molto personale; ma sicuramente lo studio ti dà la possibilità di conoscere e di entrare in profondità , senza intaccare la propria creatività . Lo studio in fin dei conti è uno stimolo, senza stimoli anche la musica propria va in cancrena. Personalmente dunque direi sì è necessario, perché studiare ti dà la possibilità di scegliere ciò che vuoi nella tua musica, senza andare a tentativi ed intuizioni.
Come ti immagini questa pineta che descrivi in questo brano?
Ombrosa, con piccoli raggi di sole che riflettono sul verde degli alberi, spaziosa, fresca, immensa.
Sembra quasi che ogni tuo singoli esplori e cerchi di spiegare un sentimento diverso. E’ effettivamente così? Ci fai un recap dei tuoi precedenti brani in tal senso?
Sì, mi piace impacchettare i miei stati d'animo sotto forma di canzone. Nei precedenti brani ho raccontato delle profonde ferite che infligge la mancanza di fiducia in Tra Le Dita, mentre in Adesso Cera, ha messo al centro del testo le varie facce dell'identità , la ricerca di se stessi oltre i giudizi degli altri e le proprie crisi d'ansia interiori.
Cosa stai ascoltando in questo periodo?
Sto ascoltando Joan is a pollice woman, l'ultimo disco di Flo, children's songs di Chick Corea.
E come stai?
In attesa di una boccata d'aria, nel frattempo galleggio e cerco il buono nei piccoli raggi di sole di opportunità .
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* Realizzata in collaborazione con lo staff di Astarte Agency
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