Intervista di Salvatore Santoru a Cranìa *
Francesca Cominassi, in arte Cranìa, è una cantautrice classe ‘92. Nata e cresciuta in Valle Camonica, tra le montagne della provincia di Brescia, nel 2017 si trasferisce “un po’ per caso” a Milano. Durante una cena con amici in vacanza a Pietrasanta, viene a conoscenza della Mirò Music School. È così che, dopo questi giri cittadini e aver conseguito la laurea in musicologia, approda a Sedriano (MI).
La direttrice Rosa, con il suo fiuto sensitivo, la catapulta nel corso di scrittura: da quel momento non riesce più a smettere di creare.
“Stomachion”, uscito il 30 ottobre 2020, è il singolo di debutto, che dà il via ad un progetto cantautorale a tinte alternative, ambient, elettroniche.
Il nuovo brano di Cranìa dal titolo “A fondo” è disponibile in radio e in digitale dal 29 gennaio. Per l’occasione abbiamo le fatto qualche domanda.
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1. Chi è la persona che ti ha trascinato A fondo?
Quello di cui parlo in A fondo è un momento tormentato amoroso di un’amica, a cui ho aggiunto del mio vissuto. Qui, oltre all’esperienza biografica, confluiscono dettagli cupi che ho attraversato, quali la sofferenza, l’incomprensione, la vulnerabilità, l’indifferenza.
Quindi, a parte il fautore dei dolori dell’amica, c’è la personificazione delle bugie.
2. Se questa persona potesse ascoltare questo brano, cosa penserebbe?
Sentirebbe e vedrebbe che ho vinto io, insieme all’amore che provo per me stessa e per la vita: “vado via dal fondo” è il verso chiave per comprendere questa mia rivalsa e, soprattutto, fortitudine.
3. Quali pensi possano essere i prossimi passi del tuo percorso artistico?
Continuare a comporre è sicuramente un passo che mi accompagna dall’inizio del mio percorso e che va ad incrementarlo. Oltre a questo, non vedo l’ora di portare nella dimensione live Stomachion, A fondo e company. Vi posso anticipare che sarà tutto molto “alternativo”.
4. E’ vero quello che dicono, e cioè che è più facile che siano le donne a mettersi a nudo nella musica, piuttosto che i cantautori uomini o reputi che ciò sia solo un vecchio stereotipo?
Per te è più facile descrivere un sentimento in modo diretto, o scrivere tramite metafore?
E questo chi lo dice? A parte tutto, mi fa sorridere che nel 2021 si facciano distinzioni sessiste, oltretutto generalizzando, in quanto ognuno è dotato di propria sensibilità, che mette al servizio della musica come meglio crede e/o sente.
Per quanto riguarda la seconda domanda, non faccio parte della corrente ermetica: niente di astratto nei miei testi, ma immagini che colpiscono dritte l’ascoltatore.
5. Da dove arriva il nome di Cranìa? E perché ti rappresenta al meglio?
Cranìa deriva dall’emicrania, di cui soffro da quando avevo cinque anni. Così come la musica, la malattia è una costante nella mia vita, quindi ho pensato bene di adottarla come pseudonimo: nel bene e nel male, mi caratterizza.
6. Quando potremo ascoltare un tuo album?
Con il mio team stiamo pensando all’uscita di un EP. Per ora godetevi A fondo!
(sorride).
* Realizzata in collaborazione con lo staff della Red&Blue Music Relations
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