I nostri occhi erano tutti puntati su Wuhan... quando ci ha dato un buffetto sulla spalla. Il Covid-19, a Codogno, in Lombardia, in mezzo a noi.
È avanzato rapido, in silenzio, diffondendo implacabile morte e caos fra tutto quello che credevamo sicuro e familiare... i bar, le scuole, i luoghi di lavoro, le chiese, i treni, i supermercati, le nostre stesse case. Questa pandemia ha messo a rischio tutto e tutti.
Regola fondamentale per noi giornalisti è mantenere il distacco, non lasciarsi coinvolgere, restare osservatori per garantire la massima obiettività, ma questa volta, ironia della sorte, siamo stati tutti coinvolti personalmente in quanto residenti in Italia.
Da un momento all’altro, ci siamo ritrovati intrappolati, rinchiusi nelle nostre case a preoccuparci dei nostri cari e a chiederci dove mai avremmo trovato mascherine e gel disinfettante. Eravamo proprio lì, al centro della storia, esposti al virus e ai suoi effetti come chiunque altro. Ma in quanto giornalisti, privilegiati, perché ufficialmente autorizzati a uscire con il dovere di raccontare quella storia.
Come primo Paese occidentale a subire l’impatto del virus, l’Italia era balzata in cima alle aperture dei telegiornali e alle prime pagine dei quotidiani. Dovevamo uscire e raccontare la storia. Il nostro lavoro era recarci nelle unità di terapia intensiva, intervistare medici e infermieri, visitare case di cura, riferire dei funerali, oltre a mostrare al mondo come l'Italia, il suo governo e la sua gente, stavano affrontando la pandemia.
Il virus sembrava colpire al cuore di tutto ciò che è italiano e tentare di distruggerlo. Gli italiani si salutano con due baci sulle guance e bevono insieme il caffè al bancone del bar. Gli italiani a volte non sono esattamente disciplinati e capita di vederne qualcuno saltare una fila.
Eppure, l'Italia e gli italiani hanno fatto quadrato. Sono rimasti a casa, hanno rispettato il distanziamento sociale, hanno indossato le mascherine e sono stati in fila, a volte per ore, davanti ai supermercati.
Gli italiani hanno rispettato le regole e accettato un durissimo colpo alla loro economia e ai loro bisogni, con perdite finanziarie capaci di ridurre in povertà singoli individui e intere famiglie. Con grande spirito di sacrificio, dando prova di uno straordinario senso di unità nazionale, l'Italia ha fronteggiato la minaccia invisibile.
Era dovere di noi giornalisti documentare anche questo. E lo abbiamo fatto, raccontando di chi intonava l'inno nazionale sui balconi e chi metteva generi alimentari nei cestini a disposizione di chi non poteva permettersi di acquistarli.
Compito del giornalista è anche dar conto delle vulnerabilità e delle criticità relative a ogni vicenda. L’Italia è stata particolarmente esposta a questa crisi. Con quasi un quarto della popolazione sopra i 65 anni, il virus ha costituito una minaccia molto più seria che in altre nazioni più giovani. Il prezzo sono state decine di migliaia di morti. E noi abbiamo raccontato anche questa storia: le bare, i camion militari, la disperazione dei familiari che non hanno potuto assistere i loro cari o organizzare un funerale adeguato.
E naturalmente c'eravamo quando è iniziata la fase due, quando gli italiani, prima di altri Paesi occidentali, sono usciti dalle loro case e hanno cominciato a vivere nell'era del Covid-19. Baristi e parrucchieri con maschere protettive sul viso, pannelli di plexiglas nelle banche e nei bar, e termometri agli ingressi di locali ed edifici.
Ancora una volta, gli italiani hanno accettato e si sono adeguati. Molti di noi provengono da Paesi che hanno gestito il virus in maniera diversa, dove i battibecchi, la mancanza di unità o l’arroganza hanno ostacolato il bene pubblico. L'Italia invece, è assurta ad esempio e noi, come Stampa Estera, eravamo qui per raccontarlo. Vorremmo quindi avvalerci della mostra “LOCKDOWN ITALIA visto dalla Stampa Estera” per mostrare agli italiani quello che noi giornalisti stranieri abbiamo riferito al mondo.
Per questa mostra, abbiamo scelto foto scattate da fotografi di undici Paesi, molti dei quali hanno messo a rischio la propria incolumità per catturare immagini di grande potenza. A tutti, il nostro grazie per il loro l’eccezionale lavoro."
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione