Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani oggi vuole sottoporre all’attenzione
della comunità scolastica un tragico episodio avvenuto tra il 10 e l’11 settembre del 1943: l’eccidio di Nolain provincia di Napoli. All’indomani dell’8 settembre 1943 data in cui viene firmato l’armistizio di Cassibile
tra il generale Badoglio e gli Alleati, a Nola, si consumò la prima delle feroci rappresaglie perpetrate dai
nazisti nei confronti degli italiani, considerati traditori. I fatti storici ben descritti nel libro del generale Pietro
Manzi (Istituto grafico editoriale italiano, 2017) e nel recente docufilm di Felice Ceparano, raccontano come
siano stati barbaramente e freddamente assassinati in modo sommario 12 soldati e ufficiali dell’esercito
italiano e alcuni civili, che, nonostante non avessero opposto nessuna resistenza e sventolassero una bandiera
bianca, furono massacrati.
I loro nomi noi sono oggi scolpiti una lapide affissa nell'atrio dell'ex Distretto Militare di Nola: Giuseppe De
Luca (10 settembre); Sol. Domenico Russo (10 settembre); Ten. Eduardo Carelli (10 settembre); Col.
Amedeo Ruberto (11 settembre); Col. Michele De Pasqua (11 settembre); Ten. Roberto Berninzoni (11
settembre); Cap. Mario De Manuele (11 settembre); Ten. Enrico Forzati (11 settembre); Ten. Alberto Pesce
(11 settembre); Ten. Gino Iacovone (11 settembre); Ten. Luigi Sidoli (11 settembre); Ten. Pietro Nizzi (11
settembre); Ten. Consolato Benedetto (11 settembre). Fra gli ufficiali una menzione particolare merita il
sacrificio del giovane tenente Enrico Forzati, che venne insignito successivamente della medaglia d’oro al
valor militare con la seguente motivazione: “Per rappresaglia alla reazione opposta dai militari del reparto
cui apparteneva, affiancati da elementi civili, contro la proditoria aggressione di truppe tedesche alla
caserma, veniva messo in riga con tutti gli altri ufficiali per una spietata decimazione. Visto un collega al suo
fianco che si avviava al sacrificio, mosso da impulso di sublime generosità, si faceva prontamente avanti
dicendo ad alta voce: «Sono stato chiamato io». Cadeva così fieramente sotto il fuoco del plotone di
esecuzione, dando luminoso esempio di stoica abnegazione, di fulgido cameratismo e di eccelso amore di
Patria.”
Riflettere sulla memoria storica, sulla verità e sulle ingiustizie può sicuramente aiutare i giovani a capire il
proprio presente e l’importanza del dono della democrazia, di uno Stato che sia improntato ai valori
dell’umanità e della condivisione. Gli ideali liberticidi non potranno mai portare benessere ma solo
oscurantismo e dolore. Purtroppo sono ancora presenti spinte disgregatrici e anticostituzionali che si
richiamano a disvalori ispirati all’estremismo. Che il passato sia un monito per preservare il futuro.
Nazionalismo sfrenato, razzismo, denigrazione e violenza sono elementi ancora sussistono nella nostra
società. Lottare per la libertà e la democrazia, per i diritti dell'uomo e dell'umanità diventano un imperativo
categorico da non deviare specie nelle aule scolastiche.
«La nostra democrazia, i nostri valori di libertà si fondano proprio a partire dal sangue versato da innocenti e
dal conseguente commosso grido dei padri fondatori dell'Europa, mai più guerre, mai più lutti. Mai più è la
consegna che deve accompagnare ogni giorno il nostro essere cittadini, i comportamenti della vita quotidiana
perché la storia ci insegna che, di fronte alla barbarie, interi secoli di civiltà possono essere annientati in un
istante». (Sergio Mattarella)
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
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