Di Mauro Indelicato
Da un lato sorprende, dall’altro invece le ultime novità sembrano la più diretta conseguenza delle ultime evoluzioni: il medio oriente non è nuovo a questo genere di apparenti paradossi, l’annuncio della normalizzazione dei rapporti tra Israele ed Emirati Arabi Uniti è l’ultimo esempio da questo punto di vista. Da entrambe le parti coinvolte si parla di passo storico e non può essere altrimenti: gli unici Paesi arabi a riconoscere Israele ad oggi sono Egitto e Giordania, basta questo per comprendere la portata di questa svolta. Al contempo, i contatti tra lo Stato ebraico e le petromonarchie non erano più un segreto già da tempo. E, tutto sommato, l’annuncio delle ultime ore non è giunto all’improvviso.
L’annuncio di un accordo
C’è poi un altro elemento decisamente non casuale: il primo a parlare dell’avvenuta svolta è stato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha messo nero su bianco l’annuncio della normalizzazione dei rapporti tra israeliani ed emiratini su Twitter: “Oggi è avvenuta una grande svolta – si legge sul profilo social del tycoon newyorkese – Uno storico accordo è stato raggiunto tra i nostri due grandi amici: Israele ed Emirati Arabi Uniti”. A fare da principale mediatore tra le parti è stato proprio Trump assieme al suo staff, a partire dal genero Jared Kushner. Quest’ultimo è da sempre fautore di una politica molto vicina alle petromonarchie con particolare riguardo nei confronti dei Saud. Il primo viaggio all’estero di Trump come presidente è stato fatto a Riad nel maggio 2017, Kushner in quell’occasione ha avuto modo di approfondire ulteriormente l’amicizia con il principe ereditario Mohammad Bin Salman. Il rampollo saudita ha esposto i suoi piani relativi al progetto “Vision 2030“, ma si è mostrato vicino anche all’idea di seguire i “consigli” della Casa Bianca volti ad avere migliori rapporti con Israele.
Ad Abu Dhabi a tirare le fila è un altro principe ereditario: si tratta di Mohammed Bin Zayed, vero e proprio uomo forte degli Emirati Arabi Uniti. Si dice in medio oriente che Bin Salman prenda come esempio Bin Zayed, lo veda quasi come il proprio riferimento politico ed umano. Rapporti stretti, che sul piano politico si sono sempre tradotti negli ultimi anni in una linea quasi comune in politica estera. In questo giovedì, il principe ereditario emiratino ha usato anch’egli Twitter per dare notizia dell’accordo con Israele: “Durante una telefonata con il presidente Trump e il premier Netanyahu è stato raggiunto un accordo per fermare ulteriori annessioni da parte di Israele dei territori palestinesi – si legge nel tweet di Mohammed Bin Zayed – Gli Emirati e Israele inoltre hanno raggiunto un accordo sulla cooperazione e stabilito un piano per l’avvio delle relazioni bilaterali”. A confermare l’avvenuta intesa è stato infine il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha usato il termine “storico” per commentare la notizia. Da Trump a Kushner, passando per il principe ereditario emiratino ed il capo dell’esecutivo dello Stato ebraico: sono stati direttamente loro, dopo giorni di trattative, ad annunciare una svolta che renderà ancora meno “ordinaria” l’estate del 2020.
Come si è arrivati all’accordo
Segnali di avvicinamento tra le parti in questione però erano ben presenti da anni. E tutto si può ben spiegare ritornando per un attimo alle posizioni dei personaggi prima richiamati. Kushner ha dato una forte impronta filo Saud nei primi mesi di presidente Trump in politica estera. Il genero del presidente Usa ha anche importanti rapporti di nature amichevole con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, con quest’ultimo che conosce il marito di Ivanka Trump già dall’infanzia. In comune tra questi vari attori vi è la volontà di imprimere, dopo l’era dell’accordo sul nucleare voluto da Obama, una decisa politica anti iraniana in medio oriente. Per questo quindi tra Israele ed Arabi Saudita i rapporti, seppur mai normalizzati, sono diventati comunque molto più collaborativi. Un lento avvicinamento, che più volte ha fatto prospettare la possibilità da parte di Riad di avere diretti confronti diplomatici con lo Stato ebraico. A gennaio, a conferma di una situazione diversa rispetto al passato, Israele ha autorizzato viaggi verso l’Arabia Saudita.
Un vero e proprio ripristino delle relazioni tra israeliani e sauditi è sempre apparso però molto lontana dalla realtà. I Saud hanno le chiavi di La Mecca e sotto il profilo politico un passo del genere potrebbe creare non poche perplessità nel mondo arabo. E così ecco che, nel frattempo, si è lavorato per un’intesa in grado di coinvolgere l’altra petromonarchia che con i sauditi condivide una comune linea anti iraniana.
La questione legata alla Cisgiordania
L’obiettivo è stato raggiunto e promette nuovi più o meno attesi colpi di scena nella regione. Adesso si potrà avviare l’iter per un definitivo accordo diplomatico tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, con le rispettive delegazioni che si incontreranno già in questo mese di agosto per firmare diverse intese bilaterali. Dal commercio al turismo, passando per le comunicazioni e gli investimenti finanziari, sono diversi i dossier che dovrebbero essere discussi nelle prossime settimane. C’è però una questione ancora più decisiva destinata ad entrare prepotentemente nel cuore dell’accordo annunciato nelle ultime ore ed è quella relativa alla Cisgiordania. Da Abu Dhabi hanno fatto sapere che la normalizzazione dei rapporti diplomatici con Israele passa dallo stop all’annuncio di annessioni ufficiali di nuovi territori della West Bank.
Netanyahu già a luglio era pronto a dichiarare la propria sovranità sull’area C della Cisgiordania, quella dove sono presenti molte delle colonie costruite negli anni all’interno dei territori internazionalmente riconosciuti come di futura pertinenza palestinese. Una volontà, quella del premier israeliano, che però si è scontrata con quella del suo ex avversario ed attuale alleato di governo Benny Gantz. Un potenziale scontro interno per adesso congelato dall’accordo con Abu Dhabi mediato da Trump. Per Mohammed Bin Zayed presentarsi agli occhi del mondo arabo come colui che ha fermato l’annessione di territori palestinesi potrebbe rappresentare il tentativo di addolcire, sotto il profilo politico, le posizioni dei suoi possibili detrattori.
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