USA, il movimento anti lockdown e le sue influenze ideologiche

mag 1, 2020 0 comments

Di Salvatore Santoru

Da diverse settimane gli Stati Uniti risultano essere, almeno ufficialmente, la nazione maggiormente colpita dal Coronavirus(1). A seguito dell’avanzata dell’epidemia, le ‘reticenze’ iniziali governative sono state abbandonate ed è stato imposto il lockdown.
Tale decisione ha causato diverse perplessità e, d’altronde, è stata accompagnata da un drastico peggioramento delle condizioni economiche del paese. Difatti, come riportato dall’AGI(2), in questi giorni si è avuto un boom di iscritti alle liste di disoccupazione.
Il numero dei disoccupati, come riportato il 20 aprile dal Corriere Della Sera (3), è salito a 26,4 milioni di persone in sole cinque settimane.
Ovviamente, tutto ciò ha contribuito alla crescita del malcontento popolare e, come si suol dire, a gettare ulteriormente ‘benzina sul fuoco’. La particolarità di questo contesto socio-economico è uno dei fattori che spiega la rapida ascesa del movimento anti-lockdown, un movimento di protesta che da alcuni giorni sta facendo parlare di sé nei media occidentali e mondiali.
Di seguito, saranno brevemente elencate le peculiarità ideologiche di tale gruppo e tale aspetto dovrebbe essere integrato con l’analisi della già citata difficile situazione economica e sociale che gli Stati Uniti stanno affrontando e che, inoltre, colpisce sopratutto la classe media e i ceti meno abbienti della nazione.

Tra ‘costituzionalismo populista’ e simbolismo right-libertarian, le basi ideologiche degli anti-lockdowners

Il movimento anti-lockdown statunitense ha diverse anime al suo interno ma, comunque, esse concordano nell’obiettivo comune di contrastare un possibile ‘accentramento governativo’ legittimato dalle misure anti-Covid 19.
In linea di massima, si può sostenere che tali proposte siano conformi ad una visione del mondo comune a certi settori del mondo repubblicano e conservatore, così come e sopratutto a determinate frange che fanno riferimento ad un populismo di matrice ‘costituzionalista‘ e a certe idee espresse dal libertarianismo di destra.
Effettivamente, alcuni simpatizzanti dei lockdowners criticano non tanto le misure in sé ma, più che altro, il fatto che esse potrebbero eventualmente portare ad un maggiore controllo sociale e alla conseguente messa in discussione di alcuni principi fondamentali della stessa costituzione o del ‘modello statunitense’ nel suo insieme.
Puntualizzando su tale argomento, c’è da ricordare che ovviamente gli USA hanno una storia e una ‘Weltanschauung’ assai differente da quella europea nell’ambito dei rapporti tra i cittadini e il governo centrale, che generalmente non è quasi mai visto come possibile “garante del bene comune” ma, semmai, come strumenti del potere di organizzazioni legate all’establishment o, negli ultimi anni, al cosiddetto ‘Deep State’.
A tal riguardo, c’è comunque da dire che la ‘distanza’ tra il popolo e i governi centrali è sempre stata grande e che effettivamente l’apparato statale statunitense sia stato spesso lontano dagli interessi della collettività e ben più attento e condizionato dalle istanze di determinati gruppi di potere pubblici o privati ( ad esempio il ‘complesso militare-industriale’).
Tralasciando tali considerazioni e tornando al punto del discorso, c’è da segnalare che pochi giorni fa un interessante articolo del Corriere ha parlato della possibile influenza libertarian nell’ambito delle proteste.
Nello stesso articolo, scritto da Roberto Smaldore e pubblicato sul blog di Dino Messina, si è fatto cenno all’utilizzo della bandiera di Gadsen, raffigurante un serpente a sonagli con la scritta ‘Dont’ Tread on Me'(4).
Tale bandiera è notoriamente diventata simbolo del movimento libertarian e, d’altro canto, è stata utilizzata anche da organizzazioni legate alla destra populista e alla base repubblicana.
Tra di esse c’è da segnalare, come fa anche l’articolo del Corriere, il Tea Party e si possono scorgere delle somiglianze tra i due gruppi.

I legami e le ‘convergenze’ con una parte dell’Alternative Right e gli ‘sponsor’ delle proteste

Uno degli aspetti che accomuna il movimento anti-lockdown al Tea Party degli inizi è l’eterogeneità delle posizioni presenti all’interno del gruppo, che vanno dalla destra esplicitamente trumpiana a quella radicale passando per le citate frange libertarians e costituzionaliste.
Oltre a ciò, alcune testate statunitensi e inglesi hanno riportato che vi sono dei legami con una parte della ‘destra alternativa’ statunitense.
Entrando maggiormente nello specifico, c’è da dire che tali ‘convergenze’ e legami vi sarebbero con l’Alt-Right propriamente detta e sopratutto con l’Alt-lite.
Come riportato dal Guardian, nelle proteste avvenute in alcuni Stati si sarebbe avuto il supporto e la partecipazione di diverse realtà della radical right statunitense, dalla destra religiosa ultraconservatrice fino alle milizie(5).
Tra i gruppi che avrebbero supportato la causa degli anti-lockdowners, vi sarebbero i noti ‘Proud Boys’ e alcune organizzazioni legate alla base maggiormente pro-trumpiana del GOP come la ‘Michigan Conservative Coalition’.
Tuttavia, stando sempre al sito web della testata progressista britannica, tra i leader delle proteste vi sarebbero anche personalità legate ad organizzazioni tendenti al nazionalismo bianco come la ‘Michigan Liberty Militia’.
Oltre a ciò, riporta un articolo di Al Jazeera, le proteste sarebbero sostenute da gruppi legati ai produttori di armi come la ‘Pennsylvania Firearms Coalition'(6).
Inoltre, la causa anti-lockdown sarebbe perorata anche da importanti organizzazioni e famiglie finanziatrici del movimento conservatore e del GOP come i DeVos, i Dorr e i più influenti e importanti fratelli Koch.

NOTE

ARTICOLO PUBBLICATO ANCHE SU OSSERVATORIO GLOBALIZZAZIONE.

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