Di Matteo Acciaccarelli
La pandemia da Coronavirus non fermerà la più grande esercitazione navale organizzata dagli Stati Uniti. La Marina statunitense (Us Navy), infatti, ha annunciato che la ventisettesima edizione della Rimpac (Rim of the Pacific Exercise) si svolgerà interamente a largo delle isole Hawaii, simulando un attacco navale e la successiva difesa dell’arcipelago. Manovre, ovviamente, di risposta alla politica estera aggressiva della Cina che, negli ultimi anni, ha aumentato la sua presenza militare in gran parte del Pacifico, soprattutto nell’area che va dal mar Cinese Orientale a quello Meridionale. L’aumento sia delle violazioni degli spazi aerei da parte dei velivoli dell’aeronautica e sia della presenza di navi -militari e civili- nella zona, ha fatto sì che i principali alleati degli Stati Uniti e non solo sentissero la loro sovranità minacciata. Non solo il Giappone, la Corea del Sud e Taiwan, ma negli ultimi anni anche i Paesi del sud-est asiatico hanno iniziato a chiedere una maggiore presenza statunitense nell’area per difendersi dalla presenza “ingombrante” di Pechino.
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La pandemia da Coronavirus non fermerà la più grande esercitazione navale organizzata dagli Stati Uniti. La Marina statunitense (Us Navy), infatti, ha annunciato che la ventisettesima edizione della Rimpac (Rim of the Pacific Exercise) si svolgerà interamente a largo delle isole Hawaii, simulando un attacco navale e la successiva difesa dell’arcipelago. Manovre, ovviamente, di risposta alla politica estera aggressiva della Cina che, negli ultimi anni, ha aumentato la sua presenza militare in gran parte del Pacifico, soprattutto nell’area che va dal mar Cinese Orientale a quello Meridionale. L’aumento sia delle violazioni degli spazi aerei da parte dei velivoli dell’aeronautica e sia della presenza di navi -militari e civili- nella zona, ha fatto sì che i principali alleati degli Stati Uniti e non solo sentissero la loro sovranità minacciata. Non solo il Giappone, la Corea del Sud e Taiwan, ma negli ultimi anni anche i Paesi del sud-est asiatico hanno iniziato a chiedere una maggiore presenza statunitense nell’area per difendersi dalla presenza “ingombrante” di Pechino.
L’impatto della Rimpac
La Rimpac, infatti, ha anche una funzione “rassicuratrice” dei Paesi alleati e amici degli Stati Uniti, anche se la prossima si svolgerà in maniera ridotta nei tempi, nei partecipanti e nella tipologia di attività messe in atto. L’esercitazione durerà solamente due settimane (dal 17 al 31 agosto) e difficilmente avrà numeri comparabili a quella di due anni fa, quando 46 unità navali e 25.000 uomini inviati da 26 Paesi (tra cui l’Italia) parteciparono alle attività addestrative. La Us Navy non ha reso noto quante nazioni e quante unità saranno impegnate nella Rimpac, ma quasi sicuramente i numeri saranno decisamente minori. A far immaginare ciò è il fatto che le attività saranno solamente in mare aperto, mentre quelle previste a terra -tra cui quelle effettuate per far “fraternizzare” i partecipanti e gli sbarchi delle forze anfibie- verranno cancellate per “rispettare” le misure cautelative contro la diffusione del Coronavirus. Le restrizioni coinvolgeranno anche l’aspetto marittimo dell’esercitazione, perché anche nelle navi dovranno essere osservate misure di sicurezza al fine di ridurre la possibilità di eventuali contagi.
La collaborazione tra forze navali per la protezione delle rotte marittime e per garantire la libertà di navigazione in acque internazionali saranno i due punti cardine dell’esercitazione, che sarà guidata dall’ammiraglio John C. Aquilino, comandante della flotta del Pacifico (United States Pacific Fleet). La maggior parte delle navi di superficie e dei sottomarini arriveranno dalla Terza Flotta, incaricata di pianificare ed eseguire le operazioni nel Pacifico Orientale e di difesa della costa statunitense. Nonostante l’impatto del Coronavirus che limiterà lo svolgimento della Rimpac non mancheranno manovre navali ad ampio spettro. La Marina ha previsto infatti diverse operazioni di guerra antisommergibile, di intercettazione di aerei sospetti e di combattimenti navali veri e propri.
Addestramento anti-Cina?
Una simulazione di un conflitto convenzionale con la Cina che vedrebbe gli Stati Uniti -e non solo- impegnati principalmente in mare, trovandosi di fronte una Marina -quella della Repubblica Popolare- rinnovata e con capacità aumentate rispetto ad alcuni anni fa. Basti pensare ai nuovi sommergibili da attacco, alla messa in servizio attivo di una seconda portaerei (altre due sono in fase di realizzazione), cos’ come al varo di una nave da sbarco anfibio. A preoccupare sono anche le capacità raggiunte nel campo della missilistica antinave, terrestre, antiaerea e antisatellite.
Che gli Stati Uniti siano maggiormente preoccupati dalla Cina che dalla Russia è evidente dal fatto che tutte le esercitazioni su larga scala previste per il 2020 siano state cancellate e rimandate al prossimo anno. Tutte tranne una. La Rimpac si farà in versione “limitata” così da rimarcare che, nonostante il Coronavirus, la priorità degli Stati Uniti è difendere dall’espansionismo cinese gli interessi nel Pacifico e la sovranità di tutti i Paesi alleati dell’area.
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