Di Carlo Galli
La tematica del caso d’eccezione è stata elaborata da pensatori anti-liberali, di destra di sinistra, da Schmitt a Benjamin, da Donoso ad Agamben, da Sorel a Tronti. Il «caso d’eccezione» è stato faticosamente raggiunto come la vetta di un monte, dopo un’angosciante scalata. È un concetto estremo, destrutturante, in quanto dimostra che l’essenza di ogni ordine sta nel potere di creare disordine. In altri termini, che la sovranità è regolatrice, in uno spazio determinato, perché ha inizio dal «non-ordine», perché ha davanti a sé una materia, i cittadini, omogenea e indifferenziata, infinitamente plastica, che può essere ordinata e disordinata in mille mutevoli differenze, con molteplici classificazioni, in infiniti sbarramenti e infinite aperture. Questo legare e slegare, questo «far ordine nel fare disordine», e viceversa, è l’opera della decisione sovrana.
Invano il mondo liberale nei suoi sviluppi ha voluto riempire lo spazio vuoto della sovranità con solide «sostanze» non disponibili all’agire sovrano: le persone e i loro diritti, i corpi elementari o secondari, insomma, la società . Invano il pensiero dialettico ha mostrato che la sovranità è l’espressione di una vita complessa, storica, di intense contraddizioni reali, che non è solo il potere decidente nel suo assoluto formalismo ma è egemonia, dominio articolato. E al contempo è strumento di azione orientata all’autonomia collettiva, alla rivoluzione come apertura al nuovo.
Davanti a tutto ciò il pensiero dell’eccezione sgombra il campo con piglio irresistibile: la verità della politica moderna è il gesto che ripropone l’origine, è la folgore dell’a decisione, l’insorgenza del potere costituente, il cuneo della rivoluzione che spacca la storia. Nell’eccezione e non nella norma, nella sovranità e non nella società , sta il massimo di potenza concepibile – anzi, l’inconcepibile potenza dell’indifferenza differenziante –. Il mondo civile è sempre nuovo perché sempre sospeso su un’eccezione e su una decisione, sempre disponibile a una nuova forma; ma è anche, in realtà , sempre uguale: sempre privo di consistenza, di autonomia. La sua norma sta qui, in questa anomia. La sua pienezza è questo vuoto, questo nichilismo… Read more
Il testo completo è stato pubblicato in «Istituto Italiano per gli Studi Filosofici» il 29 aprile 2020,
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