Lezioni dimenticate ed errori: così il Covid-19 è diventato realtà

apr 11, 2020 0 comments

Di Federico Giuliani

La pandemia di Covid-19 ha colto tutti di sorpresa anche se gli esperti, nel corso degli anni, avevano più volte messo in guardia i governi dal possibile arrivo di uno tsunami virale. L’ipotesi The Next Big One, come l’aveva soprannominata ad esempio David Quammen, era una storia nota all’interno della comunità scientifica. Il guaio è che nessuno, sottolinea Il Corriere della Sera, ha mai preso sul serio il fatto che un virus potesse sconvolgere l’assetto mondiale.

Questo è stato un errore madornale. Come ha spiegato in modo dettagliato lo stesso Quammen, tutto (o quasi) quello che scrissero gli studiosi dopo l’epidemia di Sars a cavallo tra il 2002 e il 2003 è stato colpevolmente ignorato. Prima dell’avvento massiccio della globalizzazione e prima che la Cina, con i suoi 1,4 miliardi di abitanti, irrompesse sullo scacchiere globale, sembrava infatti che le epidemie fossero confinate in luoghi esotici e lontani.

La realtà ha dimostrato che non è così e che oggi, con un semplice volo intercontinentale, è possibile portare un virus da una parte all’altra del mondo in meno di 24 ore. D’altronde questo è accaduto con il nuovo coronavirus, che da un wet market di Wuhan (è questa, al momento, l’ipotesi più accreditata) è riuscito a mettere radici in ogni continente.

La Sars: una lezione dimenticata

Tornando alla Sars, questa malattia respiratoria, parente del Covid-19, era esplosa in meno di 30 Paesi; per lo più in Cina, all’epoca non ancora così influente e connessa al resto del mondo, Taiwan, Hong Kong, Singapore, Vietnam e Canada. I numeri della Sindrome respiratoria acuta hanno contribuito a far abbassare la guardia.
D’altronde, a fronte di un tasso di letalità pari al 10,88%, molto superiore a quello del nuovo coronavirus, i casi erano appena 8096 e i decessi 774: briciole se facciamo un paragone con quanto sta accadendo oggi. Il danno economico, poi, è stato modesto (di una sessantina di miliardi di dollari) e subito riassorbito. Chissà cosa sarebbe successo se la Sars avesse fatto irruzione nel 2019. Probabilmente ci saremmo ritrovati di fronte a un disastro ancora più grande di quello odierno.
In ogni caso, nel 2003 i medici americani definirono la Sars “un avvertimento”. Altri, come il medico Paul Caulford dell’ospedale Scarborough di Toronto, descrissero l’epidemia con toni cupi: “Ha spezzato uno dei più raffinati sistemi sanitari del mondo (quello canadese ndr) mettendolo in ginocchio in poche settimane”. E ancora: “Senza significativi interventi sanitari a livello locale e globale, rischiamo l’annichilimento di milioni di persone, con questo stesso virus, o il prossimo”.

Tutti colpevoli

Per il resto, dopo quasi 20 anni dall’avvento della Sars, è bene rendersi conto che la pandemia di Covid-19 avrebbe potuto essere, se non evitata, quanto meno contenuta. È impossibile ragionare con il senno di poi, ma gli scienziati sapevano che un nuovo virus avrebbe potuto fare irruzione nelle nostre vite seminando il panico. I governi non hanno fatto niente; di piani anti pandemie neanche l’ombra.
E i wet market, i mercati di animali selvatici diffusi in tutta l’Asia, sono rimasti al loro posto nonostante fossero indicati come luoghi pericolosissimi da un punto di vista epidemiologico. L’assidua vicinanza tra esseri umani e bestie di ogni tipo ha favorito lo spillover, quel salto di specie che ha consentito a virus animali di penetrare gli organismi delle persone. Così è nata la Sars e così è nato il Covid-19.
Altri due allarmi non sono stati ascoltati. Il primo è che i sistemi sanitari di tutto il mondo, compresi quelli dei Paesi più sviluppati, non sarebbero stati in grado di fronteggiare un virus caratterizzato dall’alta contagiosità. Il secondo è che, a differenza del passato, tutti i Paesi sarebbero potuti essere attaccati dal The Big Next One. La troppa sicurezza, unita a una non convincente gestione iniziale del governo cinese, ci ha fatto abbassare la guardia di fronte al Covid-19. Il resto è storia nota.

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