L’emergenza Covid-19 e la questione delle fake news

apr 27, 2020 0 comments

Di Salvatore Santoru

L’attuale emergenza legata al Covid-19 sta avendo, tra le altre, delle notevoli ripercussioni anche nell’ambito dell’informazione e della controinformazione.
Difatti, da diversi giorni e settimane vi è l’appello ad una corretta informazione sul Coronavirus e sulle sue effettive conseguenze. Oltre a ciò, da alcuni giorni è diventato un tema centrale anche la questione della lotta alle ‘notizie false’ e tale delicata questione merita degli opportuni chiarimenti.
Comunque sia, ciò che per ora risulta chiaro è che l’emergenza Coronavirus potrebbe stimolare un cambiamento del ruolo dell’informazione, sia di quella ‘tradizionale’ e sia di quella che fa riferimento ai ‘new media’.

La lotta alle fake news, tra opportunità e criticità

Recentemente il governo italiano ha autorizzato una task force dedita alla lotta contro le fake news e tale notizia è stata annunciata da Andrea Martella, l’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri(1).
La stessa creazione della task force è stata considerata fondamentale da Martella e da alcune personalità governative mentre, al contrario, ha ricevuto una netta opposizione da parte di altri esponenti politici come Giorgia Meloni(2).
Al di là della diatriba prettamente politica e elettoralistica, c’è da dire che l’istituzione di tale task force merita di essere analizzata elencando, per quanto possibile, gli aspetti costruttivi e le criticità che essa potrebbe presentare.
Il fatto è che certamente c’è bisogno di maggiore autorevolezza e chiarezza sul Covid-19 e, di conseguenza, la diffusione di bufale e notizie eccessivamente ‘distorte’ dovrebbe essere perlomeno limitata.
D’altro canto, ciò che conta in questo difficile periodo è salvaguardare la salute dei cittadini e offrire, per quanto possibile, una responsabile fruizione di un’informazione utile e genuina.
Inoltre, non è eccessivamente opinabile la necessità di fermare la proliferazione di quelle notizie e informazioni fake che potenzialmente potrebbero essere addirittura pericolose per la salute dei cittadini.
D’altronde, in tempi di emergenza ci sono sempre i ‘furbetti’ che cercano di speculare sulla credulità popolare per questioni e interessi ben poco nobili e tuttavia anche in questo caso c’è bisogno di fare una piccola specificazione.
Difatti, bisogna pur sempre distinguere tra le vere e proprie deliberate truffe e/o la diffusione volutamente fuorviante e interessata di informazioni false da altri tipi di bufale non aventi risvolti potenzialmente pericolosi per la salute e la sicurezza del cittadino. Oltre a ciò, bisognerebbe anche analizzare e operare un adeguato discernimento in merito alle tante informazioni e notizie legate a possibili cure e terapie per il Coronavirus.

Ad esempio, si possono citare in tal caso la vicenda dell’Arbidol, un farmaco antivirale che è stato spacciato da due turisti italiani come “la cura” utilizzata dai russi contro il Covid-19(3).

In tal caso, si tratta di una vera e propria bufala che probabilmente è stata creata anche con finalità per così dire ‘goliardiche’ e, allo stesso tempo, comunque senza intenti truffaldini o di altro genere. Una vicenda a parte è invece quella dell’ormai famoso Avigan, il farmaco giapponese di cui tanto si è discusso nelle ultime settimane in Italia.

Su ciò, c’è da dire che la pubblicazione di un video virale su Facebook e la conseguente approvazione della sperimentazione da parte dell’AIFA hanno scatenato diverse polemiche tra chi sosteneva presunti “effetti miracolosi” del medicinale e chi riteneva che si trattasse di una totale ‘hoax’.

In realtà, a riguardo c’è da dire che il farmaco antivirale nipponico non sembra avere i tanti effetti benefici anti-Coronavirus di cui parlano i suoi sostenitori ma, allo stesso tempo, pare avere efficacia nella cura di alcuni pazienti già interessati dal Covid-19 e le sue proprietà stanno venendo utilizzate in Cina e Giappone(4). Quindi, in questo caso si può a ben ragione parlare di ‘sensazionalismo’ e di informazioni poco chiare e ‘fumose’ ma, tuttavia, non si tratta comunque di una bufala tout court.

I possibili rischi della battaglia anti-fake news

Alcuni giorni fa i media occidentali davano la notizia di una nuova possibile svolta autoritaria in Ungheria, svolta ‘legittimata’ dal governo di Viktor Orban utilizzando l’emergenza Covid-19.

Tra le metodologie di stampo autoritario contestate dai media vi era, tra le altre, quella relativa all’inasprimento della battaglia contro le stesse notizie false. Tale inasprimento è stato considerato potenzialmente pericoloso per la già precaria libertà di stampa vigente nel paese magiaro e, d’altro canto, si è sostenuto che in tal modo potesse essere ancora di più repressa e limitata l’informazione e la controinformazione ostile nei confronti dell’attuale potere costituito.

Tuttavia, bisogna pur ricordare che tale ‘appello al principio della libertà d’informazione’ potrebbe apparire ad alcuni osservatori per certi versi ‘ondivago’.
Il fatto è che, da diversi giorni, si assiste alla diffusione di campagne anti-fake news diffuse dai media mainstream e lo stesso establishment occidentale è sempre di più proteso verso l’inasprimento delle leggi che puniscono i diffusori e fruitori delle notizie false(5).
Di per sé tale fatto potrebbe anche essere considerato avente finalità positive e, d’altro canto, ci sarebbe da considerare il fatto che tale ‘limitazione’ non dovrebbe avere a che fare con una ‘censura’ delle voci non allineate come avviene negli stati autoritari.
Tuttavia, il rischio di una deriva ‘censoria’ è pur sempre presente ed è interessante che l’attuale ‘narrazione anti-fake news’ concentri il suo sguardo solo o sopratutto nell’ambito dell’informazione e della controinformazione non mainstream, specialmente quella diffusa sul web.
Senza addentrarsi in ragionamenti eccessivamente ‘dietrologici’, l’ipotesi di una strumentalizzazione della battaglia anti-fake news per scopi di ‘egemonia mediatica’ non è così campata in aria. Argomentando brevemente su ciò, si potrebbe sostenere che l’apparato mediatico mainstream occidentale teme una possibile e crescente ‘concorrenza’ da parte dell’informazione e della controinformazione legata ai ‘nuovi media’ e lontana dalle logiche del ‘potere costituito’.
D’altronde, è vero che nei paesi occidentali la libertà di stampa e d’espressione è abbastanza salvaguardata ma è altrettanto vero che la maggioranza dei media ‘che realmente contano’ non è ovviamente espressione di un’informazione “libera e indipendente” ed è conforme a determinati interessi di natura pubblica o privata.
Oltre a ciò, c’è da ricordare che non sempre le fake news sono diffuse dai soliti siti o blog di Internet ma è capitato più volte che gli stessi media mainstream fossero veicoli, magari inconsapevoli, della proliferazione di ‘false notizie’.
A tal riguardo, c’è da segnalare la storia dell’ex redattore e collaboratore dello Spiegel Claas Reotius, già pluripremiato reporter(6).
Inoltre, una ricerca del Reuteurs Institute for Study of Journalism ha evidenziato come la stessa rilevanza e popolarità dei siti specializzati in fake news sia più bassa di come si pensi e che, ovviamente, essi sono decisamente meno letti rispetto alle testate mainstream(7).
Per concludere questo paragrafo, c’è anche da dire che alcuni opinionisti sostengono che l’attuale lotta alle fake news e la creazione della task force potrebbero rivelarsi un fallimento(8).

I danni delle notizie false e l’importanza dell’informazione libera e indipendente

Evidenziare le criticità sottese ai possibili decreti anti-fake news non significa sottovalutare i potenziali pericoli che, non raramente, notizie false e bufale provocano.
Difatti, le stesse notizie o informazioni false e fuorvianti rappresentano un’importante problematica per la credibilità dell’informazione e della controinformazione e, d’altronde, per gli stessi operatori e professionisti che lavoravano in tali settori.
Il problema è particolarmente gravoso nell’ambito dell’informazione considerata libera e indipendente, o comunque slegata dalle ‘logiche di potere'(9). In tal senso, il fatto è che da alcuni anni si è avviata una campagna di graduale delegittimazione dei media indipendenti e tale campagna è stata orchestrata dai grandi gruppi mediatici e dalle corporations dell’high tech.
La questione non è di carattere meramente ‘complottistico’ ma, come ben si sa, è dovuta alla reazione politica e mediatica alla proliferazione di fake news che avrebbero favorito la campagna presidenziale di Donald J.Trump nel 2016.
Entrando maggiormente nei dettagli, c’è da dire che da quel momento si è operata sempre di più una soft e ‘subdola’ censura nei confronti dei media alterativi e/o indipendenti, ‘censura’ basata su un determinato utilizzo degli algoritmi, delle demonetizzazioni e con la limitazione dell’indicizzazione sul web.
Tale processo ha portato, relativamente e almeno apparentemente, alla promozione di un’informazione più cristallina ma un effetto collaterale importante è stato costituito da un’ulteriore limitazione dell’informazione maggiormente libera e indipendente. Tale limitazione potrebbe costituire dei potenziali rischi per la stessa libertà dei media e dell’informazione e, allo stesso tempo, c’è da auspicare una nuova crescita dell’informazione libera e indipendente e dell’obiettività dei media nel loro complesso.
12 – continua
  1. “Una concezione adattiva della Storia” di Pierluigi Fagan.
  2. “La Chiesa contro il coronavirus: il mondo sulle spalle di Francesco” di Emanuel Pietrobon.
  3. “Che ne sarà di noi?” di Gustavo Boni.
  4. Dai campioni nazionali al golden power: le prospettive della tutela del sistema-Paese”, conversazione con Alessandro Aresu.
  5. “Le rotte della “Via dela seta della salute” di Diego Angelo Bertozzi.
  6. “Coronavirus e sorveglianza” di Vittorio Ray.
  7. “La pandemia e la rinascita” di Attilio Sodi Russotto.
  8. “Coronavirus in Africa: verso la tempesta perfetta?” di Gaetano Magno.
  9. “Il Medio Oriente e la minaccia del Covid-19” di Marco Giaconi.
  10. “Usa e coronavirus: tra ritorno di Keynes e sfida con la Cina” di Stefano Graziosi.
  11. L’Europa alla prova della storia” di Gabriele Ciancitto.
  12. “L’emergenza Covid-19 e la questione delle fake news” di Salvatore Santoru
NOTE

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