Di Giulio Chinappi
Mentre in Europa, nel momento della crisi sanitaria, la retorica della cooperazione lascia spazio alla competizione ed i vincoli economici imposti dal modello ordoliberista mostrano tutti i propri limiti, i Paesi del sud-est asiatico danno lezione di collaborazione al resto del mondo. Il clima infuocato dell'eurogruppo lascia qui spazio al sostegno reciproco che ha caratterizzato i recenti vertici in videoconferenza tra gli esponenti dei governi dei dieci Paesi aderenti all'ASEAN (Association of Southeast Asian Nations): Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam.
I ministri degli esteri hanno raggiunto un accordo per istituire un fondo comune di risposta alla pandemia da nuovo coronavirus “con l'obiettivo di mobilitare risorse finanziarie per far fronte alla carenza di forniture mediche, sostenere la ricerca e lo sviluppo di medicinali e vaccini per il COVID-19 e prepararsi in vista delle risposte alle emergenze in futuro”, si legge nella dichiarazione. Un esempio, se si tiene conto del fatto che tra i membri dell'ASEAN esistono grandi differenze economiche, e che tra questi vi sono alcuni dei Paesi più poveri del continente asiatico, come il Myanmar (156mo per PIL pro capite al mondo) o la Cambogia (146ma).
I membri dell'ASEAN hanno inoltre espresso il loro impegno a garantire le catene di approvvigionamento regionali, nonché a collaborare strettamente per mitigare gli impatti della recessione economica regionale e globale, ripristinare la fiducia dei consumatori e della comunità imprenditoriale e mantenere la stabilità socioeconomica. Nella dichiarazione finale si esprime anche un forte impegno a far progredire ulteriormente le azioni comuni per contrastare il COVID-19 e gli impatti sociali ed economici che la pandemia sta causando alla regione, in particolare al processo di costruzione della comunità dell'ASEAN, attraverso la promozione del coordinamento delle politiche, la condivisione di esperienze e delle pratiche e la possibilità di fornire assistenza reciproca tra gli Stati membri.
Il governo vietnamita ha immediatamente dato seguito alle dichiarazioni di buone intenzioni. I primi a beneficiare degli aiuti della Repubblica Socialista sono stati i Paesi limitrofi, ovvero il Laos e la Cambogia. Il Vietnam ha fornito al Laos 160.000 maschere mediche, 130.200 maschere antibatteriche, 1.000 indumenti protettivi, un lettore di risultati di test per il nuovo coronavirus e numerosi kit per il test. Il Paese ha inoltre fornito alla Cambogia 240.000 maschere mediche, 100.000 maschere antibatteriche, 1.000 indumenti protettivi, un lettore di risultati di test ed un numero imprecisato di kit per il test, per un valore complessivo di 300.000 dollari. Da notare che il Ministero dell'Industria e del Commercio aveva già fatto pervenire 100.000 mascherine al governo del Laos nel mese di marzo.
Anche le aziende vietnamite hanno deciso di venire in soccorso del Laos, fornendo un sostegno al governo di Vientiane per il valore di 370.000 dollari, tra aiuti in danaro ed in beni di vario tipo. La Banca per gli investimenti e lo sviluppo del Vietnam (BIDV) ha invece versato un contributo di 50.000 dollari nei confronti del governo laotiano.
Il governo vietnamita ha ancora fornito un aiuto simbolico di 50.000 dollari al Myanmar, ed ha inviato 500 kit per il test alla reazione inversa della polimerasi al governo dell'Indonesia, prodotti dall'azienda vietnamita Viet A Corporation. Restando in ambito ASEAN, il Vietnam ha invece ricevuto da Singapore dieci respiratori per via mezzo della Temasek Foundation International.
Come noto, il Vietnam aveva già inviato duemila test all'Italia, e sta offrendo assistenza anche a molti altri Paesi. Per il governo italiano, i ministri degli esteri e degli interni, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, hanno inviato lettere di ringraziamento ai loro omologhi vietnamiti, Phạm Bình Minh e il generale Tô Lâm. Il Vietnam ha inoltre inviato 550.000 mascherine antibatteriche a Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, i Paesi più colpiti del continente europeo, ed ha donato alla Germania seimila flaconi per la raccolta dei campioni. Infine, Hanoi ha inviato 450.000 tute protettive agli Stati Uniti.
La cooperazione e la generosità di Paesi dalle risorse limitate, come quelli dell'Asia del sud-est, dovrebbe ispirare i ben più ricchi stati occidentali a seguire uno spirito di collaborazione, e non di competizione, soprattutto in un momento critico come quello attuale, ed in secondo luogo a rompere i vincoli economici che si sono autoimposti cedendo la propria sovranità economica e monetaria alle istituzioni europee.
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