Di Pierluigi Fagan
È questo il terzo post domenicale di riflessione su gli eventi che stiamo vivendo. Il primo del 23 febbraio, avanzava una ipotetica analogia tra l’inizio della fine del medioevo e l’inizio subentrante del moderno, per colpa di una catastrofe, la Peste Nera di metà ‘300. Qualche lettore si è pure urtato per questa analogia, ai tempi giudicata allarmistica. Ma, partendo dal presupposto che ci sforziamo di com-prendere cose complesse mentre avvengono e quindi errori se ne fanno senz’altro, l’analogia non era epidemiologica, ma strutturale. Se, come a noi appare, le società medioevali erano ordinate dalla credenza religiosa che ordinava la vita sociale e tutte le principali funzioni della società di allora (funzioni economiche, culturali, militari, politiche), la Peste del ‘300 diede un colpo fenomenale alla credenza sulle virtù ordinative della religione. Non era possibile che Dio avesse mandato simile flagello senza ragione, ma la ragione non si rinveniva negli eventi, non c’erano discriminazioni, morivano le ragazze vergini di sedici anni, tanto quanto vecchi farabutti, sacerdoti e principi quanto i servi. Gli intermediari dell’ordinatore, i preti, non sapevano come giustificare non solo l’evento ma anche il fatto che loro fossero impotenti. Che valore aveva allora il loro ruolo di intermediari di Dio, se non erano in grado di intermediare? Il tutto fu travolgente, solo cinque anni e se ne era andata al Creatore tra un terzo e metà Europa. Catastrofe da καταστροϕή, rivolgimento, rovesciamento. Ciò che le catastrofi rovesciano è appunto l’ordinatore, tanto quello sociale che quello della corrispondente immagine di mondo. Poi ci mise due/tre secoli la transizione per passare dalle società medioevali a quelle moderne.
L’attuale non ancora tale diagnosticabile ma ipotizzabile catastrofe, ovviamente non ha affatto quei caratteri di macabra contabilità, né ipotetica dinamica dei tempi. Ma la dinamica strutturale potrebbe esser analoga. Il nostro ordinatore moderno non è più il religioso ma l’economico, le nostre società sono ordinate dal fare economico. Tutte le società umane hanno al loro interno la funzione economica, ovviamente, ma raramente nella storia l’economico ha svolto la funzione ordinatrice. Solo nella transizione tra medioevo e moderno, con l’Hansa baltica, alcune repubbliche italiane, alcune città stato delle Province Unite olandesi, si trovano casi. Ma è solo dalla Gloriosa rivoluzione inglese del 1688-89 che l’economico prende la funzione ordinatrice di un grande Stato e lo fa impossessandosi del politico, del parlamento che si sostituisce al re. Questo perché è il politico che fa le leggi e l’economico aveva bisogno di leggi per imporre la sua potenza ordinatrice ed alimentare la sua stessa potenza. Per duecento anni da allora, solo una misera percentuale di popolazione poteva votare i propri rappresentanti al parlamento, l’élite dell’ordinatore che faceva leggi per il suo stesso sviluppo. Questa è più o meno ancora la nostra configurazione sebbene da inizi XX secolo, si sia progressivamente allargata la base dei votanti il che però ha cambiato non poi così tanto del meccanismo per varie ragioni che qui non possiamo dettagliare.
Lo stridore sinistro dell’attrito ordinativo tra economico e politico, lo sentiamo chiaro e forte in questi giorni. Il mondo si sta dividendo in due stili di reazione e gestione degli eventi. Da una parte i paesi maggiormente colpiti che ora cominciamo a capire saranno i primi ma non gli ultimi, dall’altra coloro che vedono cosa succede a questi e sperano di poter trovare un’altra via di gestione delle crisi. Cinesi, sudcoreani, iraniani ed italiani, impongono misure draconiane per tagliare le vie di trasmissione epidemica. Pagano ovviamente un prezzo enorme sul piano economico, una vera catastrofe, ma potrebbero alla fine pagare un prezzo inferiore di coloro che per evitare quella catastrofe, se ne procurano una ben peggiore.
Francesi, tedeschi, britannici e molti altri, hanno deciso di non contabilizzare i morti anziani sostenendo la differenza tra “morire di e morire con” il virus. Sarebbe come dire che non è la goccia a far traboccare il vaso (già malato). Ora è vero che non è una goccia a far traboccare un vaso dato che questo deve esser preventivamente riempito fino all’orlo, cosa che non è colpa della goccia. Ma è anche vero che senza la goccia il vaso non sarebbe traboccato. È quindi una scelta politica contare o non contare i morti come ad esempio fanno i tedeschi, un paese ritenuto democratico, il cui il “potere del popolo” decide di dire al popolo cioè a stesso, che in Germania ci sono poco meno di mille contagiati ma zero morti. Al tasso italiano e tenuto conto che Italia e Germania sono i due paesi europei ed assieme al Giappone, mondiali, con la più alta percentuale di anziani, dovrebbero avere almeno un poco meno di una quarantina di morti, sempre che il conteggio dei contaminati sia corretto il che è molto poco probabile, ma non lo dicono. Non sono “morti di” ma “morti con”, quindi non si contano o meglio non si contano perché altrimenti il popolo si spaventa e se si spaventa non lavora e consuma più, l’economica si blocca, l’ordinatore va in caos e con esso la società che ne è ordinata.
Tra o la borsa o la vita, i tedeschi preferiscono la borsa. Gli USA, unico paese al mondo, hanno rifiutato di usare le procedure di verifica contagio con tampone dell’OMS per farsi una propria metodologia ma nel frattempo che se la fanno, hanno centinaia di contagiati a piede libero che stanno infettando l’intera società che però non deve sapere cosa sta succedendo. Tutte ciò che qui è pubblico con il Borrelli che tutti i tardo pomeriggio ci aggiorna della contabilità del fenomeno, lì rimane sulla scrivania di un vice presidente che dice che tutto va bene. Anzi, forse non arriva neanche a quella scrivania. Lì il conflitto tra economico e politico è ancora più forte visto che a mesi dovrebbero andare a votare, non hanno una sanità pubblica e l’attuale presidente si è fatto vanto di aver smantellato l’Obamacare che qualcosa faceva per la sanità per fasce più svantaggiate. Insomma, i cinesi non democratici dicono la verità o quasi, i paesi occidentali no perché altrimenti l’ordinatore va in crisi e rischia di contagiare il politico, sgretolandolo. Strana contraddizione no?
Chi avrà ragione? Si possono fare ipotesi, ma tali rimarranno fino a che non si sviluppano i fatti, il teorico è ambizioso ma alla fine decide sempre il concreto e non sempre in suo favore. Tutta la cultura della complessità che di reti, cause complesse, effetti non lineari, incrementi esponenziali, feedback positivi (amplificanti) e violenti fenomeni macro in tempi compressi ha expertise, direbbe quello che dice l’OMS ovvero che andrebbe fatto quello che hanno fatto i cinesi. Se lo sviluppo dei fatti desse a posteriori conferma di tale previsione, tra qualche mese o forse anno di catene di cause ed effetti amplificati, si tratterebbe effettivamente del crollo dell’ordinatore occidentale lì dove non si è fatto come i cinesi. Con esso, il più clamoroso fallimento per altro da lungo tempo annunciato, della versione moderna occidentale della democrazia.
La democrazia, e questa è anche una nostra responsabilità individuale, non è stata coltivata, è deperita e rischia non di “morire per” ma di “morire con”, il virus dal sinistro appellativo monarchico, rischiamo così di risvegliarci sì in una nuova società ordinata dal politico e non più dall’economico, ma che passa -magari invocandolo a furor di popolo- dal governo dei Pochi al governo dell’Uno, il monarca con corona, colui che decide per tutti, presto e bene. Dopo decenni di “stasis” ossia guerra civile, gli ateniesi invocarono il tiranno ed il tiranno fu. Solo dopo vennero Clistene, Efialte, Pericle. Solo dopo Hilter e Mussolini in Francia ed Italia si diede il suffragio universale. Speriamo di non dover subire analoga sorte, speriamo il concreto non dia ragione al teorico.
Gli ateniesi avevano ricevuto un avviso ma l’avevano ignorato. Solone che avevano chiamato anni prima per farsi dare le leggi che ordinassero la società sempre in perenne conflitto, aveva introdotto l’atimia, ovvero il ritiro dei diritti civili a chi non partecipava alla politica, a quella funzione ordinatrice che, unica, può “comporre” i conflitti. Noi abbiamo subito un lungo processo di indebolimento del politico, oggi è maleducato parlare di politica ad una cena con estranei, la politica fa schifo, la politica va lasciata a chi ne capisce, al massimo potete sputare in faccia in via virtuale al vostro nemico politico o chi tra i vostri contatti lo supporta, non è cosa per voi. Quindi adesso, se dovesse crollare l’ordinatore economico ed imporsi quello politico, ci beccheremo il tiranno perché la nostra democrazia non è in grado di funzionare. Forse avremmo dovuto pensarci prima e lo diciamo con triste e partecipata preoccupazione visto che ci riguarda in prima persona.
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