Di Vincenzo Paliotto
Recep Tayyip Erdogan è dal 2014 il Presidente della Repubblica di Turchia in carica, dopo essere stato per tre mandati consecutivi anche il Primo Ministro del paese. Erdogan è uno degli uomini più discussi e criticati degli equilibri politici ed economici dello scacchiere del Mediterraneo. Molti paesi hanno chiesto sanzioni a carico della Turchia e soprattutto di privarla di eventi dal punto di vista sportivo importanti, a cominciare dalla finale di Champions League in programma ad Istanbul, coronavirus permettendo, nel prossimo maggio.
L’aggressione ai curdi e l’attuazione di vere e proprie tecniche di sterminio praticate dall’esercito turco hanno suscitato rabbia ed in qualche caso reazione, ma la Turchia sembra non mollare, anzi gli stessi calciatori della nazionale di calcio hanno fatto gridare allo scandalo per il saluto militare da loro eseguito durante le partite. Qualcuno, come il mitico Hakan Sukur, ex tra le altre di Galatasaray, Inter e Torino, si è dissociato, entrando in rotta di collisione con lo stesso Erdogan ed il governo turco e di conseguenza quasi bandito dal sistema di comunicazione. Il calcio, del resto, gode di un’importanza vitale nel tessuto sociale turco e la stessa storia personale di Erdogan incrocia quella di un campo di calcio.
Il Presidente turco vanta una vera e propria carriera agonistica, avendo militato nell’Erokspor, nel Camtli e quindi nello Iett Istanbul. Debuttò all’età di 15 anni nell’Erokspor, squadra del distretto della capitale di Kasimpasa nata nel 1959. Dai colori giallo e verdi è da sempre un tipico sodalizio sportivo, che lancia nell’orbita agonistica i giovani turchi. Erdogan in compagnia di NevruzSerif, ex-nazionale, è una delle glorie del club, mettendosi abbastanza presto in luce come attaccante dallo spiccato fiuto del gol. In verità tra l’orgoglio della madre, che accuratamente gli lavava e gli preparava gli indumenti di gioco, e la rabbia ed il risentimento del padre Ahmet, che lo avrebbero voluto unicamente proiettato verso gli studi.
Ma l’attenzione di Erdogan verso il calcio era effettivamente alta, tanto che il giovane Recep riusciva a dividersi pur di giocare al pallone, tra gli studi all’Università di Marmara, lavori per contribuire alle spese della famiglia ed il campo di allenamento. Dopo un’altra proficua esperienza al Camtli, altra formazione di una divisione dilettantistica, nel 1975 l’Erdogan calciatore ha scaturito l’interessamento dell’Iett, la squadra dei trasporti della capitale, militante stabilmente nella terza divisione nazionale. Il suo reclutamento nell’organico della sua nuova squadra avvenne attraverso un’assunzione. Il 24 ottobre del 1975, infatti, Erdogan superò pienamente la prova di assunzione nella nuova società e diventa un dipendente ed un calciatore del club. Diventa subito un idolo dello Iett, che nel 1978 guidò a suon di gol alla vittoria nel I campionato amatoriale di Istanbul. Tuttavia, l’interesse nei suoi confronti era molto alto, tanto che pervenne una proposta di ingaggio da parte del Fenerbache. Soltanto l’opposizione strenua del padre fece tramontare definitivamente la trattativa. Mehmet Ali Gurses, l’allenatore della squadra, ne esaltava ampiamente le doti di attaccante. La sua permanenza in quella squadra si prolungò fino al 1981, tra diverse vittorie in campionato. Anche se era un calcio difficile e quasi eroico, con campi spelacchiati senza un filo d’erba e soprattutto esposto alle rudezze dei difensori turchi. Una volta in carriera venne pure espulso Erdogan, a causa di reiterate proteste nei confronti del direttore di gara di turco. Era d’altra parte dotato di un carattere deciso anche sui campi di calcio, facendosi apprezzare quasi sempre in zona-gol.
Il suo legame con il calcio non sarebbe, comunque mai svanito. Anche quando Erdogan divenne un uomo politico a tutti gli effetti: il calcio continuò ad occupare un aspetto importante della sua vita, a cominciare dal Basaksehirspor, la squadra che personalmente segue e che ha portato ai vertici del calcio turco. Un rapporto difficile, però, da gestire, soprattutto al cospetto delle altre grandi del calcio nazionale. Gli ultras di Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas si unirono in un fronte comune per riversarsi nelle strade di Istanbul e contraddire le direttive politiche di Erdogan. Ma anche questa è un’altra storia, una storia che la Turchia moderna fatica ad accantonare.
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