Di Salvatore Santoru
L’ascesa di Donald Trump è stata, a detta di numerosi analisti ed opinionisti, sostenuta e foraggiata dalla vasta area della cosiddetta ‘alt right'(1). La visibilità della ‘destra alternativa’ statunitense è diventata particolarmente forte nel 2016, l’anno in cui lo stesso tycoon ha vinto le elezioni presidenziali(2).
Durante quell’anno, i mass media e il mondo della politica nordamericana hanno cominciato ad interessarsi del fenomeno e, ad agosto, la candidata democratica Hillary Clinton aveva insinuato che la campagna presidenziale di Trump avesse avuto dei legami con l’alt right(3).
Tale discorso della Clinton ha contribuito al rendere ‘mainstream‘ la discussione politica e giornalistica sulla ‘destra alternativa’ e sulle sue, reali o presunte, vicinanze all’area ‘trumpista’ o allo stesso magnate newyorkese.
L’origine dell’alternative right
L’avanzata e la conseguente vittoria presidenziale di Trump sono coincise con l’ascesa, sopratutto mediatica, dell’alt right nel panorama politico degli States e dell’Occidente in generale. Il 2016 si può considerare, per diversi aspetti, come l’anno di ‘maturazione’ nell’ambito del percorso della ‘destra alternativa’, un percorso iniziato ufficialmente nel 2008.
Difatti, proprio in quel periodo venne ‘coniato’ il termine “alternative right” e ciò allo scopo di descrivere la nascita di una ‘nuova destra’ ostile nei confronti del conservatorismo mainstream tipico dell’era Bush. Entrando nello specifico, il termine venne diffuso dall’editorialista e storico Paul Gottfried ed era utilizzato per descrivere l’orientamento ideologico portato avanti dall’organizzazione H.L.Mencken Club, da lui presieduta(4).
In seguito tale termine ebbe una relativa fama negli ambienti della destra paleoconservatrice, da cui lo stesso Gottfried proviene.
Richard Spencer e la ‘prima ondata’ dell’alt right
Il termine ‘alternative right’ divenne particolarmente diffuso sul web grazie a degli articoli pubblicati sul sito della rivista online ‘Taki’s Magazine’, fondata dallo scrittore e giornalista Taki Theodoracopulos e legata ideologicamente agli ambienti della destra libertarian e paleoconservatrice. Per essere più specifici, all’epoca l’amministratore delegato della rivista era diventato un giovane attivista paleocon, Richard Spencer(5).
Proprio sotto la direzione di Spencer, la stessa webzine virò dal tradizionale paleoconservatorismo al nazionalismo bianco.
Sempre allo stesso Spencer è dovuta la paternità dell’abbreviazione “alt right”, termine che divenne una sorta di ‘brand’ per diversi attivisti di destra e destra radicale critici della politica del Partito Repubblicano e delle posizioni ufficiali del moderno movimento conservatore statunitense.
Sempre allo stesso Spencer è dovuta la paternità dell’abbreviazione “alt right”, termine che divenne una sorta di ‘brand’ per diversi attivisti di destra e destra radicale critici della politica del Partito Repubblicano e delle posizioni ufficiali del moderno movimento conservatore statunitense.
In breve tempo si creò una vera e propria sottocultura online che pose le basi per la “prima ondata” dell’alt right e che ebbe in Spencer, fondatore anche del blog ‘Alternative Right’ (rinominato “Affirmative Right” e ora non più aggiornato da anni), il suo principale ideologo(6).
Alternative Right, insieme ad altri siti e blog simili, divenne uno dei principali ‘strumenti di irradiazione’ delle idee veicolate e sostenute dagli alt-righters.
Alternative Right, insieme ad altri siti e blog simili, divenne uno dei principali ‘strumenti di irradiazione’ delle idee veicolate e sostenute dagli alt-righters.
L’apertura al nazionalismo bianco e la ‘sconfessione’ di Gottfried
Tali idee andarono a formare una sorta di “corpus dottrinale” basato sull’intersezione di determinate tematiche care ad alcuni circoli della destra radicale occidentale, come l’opposizione all’immigrazione, il nazionalismo etnico e un certo neo-tradizionalismo.
Andando maggiormente nei particolari, impostazioni ideologiche di stampo libertarian o riconducibili alla ‘Old Right’ vennero sintetizzate, e allo stesso tempo, utilizzate anche come veicolo per la diffusione di temi legati tradizionalmente alla ‘radical right’ e all’estrema destra europea e/o statunitense, anche di quella ‘nostalgica’ del Terzo Reich o di matrice ‘razzialista’ se non proprio razzista.
Tale slittamento della ‘destra alternativa’ nel campo del nazionalismo bianco, così come l’apertura al neonazismo e al suprematismo, non piacque a Gottfried, il quale è d’altronde di origine ebraica(7).
Inoltre, bisogna anche ricordare che Spencer, prima di essere assunto a Taki’s Magazine, era stato licenziato per le sue idee considerate troppo estremiste da ‘The American Conservative’, una delle più conosciute riviste della destra statunitense di stampo non-interventista(8).
Inoltre, bisogna anche ricordare che Spencer, prima di essere assunto a Taki’s Magazine, era stato licenziato per le sue idee considerate troppo estremiste da ‘The American Conservative’, una delle più conosciute riviste della destra statunitense di stampo non-interventista(8).
A seguito del relativo successo di ‘Alternative Right’, Richard Spencer divenne sempre più popolare nel mondo degli etno-nazionalisti bianchi e nel 2011 fu nominato presidente del think thank National Policy Institute e direttore esecutivo del Washington Summit Publishers, a cui è legata anche la pubblicazione ‘Radix Journal'(9).
La ‘culture war’ nel nome dell’etnonazionalismo
Spencer cercò di cambiare l’immagine mediatica del nazionalismo bianco dandone un aspetto più pulito e intellettuale e ciò anche grazie alla collaborazione di noti esponenti culturali e accademici di quest’area, come lo psicologo Kevin MacDonald, lo scrittore e musicista Alex Kurtagic, il traduttore Tomislav Sunic e l’editore Jared Taylor.
Proprio lo stesso Taylor è anche il fondatore della ‘New Century Foundation’, che edita il magazine ‘American Renaissance‘ e che dagli anni novanta si pone l’obiettivo di rendere in qualche modo più ‘soft’ e socialmente accettabili le tesi portate avanti dai nativisti e dai paleoconservatori che si richiamano al ‘race realism’ e al nazionalismo bianco, che mediaticamente veniva associato al suprematismo stile ‘KKK old school’ o alle frange più radicali del neonazismo(10).
Su ciò, bisogna dire che l’operazione portata avanti da Spencer e soci è tendenzialmente riuscita e da diversi anni le nuove leve dell’etnonazionalismo bianco statunitense hanno ormai ufficialmente sempre più poco a che vedere con l’area suprematista dei “White power skinheads’ e degli Hammerskins o di organizzazioni come Aryan Nations, il Creativity Movement (già ‘Church of The Creator’), la National Alliance e così via.
D’altro canto, vi sono sempre stati importanti contatti dell’alt right ‘della prima ondata’ con alcuni gruppi neo-confederati come la ‘League of The South'(11), e legami con l’area autodenominatasi ‘realista razziale’ che simpatizza con le idee di David Duke.
Duke, ex rappresentante del moderno Ku Klux Klan e tra i fondatori del forum ‘Stormfront’, è da diversi anni sostenitore dell’alleanza tra separatisti bianchi e neri nel nome della lotta alla ‘società multirazziale’ che sarebbe promossa da quello che lui chiama il ‘suprematismo ebraico’ mondiale e, inoltre, sostiene la necessità dell’unità tra l’area nativista e il populismo di destra e/o di destra radicale(12).
In linea di massima, c’è da sottolineare che i citati legami sono stati visti dall’alt right come un tentativo di ‘guerra culturale’ contro l’egemonia neoconservatrice e teocon nell’ambito della destra statunitense e, allo stesso tempo, come parte della lotta all’ideologia liberal e ‘al sistema del politicamente corretto’, che diversi alt righters sostengono essere fondato sul cosiddetto “marxismo culturale”.
NOTE:
(8) https://www.businessinsider.com/who-is-richard-spencer-university-of-florida-speech-2017-10?IR=T
ARTICOLO PUBBLICATO ANCHE SU OSSERVATORIO GLOBALIZZAZIONE.
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