Di Carmelo Leo
Nei primi anni Duemila ci fu la SARS, poi nel 2015 scoppiò l’epidemia di MERS: oggi, nei primi giorni del 2020, lo spauracchio è un nuovo coronavirus, il cui primo focolaio è stato rilevato in Cina, nella città di Wuhan, ma che già ha contagiato persone anche in altri centri. Il nome scientifico del virus è 2019-nCoV.
Secondo le prime stime, a pochi giorni dalla scoperta di questo nuovo virus ci sono già circa 1.700 casi di contagio, con addirittura 3 morti. Un team di esperti della National Health Commission cinese ha anche confermato un’altra grande paura dei cittadini, ovvero che il coronavirus si trasmette da persona a persona.
Tutto è partito a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei nella Cina centrale che vanta oltre 11 milioni di abitanti. Sembra inoltre che il virus si sia diffuso a partire da un mercato del pesce cittadino, anche se questa ipotesi non è ancora stata confermata. Sempre secondo la National Health Commission cinese, nel sud del Paese (nella provincia del Guangdong) ci sarebbero stati finora due casi di trasmissione uomo-uomo del coronavirus.
Ci sono però notizie anche di contagi al di fuori della Cina, seppur sempre limitati all’Asia: due casi in Tailandia, importati da cittadini cinesi transitati da Wuhan; un caso in Giappone, emerso sempre tramite un cittadino passato per la città e un caso in Corea del Sud.
I sintomi del nuovo coronavirus cinese
I sintomi del coronavirus cinese, spiegano i medici, sono molto simili allapolmonite. Ci sono quindi febbre alta, difficoltà respiratoria, raffreddore e debolezza generale.
Si chiama coronavirus proprio perché ha una forma di corona. La trasmissione può avvenire sia per via aerea, sia per contatto. Secondo le prime stime, ha un periodo di incubazione che va da due a dieci giorni. Come si è visto nei tre casi di Wuhan, questa patologia può essere anche letale.
Il rischio di una trasmissione anche in Europa
Ovviamente, c’è il timore che il nuovo coronavirus possa arrivare anche in Europa. Eppure, al momento, gli esperti si dicono tranquilli su un rischio contagio nel nostro continente.
Il rischio di diffusione nei paesi europei viene considerato estremamente limitato. Tuttavia l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nella figura del suo direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha convocato il Comitato di emergenza per il 22 gennaio a Ginevra. L’obiettivo è accertare se il focolaio di casi “rappresenti un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale e quali raccomandazioni dovrebbero essere fatte per fronteggiarla”.
La notizia del contagio da persona a persona ha imposto anche alcune misure di prevenzione. Il ministero della Salute, ad esempio, ha appeso alcune locandine nell’aeroporto di Roma Fiumicino, nelle quali consiglia di “rimandare viaggi a Wuhan non necessari”. E anche di consultare il medico e vaccinarsi contro l’influenza “almeno due settimane prima del viaggio”. Nessuna psicosi, dunque. Ma la prudenza, in questi casi, non è mai troppa.
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