Di Grazia Longo
«Sì, è lui al 100 per cento». «No, non è lui al 100 per cento». Mistero sull’identità dell’uomo che, spacciandosi per Joseph Mifsud, ha inviato ieri notte un audio all’Adnkronos. Secondo la Link University si tratta proprio di lui, del professore sospettato di essere una spia, protagonista del Russiagate, scomparso nel nulla due anni fa. La conferma che si tratti proprio di lui arriva dal presidente e fondatore della Link Campus, Vincenzo Scotti, e dal direttore generale Pasquale Russo.
Convinto che si tratti di un fake audio è invece l'avvocato di Mifsud, Stephan Claus Roh: «La voce è assolutamente falsa, al 100 per cento. Voce troppo alta, non il suo accento, non la tonalità, sembra un vero italiano».
Nell’audio in inglese il presunto Mifsud respinge l’accusa di essere una spia e dichiara: «Oggi è l'11 novembre 2019, io sono Joseph Mifsud, questa è la mia voce. Vorrei prima di tutto dire che non ho assolutamente nessun contatto con amici e famigliari e che non ho avuto contatti con amici e famigliari per diversi mesi. Sono quasi due anni ormai che l'intera questione è esplosa ed è stata presentata ai media mondiali e sul palcoscenico mondiale come se avessi qualcosa a che fare con questioni riguardanti Paesi o avessi tentato di infiltrami, è assolutamente assurdo, in programmi, contatti o qualsiasi altra istituzione del mondo». E ancora: «Sono stato per tutta la vita un uomo di relazioni e questo è quello che so fare bene. Provo a mettere in contatto un gruppo con un altro (ma, ndr) no e sottolineo no, nessuno in qualsiasi servizio, servizio segreto o di intelligence o nessuno di questo tipo. Se ho avuto contatti con questi non sapevo che quella persona o questa persona aveva legami con qualsiasi istituzione.
E questo è estremamente importante». Si difende su tutta la linea: «Ho categoricamente smentito e smentisco, come ho fatto negli unici due interventi che ho fatto, uno su La Repubblica e l'altro quando venni chiamato nei giorni iniziali, credo fosse il primo giorno quando questa cosa è uscita, dal Daily Telegraph di Londra. Non ho mai avuto niente a che fare (con questa vicenda, ndr). Non ho fatto altro che, come ho sempre fatto, mettere A in contatto con B e B in contatto con C per scopi direi puramente accademici. L'idea è quella di avere reti (di contatti, ndr). Sono sempre stato coinvolto nei think tank, questi think tank sono fatti per far parlare un gruppo con un altro su un determinato argomento, Questo è tutto. Non è mio intento, mai lo è stato, ottenere informazioni da passare da una parte all'altra. Non ho mai fatto così, perché non sono mai stato in possesso di informazioni utili a qualcuno o qualcun altro». Prosegue: «Non ho mai e poi mai ricevuto istruzioni da nessuno, mai stato costretto a fare qualcosa da nessuno. Non sono mai stato pagato per fare nulla da nessun gruppo. Categoricamente enfatizzo di nuovo che non sono stato con una parte contro un'altra parte o con un gruppo contro un altro gruppo.
Non era il mio intento e non l'ho mai fatto. Naturalmente ho le mie opinioni e le ho sempre mostrate molto chiaramente. Sono sempre stato super diplomatico in quello che facevo e sempre tenuto contatti - negli ultimi due anni non ho avuto contatti con nessuno di importante o particolare - sempre tentato di mantenere contatti con persone per farli incontrare, per vedere come potevo aiutare, era come un'esperienza per me, vedere che conoscevo persone, ascoltavano la mia voce, i mei consigli, e per mostrare ad esempio ai miei studenti quali erano i differenti pensieri di fronte a loro. Tutto quello che conoscevo erano persone che venivano da think tank. In termini di istituzioni che ho rappresentato nel passato, posso assicurarvi sia nel Regno Unito, in Italia e altrove ho sempre tentato di garantire che i giovani avessero l'opportunità di interagire gli uni con gli altri e questo è tutto».
L’audio è stato spedito tramite un sistema di email anonimo e criptato che ha sede in Svizzera.
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