Di Wayne Madsen
Il recente colpo di Stato in Bolivia che ha rovesciato il Presidente Evo Morales non era solo un normale putsch di destra aiutato e favorito dalla Central Intelligence Agency degli Stati Uniti, ma anche metteva al potere politici affiliati a un movimento protestante fondamentalista in ascesa in America Latina che può essere definito “cristo-fascista”. Molte delle sette protestanti di estrema destra e al di fuori del mainstream che prendono potere in Guatemala, Colombia, Brasile e ora Bolivia denunciarono il cattolicesimo romano tradizionale in America Latina come eretico e persino filo-comunista. Sulle principali religioni protestanti, le sette fondamentaliste le considerano irrimediabilmente liberali, oltre che eretiche. Il colpo di Stato militare in Bolivia che ha rovesciato il presidente eletto democraticamente Evo Morales comportava un servizio attivo di alto livello e ritirava alti ufficiali delle forze armate boliviane, alcuni addestrati e indottrinati nella famigerata “School of the Americas” degli Stati Uniti, nota dal 2001 come Western Hemisphere Institute for Security Cooperation (WHINSEC), con sede a Fort Benning, in Georgia. Uno dei tirocinanti della School of the Americas era il generale Williams Kaliman, ex-comandante delle forze armate boliviane che ordinò a Morales di dimettersi. Il servizio di Kaliman al colpo di Stato non fu molto apprezzato dai suoi padroni, i cristiani fondamentalisti, tra cui l’attuale presidentessa della Bolivia Jeanine Ánhez Chávez. Una delle sue prime mosse dopo aver preso il potere fu licenziare Kaliman da capo delle forze armate e sostituirlo col generale Carlos Orellana. Ánhez era il secondo vicepresidente del Senato e assunse la presidenza boliviana dopo che Morales e gli alti dirigenti del partito Movimento per il socialismo (MAS) al governo furono costretti a dimettersi dai militari.
In linea coi principi del cristofascismo in America Latina, Ánhez non solo rifiuta il cattolicesimo romano ma anche le credenze tradizionali degli indigeni aymara in Bolivia come “sataniche”. Morales fu il primo nativo aymara ad essere eletto presidente. Durante il suo mandato, Morales migliorò le condizioni di vita degli aymara e degli altri poveri in Bolivia storicamente trattati come cittadini di seconda classe dalla ricca popolazione europea del Paese. Sotto la direzione dei capi golpisti cristo-fascisti, le case di Morales ed altri funzionari del MAS furono saccheggiate dai ribelli e il governo Morales e i funzionari dei media furono attaccati fisicamente. Bolivia TV, Nueva Patria Radio e giornali a sostegno di Morales furono chiusi dai putschisti. La bandiera Wiphala della Bolivia, la seconda bandiera ufficiale della Bolivia che rappresenta le 36 tribù indigene del Paese, fu stata bruciata dai rivoltosi golpisti. Secondo quanto riferito, la pianificazione del colpo di Stato in Bolivia fu sostenuta dal segretario di Stato nordamericano Mike Pompeo, primo direttore della Central Intelligence Agency del presidente Donald Trump e membro cristo-fascista della deviazione di destra della Chiesa presbiteriana, la Chiesa evangelica presbiteriana. Altri ex-alunni della School of the Americas furono identificati tra i complottisti del colpo di Stato boliviano, tra cui Manfred Reyes Villa, ex-ufficiale, candidato alla presidenza, sindaco di Cochabamba e governatore del dipartimento di Cochabamba, nonché il generale Remberto Siles Vasquez, il colonnello Julio César Maldonado Leoni, il colonnello Oscar Pacello Aguirre e il colonnello Teobaldo Cardozo Guevara.
Uno dei maggiori politici cristo-fascisti che sostenevano il colpo di Stato contro Morales era Luis Fernando Camacho, capo di una dubbia “associazione civica” di Santa Cruz. I media boliviani lo descrissero come “estremista di destra” e “fascista cristiano”. Camacho era anche collegato al croato-boliviano Branko Marinko, fuggito negli Stati Uniti nel 2009 dopo che lui e altri complottardi tentarono di rovesciare il governo del MAS ed assassinare Morales. Le discutibili attività commerciali di Camacho furono denunciate dei “Panama Papers”, che dimostravano che possedeva una società panamense offshore chiamata Navi International Holding SA. Funzionari del governo boliviano fedeli a Evo Morales, costretto a chiedere asilo politico in Messico, sostengono che il colpo di Stato ero supportato a diversi politici stranieri di estrema destra e di destra, tra cui il presidente colombiano Ivan Duque; il suo burattinaio politico, l’ex-presidente colombiano Alvaro Uribe; Il presidente neo-fascista brasiliano Jair Bolsonaro e i senatori degli Stati Uniti Marco Rubio (repubblicano-Florida), Rick Scott (repubblicano-Florida), Ted Cruz (repubblicano-Texas) e Robert Menendez (democratico-New Jersey). Tutti i senatori sono strettamente legati agli oligarchi cubani espatriati che, per la maggior parte, vivono nel sud della Florida.
Il putsch contro Morales ebbe inizio nei ranghi della Policía Nacional de Bolivia (PNB). Il capo della polizia che ordinò la rivolta della polizia è il colonnello Vladimir Calderón, dai forti legami con un gruppo influenzato dalla CIA di Washington, gli Addetti della polizia dell’America Latina negli Stati Uniti d’America (APALA). Poco prima del colpo di Stato, Trump parlò alla Conferenza annuale ed esposizione internazionale dell’Associazione internazionale dei capi della polizia (IACP) a Chicago, altro collegamento della CIA e campo di reclutamento di agenti nella polizia, compresi dell’America Latina. Nel 2018, l’IAPP accolse il colonnello Calderon, il primo capo del colpo di Stato, come membro. Va anche notato che uno dei finanziatori dell’IAPP sia del candidato presidenziale democratico del 2020, la Bloomberg Foundation del candidato Michael Bloomberg.
Il colpo di Stato in Bolivia seguiva il modello delle azioni presidenziali iniziali di Bolsonaro in Brasile. Bolsonaro è un altro fondamentalista cristo-fascista che, sin dalla nomina, lavorò per estromettere Morales dal potere. I primi passi della nuova ministra degli Esteri boliviano, Karen Longaric, fu rompere le relazioni diplomatiche col Venezuela, espellere il personale dell’ambasciata venezuelana, riconoscere l’opposizione del governo venezuelano di Juan Guaido appoggiato dalla CIA, espellere diplomatici cubani e arrestare medici cubani. Le azioni intraprese contro i medici cubani rispecchiano quella di Bolsonaro in Brasile e del presidente Lenin Moreno in Ecuador, che allontanò il proprio Paese dalle politiche progressiste divenendo un cane da guardia di CIA e Pentagono. Il colpo di Stato in Bolivia aveva una strana somiglianza col tentato putsch del 2010 da parte della polizia nazionale ecuadoriana contro il Presidente Rafael Correa, alleato di Morales della Bolivia. Correa fu preso in ostaggio presso l’ospedale della polizia di Quito per gran parte della giornata, per poi essere liberato dai militari ecuadoriani leali.
Uno dei maggiori politici cristo-fascisti che sostenevano il colpo di Stato contro Morales era Luis Fernando Camacho, capo di una dubbia “associazione civica” di Santa Cruz. I media boliviani lo descrissero come “estremista di destra” e “fascista cristiano”. Camacho era anche collegato al croato-boliviano Branko Marinko, fuggito negli Stati Uniti nel 2009 dopo che lui e altri complottardi tentarono di rovesciare il governo del MAS ed assassinare Morales. Le discutibili attività commerciali di Camacho furono denunciate dei “Panama Papers”, che dimostravano che possedeva una società panamense offshore chiamata Navi International Holding SA. Funzionari del governo boliviano fedeli a Evo Morales, costretto a chiedere asilo politico in Messico, sostengono che il colpo di Stato ero supportato a diversi politici stranieri di estrema destra e di destra, tra cui il presidente colombiano Ivan Duque; il suo burattinaio politico, l’ex-presidente colombiano Alvaro Uribe; Il presidente neo-fascista brasiliano Jair Bolsonaro e i senatori degli Stati Uniti Marco Rubio (repubblicano-Florida), Rick Scott (repubblicano-Florida), Ted Cruz (repubblicano-Texas) e Robert Menendez (democratico-New Jersey). Tutti i senatori sono strettamente legati agli oligarchi cubani espatriati che, per la maggior parte, vivono nel sud della Florida.
Il putsch contro Morales ebbe inizio nei ranghi della Policía Nacional de Bolivia (PNB). Il capo della polizia che ordinò la rivolta della polizia è il colonnello Vladimir Calderón, dai forti legami con un gruppo influenzato dalla CIA di Washington, gli Addetti della polizia dell’America Latina negli Stati Uniti d’America (APALA). Poco prima del colpo di Stato, Trump parlò alla Conferenza annuale ed esposizione internazionale dell’Associazione internazionale dei capi della polizia (IACP) a Chicago, altro collegamento della CIA e campo di reclutamento di agenti nella polizia, compresi dell’America Latina. Nel 2018, l’IAPP accolse il colonnello Calderon, il primo capo del colpo di Stato, come membro. Va anche notato che uno dei finanziatori dell’IAPP sia del candidato presidenziale democratico del 2020, la Bloomberg Foundation del candidato Michael Bloomberg.
Il colpo di Stato in Bolivia seguiva il modello delle azioni presidenziali iniziali di Bolsonaro in Brasile. Bolsonaro è un altro fondamentalista cristo-fascista che, sin dalla nomina, lavorò per estromettere Morales dal potere. I primi passi della nuova ministra degli Esteri boliviano, Karen Longaric, fu rompere le relazioni diplomatiche col Venezuela, espellere il personale dell’ambasciata venezuelana, riconoscere l’opposizione del governo venezuelano di Juan Guaido appoggiato dalla CIA, espellere diplomatici cubani e arrestare medici cubani. Le azioni intraprese contro i medici cubani rispecchiano quella di Bolsonaro in Brasile e del presidente Lenin Moreno in Ecuador, che allontanò il proprio Paese dalle politiche progressiste divenendo un cane da guardia di CIA e Pentagono. Il colpo di Stato in Bolivia aveva una strana somiglianza col tentato putsch del 2010 da parte della polizia nazionale ecuadoriana contro il Presidente Rafael Correa, alleato di Morales della Bolivia. Correa fu preso in ostaggio presso l’ospedale della polizia di Quito per gran parte della giornata, per poi essere liberato dai militari ecuadoriani leali.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://www.strategic-culture.org/news/2019/11/20/the-rise-militant-religious-right-in-latin-america/
TRADUZIONE DI ALESSANDRO LATTANZIO PER http://aurorasito.altervista.org/
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