Una patologia sociale?
Confesso che quando alcuni amici mi hanno chiesto un commento strutturato sull'inchiesta di Bibbiano, ho dubitato di potercela fare. Perché se fosse confermata anche solo una frazione di ciò che i magistrati contestano agli operatori sociali, alle famiglie affidatarie e agli amministratori della Val d’Enza, ci troveremmo di fronte alla più pura epifania del male. Da quei fatti emergerebbe una volontà sadica e più che bestiale di traumatizzare a vita i più innocenti e di gettare le loro famiglie in uno strazio senza fine e senza scampo – perché imposto dalla legge – spezzando in un sol colpo i vincoli sociali e della carne. Per un genitore è insopportabile il pensiero di quei piccoli che si addormentano tra le lacrime, lontani da casa, indotti a odiare chi li ama, in certi casi maltrattati, affidati a squilibrati o molestati sessualmente (!), mentre padri e madri inviano lettere e regali che non saranno mai recapitati e pregano di uscire da un incubo che non osano denunciare per non perdere l’ultima speranza di riabbracciare i loro figli. Con buona pace del codice penale, i reati qui ipotizzati superano per gravità l’omicidio: perché fanno morire l’anima, non il corpo. Svuotano le persone e le lasciano vivere nel dolore.
I presunti abusi della Val d’Enza sono, appunto, presunti fino a sentenza. Ma il loro modus operandi e il ricorrere di alcuni protagonisti hanno fatto riemergere il ricordo di altri allontanamenti famigliari poi rivelatisi, anche in giudizio, gravemente ingiustificati, e dell'irreparabile scia di dolore che hanno inciso nelle comunità colpite. Il clamore delle cronache ha inoltre ridato forza alla denuncia di poche voci finora isolate, di un sistema che anche quando resta nel perimetro di una legalità formale conferisce agli operatori sociali un potere senza effettivi contrappesi in grado di strappare i figli alle famiglie per anni con le più arbitrarie delle motivazioni: dalla «inadeguatezza educativa» all'indigenza, dalla conflittualità tra i coniugi al disordine domestico, dalla «ipostimolazione» dei figli alla «immaturità» dei genitori. Queste fattispecie non sarebbero residuali ma prevalenti, come si apprende da un'indagine parlamentare conclusasi nel 2018:
Motivo di ingresso | Totale |
Vittime di abuso e maltrattamento | 1.399 |
Allontanati dal nucleo famigliare per problemi economici, incapacità educativa o problemi psico-fisici dei genitori | 7.632 |
Accolti insieme al genitore | 4.099 |
Stranieri non accompagnati | 3.672 |
Gestanti o madri minorenni col figlio a carico | 72 |
Coinvolti in procedure penali o in custodia alternativa | 465 |
Minori con altri motivi di ingresso | 2.617 |
Non indicato | 1 |
Minori ospiti nei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari per genere, cittadinanza e motivo di ingresso presenti al 31 dicembre 2014 (da Camera dei Deputati, Indagine conoscitiva sui minori “fuori famiglia” - Documento conclusivo, 17 gennaio 2018).
Da un lato appare perciò urgente mettere in mora ogni altra priorità per emendare questo sistema partendo dai gradi più alti dell’amministrazione dello Stato, perché sarebbe vano e penoso discettare in prima serata di rinascite politiche, economiche e culturali mentre si erodono le basi biologiche della comunità. Sarebbe – come di fatto è – la metafora più calzante dell’impotenza etica e civile dell’umanità a noi coeva, che mentre blatera di salvare il mondo non riesce a proteggere la vita dei suoi figli da una carta bollata. Dall'altro, è però utile riflettere sulle salvaguardie culturali che da anni presidiano questo sistema. Superando le circostanze della cronaca, il dibattito sui dintorni e i precedenti di Bibbiano ha suscitato in molti il sospetto di una civiltà che non fa argine all'orrore ma lo veste con le sue procedure e i suoi feticci. Indagando su questi ultimi ci si accorgerebbe che gli abusi qui accertati, denunciati o ipotizzati possono alludere a problemi più radicali.
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Secondo chi ha condotto le indagini, i responsabili dei servizi sociali della Val d’Enza avrebbero agito «in modo tale da sostenere aprioristicamente e in modo privo di qualsivoglia minimo equilibrio, le tesi o i sospetti… che i bambini avessero subito abusi sessuali» anche quando le presunte vittime negavano e imploravano di ritornare in famiglia. Avrebbero cioè anteposto all'indagine psicologica un'ideologia dell’abuso da «dimostrare» a tutti i costi.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: http://ilpedante.org/post/sineddoche-bibbiano
ARTICOLO VISTO ANCHE SU https://www.sinistrainrete.info/societa/15706-il-pedante-sineddoche-bibbiano.html
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