Di Pierluigi Fagan
Restiamo sulla notizia più recente, dopo l’incontro G7 di Biarrtiz, l’incontro annuale che il presidente francese ha col suo corpo diplomatico che si svolto l’altro ieri 27 agosto. Non è ancora pubblica la relazione 2019, ma è on line quella 2018. Per chi segue le questioni europee e la geopolitica, ma anche la politica nazionale, potrebbe esser istruttivo dargli almeno un scorsa per vedere che tipo di ampiezza di agenda venne svolta l’anno scorso.
Immaginare un Presidente del Consiglio italiano che affronta quei temi con quella prospettiva è inimmaginabile. Purtroppo, la differenza di peso tra Francia ed Italia è tutta lì. C’entra ovviamente la storia, la cultura, le tradizioni e molto altro ma è bene tenerne conto quando parliamo delle questioni europee o anti-europee poiché quella storia, quella cultura e quelle tradizioni pesano in entrambi i casi, sia che si voglia immaginare l’Italia in Europa, sia che la si voglia immaginare fuori. Il contesto delle relazioni internazionali e della geopolitica è quello ed anzi, viepiù si vorrebbe assumere autonomia o come molti dicono “sovranità ”, maggiore dovrebbe esser la sofisticatezza di visione, alleanze, bilanciamenti, contrappesi necessari per intraprendere strade più ambiziose, quindi più rischiose.
La sovranità è nulla senza la potenza e la potenza se non la si ha la si dovrebbe costruire altrimenti si rimane alla petizione di principio, al post su facebook o su twitter, alla chiacchiera amatoriale, all’articolino dell’economista di periferia, ai vagiti di pianto da impotenza perché il mondo è brutto, cattivo, neoliberista ed anche un po’ imperialista.
Il discorso fatto da Macron quest’anno, subito dopo il G7, ha indubbiamente elementi di grande rilevanza e la prima cosa da notare è il silenzio con cui è stato accolto da parte dei principali organi di stampa occidentali, inclusi quelli che hanno una attenzione speciale alle questioni internazionali.
Quanto ai contenuti principali, quello che a volte è riferito (ad esempio WP, forse anche NYT ma non vi ho accesso diretto) è un lancio Associated Press, praticamente copia-incollato. Sarà quindi il caso di riportarne direttamente i pezzi cruciali:
> In a sweeping diplomatic speech Tuesday, Macron said "we are living the end of Western hegemony" in the world, in part as a result of Western "errors" over past centuries.
Nel 2018 aveva parlato di declino del “presunto” ordine occidentale, quest’anno l’affermazione sembrerebbe più perentoria. Si tratta di un vero e proprio statement: “Stiamo vivendo la fine dell’egemonia occidentale.” “Fine” è peggio di declino, “egemonia” è peggio di ordine perché è concetto più ampio.
> France's president says it's time for Europe to redefine its relations with Russia to check its global ambitions and avoid being caught in the middle of a new Cold War. Emmanuel Macron didn't say whether he wants to lift EU sanctions imposed over Russia's annexation of Crimea from Ukraine, but said new sanctions "are not in our interest." He said it's time to "rethink our relations with Russia," without elaborating. In a broad diplomatic speech Tuesday, Macron warned that pushing Russia farther away is a "deep strategic error." He said Europe's "weaknesses and mistakes" have helped lead Russia to boost its alliance with China and revive its influence in Syria, Libya and around Africa.
AP non può esimersi dal commentare che Macron non ha parlato esplicitamente di revoca delle sanzioni e con ciò induce chi legge a pensare in un certo modo. Ma i modi della politica internazionale sono ovviamente molto più seri, cauti, trasversali e progressivi della sceneggiatura di un serial tv o dello schiamazzo politico nazionale quotidiano. In più a nome di chi Macron avrebbe potuto parlare di revoca delle sanzioni? Cosa avrebbe dovuto fare Macron, parlare in pubblico (il discorso era trasmesso in diretta da France24) di qualcosa che è ancora oggetto di complessa trattativa sia dentro la “special relation” con la Germania, sia nel più ampio e complesso contesto europeo e sempre poi dovendo tener conto dell’allineamento con gli Stati Uniti d’America a cui semmai spetta il compito di dare o non dare l’ordine al branco? Forse è l’intera cultura pubblica di relazioni internazionali, arrugginita da decenni di guerra fredda in cui non succedeva nulla di rilevante, a doversi rimettere in sesto.
Il mondo sta cambiando, forse un piccolo sforzo dovrebbe farlo anche la nostra immagine di mondo e chi ha la responsabilità di formarla.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: Pierluigi Fagan
ARTICOLO VISTO ANCHE SU https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=62479
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