Intervista di Ruggero Tantulli a Mohamed Konare
Di Ruggero Tantulli
https://incronaca.unibo.it
Parla Mohamed Konare, attivista «per l'indipendenza reale» del continente nero. «Sogno gli Stati Uniti d'Africa»
«L’Africa deve tornare agli africani». Ha le idee chiare Mohamed Konare, leader panafricanista che sogna di liberare il continente nero dalle influenze straniere. Originario della Costa d’Avorio, 53 anni, Konare vive a Firenze da 20 anni («Amo l’Italia, ma la mia cittadinanza è solo africana, perché un giorno voglio tornare a casa»). Nella sua vita tanti lavori, dalla ditta di un amico al settore turistico nel capoluogo toscano, compresa una parentesi all'Eni (nella raffineria di Stagno, nel Livornese). Da un po’ di tempo il suo primo obiettivo è sensibilizzare gli africani (ma non solo) sul sistema che consente all'Occidente di «depredare l’Africa, occupata militarmente, culturalmente e soprattutto economicamente». Non ha dubbi su quale Stato abbia maggiori responsabilità: la Francia, «che di fatto non ha mai interrotto la propria dominazione coloniale, riconoscendo l’indipendenza di facciata di molti Stati solo per placare le rivolte, e scrivendo di proprio pugno le Costituzioni attualmente in vigore in vari paesi». Il principale problema, per Konare, è il Franco Cfa, la moneta inventata nel 1945 da De Gaulle «sulle orme di quella adottata da Hitler in Francia durante l’occupazione nazista»: il Cfa, ex Franco delle colonie francesi, nome che oggi identifica la “zona franco” nell'Africa subsahariana, lega indissolubilmente 14 paesi, tra cui Camerun, Senegal e Costa d’Avorio, alla Francia, «che fino a poco tempo fa deteneva il 100% delle divise, ora il 50%». «Solo per la moneta, la Francia ricava 440 miliardi di euro all'anno. Con quella cifra in Africa si potrebbero fare tantissime cose, ma non possiamo beneficiare delle nostre risorse sul mercato internazionale».
Konare, come può avvenire questa liberazione?
«Gli africani devono prendere consapevolezza della situazione e sollevarsi contro gli Stati imperialisti. L’Africa deve tornare ciò che era prima della Conferenza di Berlino del 1884-1885, quando l’Occidente ha cominciato a spartirsela».
Sembra molto difficile come obiettivo.
«Lo è, ma se i popoli africani si uniscono possono riacquistare la propria autodeterminazione. Il dominio si realizza in primo luogo con la moneta, ma anche con la cultura: oggi gli africani non hanno più identità, i nomi stessi dei paesi sono occidentali. Anche con la lingua si controllano i popoli».
A chi si rivolge il movimento panafricanista?
«Innanzitutto all'Africa nera, poi se i paesi nordafricani vorranno unirsi saranno i benvenuti. Sogno gli Stati Uniti d’Africa. Oggi, grazie al Cfa, paesi confinanti non possono commerciare con l’estero e nemmeno tra di loro. Il valore stesso della valuta è zero, fuori dall'area in cui circola. Ecco perché, insieme a tanti fratelli, cerco di unire tutti i movimenti panafricanisti che realmente vogliono liberarsi. Ma la nostra lotta riguarda l’umanità intera».
Come agisce concretamente questo movimento?
«Abbiamo creato un gruppo di lavoro, siamo in contatto tutti i giorni con la gioventù africana. Tra poco terremo una conferenza via Skype con i giornalisti africani. Dobbiamo agire, non si può restare soggiogati e non posso accettare di vedere i miei fratelli morire per un’aspirina. In certe zone manca l’acqua potabile, una sigaretta è un lusso. C’è tanto lavoro da fare, ma la priorità è garantire cibo, acqua, istruzione e sanità per gli africani».
Lei accusa in particolare la Francia. Ma i problemi dell’Africa non dipendono solo dai francesi…
«La storia parla chiaro. Basta pensare che il capo dei servizi militari della Costa d’Avorio è francese o che nelle tre banche centrali africane la Francia ha diritto di voto, impedendo qualunque scelta autonoma degli africani, per capire come stanno le cose».
La Cina si sta espandendo sempre di più in Africa.
«I cinesi stanno cercando di penetrare con mezzi diversi, ne siamo consapevoli e ci stiamo preparando per affrontare anche questo. L’Italia, invece, è uno dei paesi che fanno meno male all'Africa, ha un ruolo marginale. Ma il problema è che al governo spesso ci sono fantocci piazzati dall'Occidente. Chiunque abbia cercato di liberare l’Africa è stato ammazzato dai francesi. Ventidue capi di Stati africani, da Thomas Sankara a Patrice Lumumba, senza contare gli attivisti morti in galera. Gheddafi è stata l’ultima vittima».
Perché?
«Stava per mettere 42 miliardi di dollari per creare un fondo monetario africano e uscire dal Fmi, è stato ucciso dalla Francia per questo. Stava creando una banca centrale e una banca di investimenti africane. In Libia c’è stata una manipolazione, non c’era nemmeno una rivolta. È tutto documentato, ma di queste cose non si parla».
Lei ha paura per la sua vita?
«No. Cerco di stare attento, ma quando ho scelto di attivarmi per la causa sapevo a cosa andavo incontro, infatti la mia vita è cambiata. Ricevo minacce, palesi e subliminali, e sono costretto a spostarmi in modo discreto, perché so che qualcuno non sopporta ciò che faccio. Se prendessi un aereo per l’Africa oggi, non oso immaginare che fine potrei fare».
Tanti giovani africani cercano di raggiungere l’Europa.
«È chiaro, ma non è questa la soluzione, se si vuole bene all'Africa. Anzi, l’emigrazione è proprio il progetto delle élite per evitare che gli africani si ribellino. Chi parte rischia la vita, il viaggio è un inferno. Per fare cosa poi? Lavori disumani».
Pensa che ci sia razzismo in Europa?
«Il razzismo c’è dappertutto, anche tra africani o tra italiani stessi. Ma è frutto di ignoranza, la realtà è che siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo lottare per la libertà dei popoli».
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://incronaca.unibo.it/archivio/2018/10/11/africani-liberatevi
ARTICOLO VISTO ANCHE SU https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=62449
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