Di Fulvio Scaglione
Partiamo da lontano, questa volta, per parlare di Medio Oriente. E cioè, dal Regno Unito. A Londra, in seno al Partito conservatore, è in pieno svolgimento la battaglia tra Boris Johnson, ex ministro degli Esteri, e Jeremy Hunt, suo successore e attuale ministro degli Esteri, per arrivare al ruolo di premier. I due sono tipi politici assai diversi ma, chiunque vinca, una cosa non cambierà : l’appoggio del Regno Unito alla guerra dell’Arabia Saudita nello Yemen.
Nel 2015 un altro ministro degli Esteri, Philip Hammond, predecessore di Boris Johnson, disse che il Regno Unito “avrebbe concretamente aiutato (l’Arabia Saudita, n.d.A.) in ogni modo possibile, tranne che partecipando ai combattimenti”. E così in effetti è stato. Con Hammond, con Johnson, con Hunt.
Nessuno dei tre ha mancato, in questi anni, di criticare altri Paesi, come la Russia o la Siria, per presunti o reali crimini di guerra o violazioni dei diritti umani. Nessuno dei tre, invece, ha speso una parola per distanziarsi dalle azioni saudite nello Yemen. I rapporti delle Nazioni Unite accusano i sauditi di bombardare i civili “in modo diffuso e sistematico”. Secondo Save the Children almeno 85 mila bambini yemeniti sono morti in questi anni a causa degli stenti provocati dal blocco navale, aereo e terrestre imposto dai sauditi. Nulla di tutto questo, però, ha impedito al Governo di Sua Maestà di appoggiare tali azioni. Un solo esempio: metà dell’aviazione militare saudita è di fabbricazione inglese, quegli aerei non potrebbero volare senza l’assistenza tecnica e i pezzi di ricambio forniti da Londra. E non potrebbero bombardare senza gli ordigni venduti dal Regno Unito.
Questa alleanza senza se e senza ma, a dispetto di qualunque atrocità , ha una ragione precisa: il denaro. Negli ultimi dieci anni il Regno Unito ha incassato 11 miliardi di sterline (quasi 12 miliardi e 200 milioni di euro) con la sola vendita di armi all’Arabia Saudita. Una boccata d’ossigeno per l’economia inglese, che nel 2018 ha registrato un deficit commerciale di 31 miliardi di euro. E le petromonarchie del Golfo Persico, nell’insieme, sono il mercato a Sud più redditizio per le esportazioni inglesi.
Fa impressione vedere i campioni inglesi del liberalismo e del liberismo andare a braccetto con i campioni arabi dell’assolutismo e del dirigismo statale, ma tant’è. E se qualcuno vuol vedere in tutto questo una metafora perfetta della nostra relazione perversa con il Medio Oriente, be’, è libero di farlo.
Fonte: http://www.fulvioscaglione.com/2019/07/18/regno-unito-e-arabia-saudita-il-legame-dei-soldi
VISTO ANCHE SU https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=62283
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