La donna che vuole riformare l'Islam

lug 17, 2019 0 comments

Intervista a Seyran Ateş di Edoardo Laudisi 

Le grandi riforme di solito iniziano con una ribellione contro delle grandi ingiustizie; Martin Lutero e le sue 95 tesi contro l'abuso delle indulgenze, Gandhi e la campagna di non cooperazione contro il Rowlatt Act degli inglesi, Rosa Parks e il suo rifiuto di lasciare il posto a sedere a un passeggero bianco. Su questo solco si muove anche l‘attivista dei diritti umani Seyran Ateş, con la fondazione della moschea liberale Ibn Rushd - Goethe, a Berlino. Un luogo dove donne e uomini pregano insieme, donne senza il velo predicano e chiamano alla preghiera e tutti, indipendentemente da religione, origine o genere sessuale, sono i benvenuti. Il prezzo, certe cose hanno sempre un prezzo, è una vita sotto scorta 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e le minacce continue non solo dei radicali, ma anche dei musulmani più conservatori per i quali Seyran Ateş e la sua moschea sono una spina nel fianco. Accadde lo stesso ai molti spiriti liberi e riformisti che nel corso dei secoli sono stati perseguitati e giustiziati come eretici dall'Inquisizione della Chiesa Cattolica. È incredibile come questa piccola donna, dotata di una grande anima e molto coraggio, con la sua piccola moschea liberale riesca a smascherare i potenti capi religiosi di Teheran, Il Cairo o Istanbul quali avidi tiranni dello spirito pronti alla violenza. Ed è ancora più sorprendente che in questo compito difficile non riceva neanche il minimo supporto della sinistra. Ci incontriamo nella moschea di Alt-Moabit, a 50 metri dalla chiesa evangelica, in un'oasi di silenzio dove il rumore del traffico berlinese suona come un ricordo fastidioso. 

Signora Ates, lei è una donna, un'avvocata, un'attivista per i diritti delle donne, ha fondato una moschea, ha l'idea di riformare una religione. Come si definirebbe oggi se si dovesse presentare? 

Allora in cima, come titolo, direi che sono un'attivista per i diritti umani. Un'attivista per i diritti umani credente, ed è così che inizia il preambolo dello statuto della nostra moschea, che è molto importante per me. Ho una spiritualità molto forte, credo in Dio ma credo anche che, in quanto umanità appartenente a questo mondo, possiamo vivere insieme, come pluralità di persone, ogni individuo con la sua individualità, solo sotto l'ombrello della dichiarazione universale dei diritti umani. Ed è per questo che mi piace vedermi lassù, come attivista dei diritti umani universali. Come combattente per questi diritti. 

La moschea che ha fondato si chiama Ibn Rushd - Goethe. Goethe lo conoscono tutti, ma chi era Ibn Ruschd e perché questi due nomi sono insieme? 

Averroè le dice qualcosa? 

Il filosofo? 

Proprio così. Questo è il suo nome in arabo. Ho unito i due nomi perché rappresentano esattamente quello che ho detto nell'introduzione. Guardano al mondo intero. Oriente e Occidente sono uno. Il mondo è rotondo. 

Alcuni sostengono che sia piatto 

Beh sì, ci sono ancora persone che credono che la terra sia piatta. Internet è pieno di cospirazionisti che raccontano le storie più assurde. Tornando a Ibn Rushd e Goethe, loro hanno un pensiero comune riguardo all'Islam. Entrambi infatti sono dell'idea che Oriente e Occidente siano le due facce della stessa medaglia. Ibn Rushd era un l'illuminista. Aveva un modo molto razionale e molto maturo di guardare alla religione e osservava l'uomo in modo razionale usando tecniche e metodi ereditati dalla logica di Aristotele. A un certo punto si è posto la domanda se ciò che una persona razionale è in grado di raggiungere grazie alla sua maturità e alla sua sete di conoscenza, non sia anche un dovere religioso. Quella di generare e sviluppare la conoscenza è solo un'aspirazione della filosofia e della scienza, o non si tratta forse addirittura di un dovere religioso? Nelle Scritture trovò ciò che la filosofia e la scienza gli avevano suggerito, grazie ai molti passaggi del Corano dove si dice ripetutamente: "Non possiedi quindi nessuna ragione? Non sei ragionevole?"; domande che volevano stimolare la ragione negli uomini. La sua conclusione fu che il diritto di occuparsi di scienza e fiolosofia era sancito proprio dalla religione, e di più, che esso fosse addirittura un dovere religioso. Goethe, d'altra parte, sul tema dell'Islam s'ispirò a Hāfez, il grande poeta persiano e tra le righe di molte sue opere appare chiaro come egli s'ispirasse a poeti e pensatori musulmani del suo tempo. Per questi motivi questi due grandi intellettuali possono essere considerati alla stregua di ponti tra i due mondi. 

La sua moschea liberale ha suscitato molte polemiche. Cosa c'è di così speciale in essa e perché l'ha fondata? 

Ci sono diverse ragioni. Innanzitutto nelle moschee tradizionali mi sentivo discriminata perché, come donna e solo in quanto tale, venivo relegata in una saletta adiacente e non ero ammessa nella stanza principale. Quindi un'esperienza di discriminazione basata sul mio genere sessuale. Desidero che nella moschea ci siano uguali diritti per tutti e non accetto di non poter chiamare alla preghiera o predicare perché sono una donna. Nella religione voglio l'uguaglianza perché siamo tutti esserei umani. 

Ma la religione non ha determinate regole e ruoli da rispettare a cui i credenti devono attenersi?

Il patriarcato ha determinati ruoli. Non la religione. 

Ma esiste una relazione stretta tra i due. 

Allora, le religioni sono certamente strutturate in modo patriarcale, ma la storia delle origini dell'Islam contraddice questa struttura, tanto che perfino i salafiti si lamentano che l'Islam abbia portato i diritti delle donne. Strano vero? 

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-donna-che-vuole-riformare-lislam/

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