«Wafercraft», come funziona la mini-astronave che viaggia quasi alla velocità della luce

mag 14, 2019 0 comments

Di Juanne Pili

Saranno i laser a spingere le nostre navi spaziali a velocità «relativistiche», ovvero vicine a quella della luce. I ricercatori dell'Università della California sono all'opera già da un mese con un prototipo di piccole dimensioni dotato di apparecchiature miniaturizzate per la raccolta dei dati. 




Il modellino sperimentale è stato battezzato Wafercraft e non è più grande del palmo di una mano.
Magari prima di avere astronavi più grandi con equipaggio a bordo dovremo aspettare ancora, potrebbero volerci decenni o secoli, a seconda del Sistema solare che vogliamo raggiungere.



Come funziona la Wafercraft

Non si tratta di una mera esercitazione didattica. Questa ricerca si avvale dei finanziamenti della Nasa e di diverse fondazioni private. All'Agenzia spaziale c’è anche chi non ha rinunciato all’idea di poter curvare lo spazio-tempo per viaggiare proprio come nei film di Star Trek. Il prototipo è parte integrante di un programma dedicato allo sviluppo di veicoli spaziali in miniatura, da destinare prima a viaggi interplanetari e poi a quelli interstellari.
Per raggiungere il Sistema solare più vicino al nostro - Alpha Centauri - sarà necessario che prototipi come la Wafercraft vengano spinti con l'energia che la stessa luce può fornire: si chiama «propulsione energetica diretta», questo termine dal retrogusto fantascientifico indica l’utilizzo di un insieme piuttosto ampio di laser, al fine di generare una spinta. 
Il motore non viaggerà affatto, i laser saranno infatti irradiati da Terra. In questo modo, applicando alla navicella una apposita vela, il motore potrà accelerare fino a raggiungere una velocità pari al 20% di quella della luce, permettendo a una eventuale sonda di raggiungere Alpha Centauri nel giro di 20 anni.



Il primo viaggio con un pallone

Oggi dobbiamo accontentarci di veder volare la piccola astronave con l’aiuto di un apposito pallone aerostatico, come hanno fatto i ricercatori californiani per verificare l’efficienza delle apparecchiature miniaturizzate. Il primo esperimento è avvenuto in Pennsylvania il 12 aprile scorso, dove la Wafercraft ha raggiunto una quota di 32 chilometri, registrando ottimi dati.  
Uno degli aspetti più interessanti di questa esperienza è stato proprio il collaudo di apparecchiature che prima dovevano occupare uno spazio notevole. Una ricerca nella ricerca, insomma, grazie alla microelettronica infatti sarà possibile ridurre notevolmente volume e peso delle future missioni spaziali. Si tratta di innovazioni che serviranno anche per i primi astronauti che metteranno piede su Marte. O forse saranno delle astronaute?


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